Trinità con la Madonna, San Nicola da Tolentino, una Santa e Santi
dipinto
1523 - 1523
Soggetti sacri. Personaggi: Dio Padre; Madonna; Cristo; San Nicola da Tolentino; San Mariano. Attributi: (Dio Padre) libro. Attributi: (Cristo) ferita al costato. Attributi: (San Nicola da Tolentino) gigli; croce astile. Attributi: (San Mariano) dalmatica; palma del martirio; libro. Figure maschili: santi. Simboli: (Spirito Santo) colomba. Paesaggi: paesaggio collinare. Abbigliamento religioso
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
-
ATTRIBUZIONI
Jacopo Di Giovanni Detto Jacone (/ 1553)
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola raffigura la Ss. Trinità, la Vergine e quattro figure di santi, in uno sfondo di paese. In alto al centro, Dio Padre con veste verde e manto rosso, tiene un libro aperto. Al centro della pala in basso, sono inginocchiati la Vergine e il Cristo, tra due coppie di Santi. Il Cristo con manto rosa è a torso nudo e indica la ferita sul costato. La Madonna, con veste rosa e manto blu, mostra il seno scoperto. Da sinistra sono raffigurati in piedi S. Nicola da Tolentino, con gli attributi del giglio e del sole sulla croce astile; una santa con velo bianco, forse S. Margherita da Cortona; un santo apostolo con libro, forse uno degli evangelisti; infine un santo diacono con dalmatica, libro e palma del martirio, identificabile con S. Mariano. Sul fondo è raffigurato un paesaggio collinare al tramonto, dal cielo azzurro cupo con nubi rosate. Nel 1520 'Niccholaio di Piero di More' fece testamento e lasciò la sua casa alla chiesa di S. Lucia de' Magnoli, perchè vi fosse edificata una cappella dedicata alla Trinità (Arch. Parr.); concorsero alla fondazione anche il fratello e la moglie di Niccolò, Mariano e Dianora. Sappiamo inoltre che sulla predella della tavola, oggi perduta, vi era un'iscrizione con la data 1523, riportata dal Rosselli. Nel 1868 la pala, che era pericolante, fu rimossa dall'altare dei Mori e trasferita in sagrestia (Arch. Parr.). Vasari, contemporaneo di Jacone, ricorda per primo la pala, affermando che il pittore 'in S. Lucia della via de' Bardi fece in una tavola Dio Padre, Cristo e la Nostra Donna con altre figure di Santi'. L'attività di questo artista è purtroppo poco documentata dalle sue opere, sia perchè molte sono andate perdute, sia perchè a quanto racconta il Vasari 'Jacone adunque non fece molte opere, come quegli che se n'andava in ragionamenti e baie'. Il Procacci ha ricostruito in un saggio critico l'intera vicenda biografico-artistica di Jacone, soffermandosi a lungo sulla tavola di S. Lucia, che oltre ad essere una delle rarissime opere dell'artista giunte sino a noi, è anche l'unica datata. Il Procacci che ha potuto fissare la data di nascita del pittore al 6 febbraio 1495, ha così confermato quanto già sostenuto da Vasari, cioè che si tratta di un'opera giovanile. Del resto ciò risulta evidente anche dall'analisi stilistica, che rivela immediatamente gli stringenti rapporti della tavola con le opere di Andrea del Sarto, che fu maestro ed amico di Jacone, per la plasticità delle figure e soprattutto per la sicurezza del disegno.Altrettanto evidente è la dipendenza dalle opere di Fra Bartolomeo, che si rivela nel tono di patetismo contenuto che anima la composizione, creato dall'intrecciarsi degli sguardi, e dei gesti e dalla quieta luce crepuscolare. A parte i rapporti con i suoi grandi contemporanei, Jacone si distingue per proprie caratteristiche artistiche , quali gli occhi bui dei personaggi, quasi orbite vuote, ed il modo di rendere i panneggi con pieghettature fitte e spezzate. Ma la sua caratteristica principale che lo distingueva dai contemporanei, consiste nell'originalità delle sue iconografie. Il Vasari lo definì un pittore molto bizzarro e fantastico nella positura delle sue figure, stravolgendole e cercando di farle variate. Questa affermazione nel corso dei secoli ha avuto una valenza negativa, dando luogo a quel pregiudizio estetico che probabilmente è all'origine della scarsa fortuna critica di questo pittore. Nel XVIII secolo, un Richa scandalizzato affermava a proposito della nostra pala che'qui non possono piacere ne l'invenzione, ne la disposizione delle figure', e che 'il Padreterno non ha punto di maestà, quasi invisibile è lo Spirito Santo, ed il più grave fallo è la figura di Gesù Cristo tra vari Santi effigiati ritti in piedi ed egli solo genuflesso'. In realtà non si tratta di bizzarrie iconografiche suscitate da una volontà di stupire, ma di un elemento espressivo insito nello stile pittorico di Jacone, di cui la nostra tavola costituisce una testimonianza fondamentale. Una prima richiesta di sostituzione del quadro per il III altare era stata già fatta dal parroco e trasmessa dalla Prefettura alle Reali Gallerie nel marzo 1863 (AGF). Nel restauro del 1941, presso l'Opificio delle Pietre Dure, il dipinto ha subito un intervento di pulitura. Nel più recente restauro tra il 1980 e il 1984, presso il Laboratorio di restauro della Fortezza da Basso, la tavola ha subito un intervento di pulitura, reintegrazione del supporto ligneo e restauro pittorico a selezione cromatica in acquerello. L'opera è stata riconsegnata alla chiesa con verbale del 12/05/1987
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900227351
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0