presepio, 1750 - 1793

Soggetti sacri. Soggetti profani. Figure maschili. Figure femminili

  • OGGETTO presepio
  • MATERIA E TECNICA CERA
    LEGNO
    METALLO
    PELLE
    Terracotta
  • ATTRIBUZIONI Sanmartino Giuseppe (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le principali fonti d'archivio (FRA' SISTO DA PISTOIA, Memorie intermedie …, 1906 - 1940, c. 104 v. ; FRA' GIACINTO DA PISTOIA, Memorie del Convento dei Cappuccini …, 1950 - 1956, I, c. 2r. ) ricordano come il presepe fu donato al Convento di Montughi dall'ultima Granduchessa di Toscana, Maria Antonietta di Borbone, sposa di Leopoldo II. Dagli stessi documenti sappiamo che la casa granducale nel 1859, quando era in procinto di lasciare per sempre la Toscana, donò diversi oggetti al Convento francescano cappuccino, quindi è legittimo pensare che il presepe sia giunto a Montughi in occasione di tale lascito. Fra' Sisto sostiene che il presepe sarebbe arrivato alla corte fiorentina con la stessa Maria Antonietta; riscontrando nelle statuette i caratteri tipici della scuola napoletana, ne attesta la paternità al famoso caposcuola Giuseppe Sanmartino. Per quanto i personaggi non risultino visibilmente siglati da questo artista, dal punto di vista stilistico tale attribuzione è accettabile in base a confronti con personaggi sicuramente eseguiti da tale autore. Le ventuno statuine, che oggi si possono vedere, sono solo una parte dell'antico presepe che doveva comprendere un notevole numero di soggetti, protagonisti di episodi diversi all'interno dell'insieme: Fra' Giacinto stesso sottolinea come alcuni personaggi, già alla metà del nostro secolo, erano stati rubati (un esempio clamoroso è il Gesù Bambino, che è stato sostituito con una moderna figurina). Si rimpiange anche la scomparsa di tutti gli elementi scenografici ed ornamentali: oggi. E probabilmente dall'ultima sistemazione della chiesa avvenuta nel 1956, il presepe si trova nella cappella di San Felice da Catalice in un'apposita nicchia, chiusa da cristallo, ambientato in un semplice paesaggio di roccia e muschio dominato dalla grotta a destra, costruita con sassi erosi. Dalle figurine che rimangono si può intuire che fu un'opera di alto livello qualitativo, meritevole di essere inclusa nel gruppo dei presepi "cortesi" napoletani, così definiti in quanto esperienza mondana e sostanzialmente laica dell'aristocrazia e ricca borghesia settecentesca, per distinguerli dai vecchi presepi di chiesa legati alle celebrazioni liturgiche, caratterizzati da una composizione semplice e da un'attenzione particolare riservata alla scena sacra. Al contrario nel presepe "cortese" prevale l'interesse sia per una complicata scenografia, sia per le scene di genere, come l'osteria, il mercato, il mondo artigiano, poste allo stesso livello della Natività. A ciò si accompagna l'interesse per una perfetta mimesi della realtà, sia nelle espressioni che nei particolari, anche minimi. A questo proposito l'opera del Sanmartino è veramente innovatrice: egli si avvale della sua perizia tecnica per fissare le espressioni degli individui, i moti dell'animo, arrivando ad un realismo impressionante e creando in alcune teste dei veri e propri ritratti. D'altra parte non trascura l'aspetto esteriore, la configurazione sociale del personaggio: il vestiario è molto accurato, prezioso o povero che sia. Anche nelle statuette di Montughi si nota una certa ricercatezza nell'abbigliamento: ci sono stoffe anche preziose come velluti, rasi e pizzi, le figure femminili hanno tutte un grembiule sopra la gonna e spesso uno scialle, mentre tutti gli uomini indossano un panciotto. Ogni figura è vestita diversamente dalle altre, fatto che determina una grande fantasia di colori e motivi. La plastica vigorosa, peculiarità del maestro napoletano, sottolinea l'espressività dei volti e dei gesti fino ad accostarli alla maschera grottesca, come vediamo nel "Pastore" (alleg. n° 20), nello "Zampognaro" (alleg. n° 15), nella "Contadina con cesto" (alleg. n° 13). Tuttavia nel presepe di Montughi è visibile nell'insieme una forma più pacata ed equilibrata, priva di quel tono caricaturale e satirico che è inconfondibile nell'opera del Sanmartino, che per un certo lasso di tempo influenzò tutti gli aspetti della cultura plastica, determinando, nell'ambito delle figure presepiali, uno stuolo d'imitatori (cfr. G. BORRELLI, Il presepe napoletano, Roma - Napoli, 1970, Civiltà del '700 a Napoli 1734 - 1799, Catalogo della Mostra, Napoli, 1979, vol. II, pp. 292 - 299). Forse il presepe portato da Maria Antonietta è frutto di Giuseppe Sanmartino e della sua bottega, costituita da abili collaboratori, quali Somma, Gori, Di Franco, Viva
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900192102-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1987
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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