San Giacomo il Minore/ San Filippo Apostolo
dipinto,
ca 1906 - ca 1906
Viligiardi Arturo (attribuito)
1869/ 1936
Dipinto raffigurante due figure di santi in piedi inserite in un' edicola su un fondo blu
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 200 cm
Larghezza: 290 cm
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ATTRIBUZIONI
Viligiardi Arturo (attribuito): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel febbraio 1435/36 Eugenio IV, che da quasi due anni aveva eletto Firenze a sede papale, comunicò la sua intenzione di trasferirsi a Bologna finalmente sottomessa alla sua autorità: i fiorentini, vedendosi approssimare il definitivo completamento della cupola brunelleschiana, chiesero al Pontefice di trattenersi per la consacrazione della loro Cattedrale, indi fissata alla data assai prossima del 25 marzo. Il poco tempo a disposizione per l’addobbo solenne costrinse gli Operari a dare incarico a diversi pittori che, contemporaneamente, affrescassero i dodici Apostoli nelle tribune absidali, con presenze iconograficamente consuete e necessarie, e con una delibera del 17 febbraio 1435/36 il lavoro fu affidato a Bicci di Lorenzo, Giovanni di Marco, Lippi d’Andrea e Rossello di Jacopo (vd. La questione risposta da Ugo Procacci, Lettera a Roberto Salvini…., cit. in bibliografia). Nel 1439 e nel ’40 Bicci di Lorenzo ricevette altri pagamenti per “sua dipintura degli apostoli e altri santi per lui dipinti nelle cappelle delle tribune per titolo di dette cappelle….” (G.Poggi, Il Duomo di Firenze, Berlino 1909, pp.217-218): la doppia commissione di soggetti simili a distanza di pochi anni ha creato dei notevoli interrogativi sull’andamento dei lavori affrontati da Ugo Procacci (op. cit.) che, richiamando le fonti antiche, sembra definitivamente chiarire la questione riferendo al secondo intervento di Bicci la creazione degli Apostoli nella navata centrale ed il restauro con pochi ritocchi ai Santi delle cappelle absidali, decorate alla data più antica dai quattro artistici. Nel febbraio del 1588/89 gli affreschi della tribuna centrale di San Zanobi furono coperti ed in parte distrutti, perché vi si addossarono i quattro Evangelisti marmorei (il San Giovanni di Donatello, il San Luca di Nanni di Banco, il San Marco di Niccolò di Piero Lamberti ed il San Matteo di Bernardo Ciuffagni), tolti due anni prima dalla facciata abbattuta (G.Poggi, op. cit. p.XXXVIII e L.Becherucci-G.Brunetti, Il Museo dell’Opera del Duomo a Firenze, vol.I, Milano, pp.261-65). Nel 1904, quando queste quattro sculture furono tolte dalla tribuna di San Zanobi per essere poste nelle navate, si ritrovarono dietro di esse alcuni frammenti molto rovinati degli affreschi e la Deputazione degli Operari decise allora di farli restaurare o, secondo gli usi del tempo, reintegrare. Alla richiesta dell’Opera, “la Commissione centrale per i monumenti e le opere di antichità e di Arte, disponeva che i medesimi fossero lasciati intatti e senza veruna aggiunta. Allo scopo di rendere pago il desiderio dell’Autorità Ecclesiastica, veniva approvato che dei dipinti in parola fosse fatta a tempera su tela, copia dei medesimi, completandoli nella parte architettonica sulla scorta di pitture sincrone. Di poi tali tele vennero appese alle pareti delle citate cappelle, in modo che all’occorrenza possano i frammenti in parola essere visitati” (Archivio dell’Opera di Santa Maria del Fiore, Deliberazioni 1903-1904, XI, 1.4., Adì 3 luglio 1906, p.43). L’incarico di eseguire le copie fu dato al Professor Arturo Viligiardi che già aveva aveva fornito i cartoni per l’esecuzione di tre storie della genesi nel Battistero di San Giovanni, andati rovinati nel 1819 (vd.A.Paolucci, Il laboratorio del restauro a Firenze, Torino 1986, pp.16-17). Arturo Viligiardi, nato a Siena nel 1869, aveva studiato nel locale Istituto di belle Arti sotto la guida di Giorgio Bandini, Alessandro Franchi e Giuseppe Partini. Attivo a lungo a Roma come aiuto di Cesare Maccari che lo aveva conosciuto ed apprezzato nel 1888 all’esame finale del triennio scolastico (Archivio dell’Istituto d’Arte di Siena, anno 1888, ins.6), il Viligiardi aveva sempre dimostrato un’ammirevole capacità grafica ed un’attenta sensibilità nei confronti della tradizione: se nei suoi lavori degli anni Novanta egli mostra di conoscere le tendenze preraffaellite e simboliste della Roma dannunziana, la sua educazione senese puristica lo spinge ad una continua severa meditazione sul passato, per coglierne il legame visivo e sentimentale con il momento contemporaneo. Proprio all’inizio del decennio egli fu particolarmente vicino al Partini: fra il 1883 ed il ’94 l’architetto condusse la grande campagna di restauri in San Francesco a Siena, in cui presentò un ibrido complesso di parti antiche gotiche ed interventi architettonici moderni, reintegrando quelle strutture ipoteticamente distrutte per ricostruire l’atmosfera di un’età formale e perduta. Il Partini si allontanava così “dal Neogotico filologico e decorativo di Pietro Selvatico e Nicola Matas e dal Neocinquecentismo burocratico di tanta Roma dell’Unità”(G.Morolli, Il purismo architettonico di Giuseppe Partini, in AA.VV., Giuseppe Partini, Architetto del purismo senese, Milano 1981, p.17), per privilegiare l’accuratezza artigiana e ricreare in maniera sentimentale ed evocativa il clima della bottega rinascimentale, in cui non esistevano distinzioni fra le varie
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione persona giuridica senza scopo di lucro
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900191822
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 1987
- ISCRIZIONI sul gradino - SAS IACOBUS MIN. APOSTOLUS - SAS PHILIPPUS APOSTOLUS - Viligiardi Arturo - corsivo - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0