antifonario di Maestro dell'Antifonario di San Giovanni Fuorcivitas (attribuito) (metà, inizio sec. XIV, sec. XV)

antifonario, 1340-1360

Scrittura gotica in inchiostro bruno su colonna unica di nove linee di testo; sistema di 9 tetragrammi rubricati con notazioni quadrate in nero. Numerazione in cifre romane sul margine esterno di ciascun foglio recto (cc. 1-117). Le restanti carte sono prive di numerazione, precisamente: 1-4 (cc. 1-40) quinterni, 5 (cc. 41-42) duerno privo delle ultime due carte; 6-14 (cc. 43-114) quaterni, 15 (cc. 115-116) bifolio, 16-19 (c. 117-148) quaterni. Cc. 1-116r. Proprio dei santi dalla Festa di Sant'Andrea a quella di Santa Felicita, cc. 117-148 Comune dei santi. Alla c.42 è stata aggiunta la liturgia mutila dell'antifona serale dell'Annunciazione, la quale continua e si completa alla c. 116. Il codice contiene 48 iniziali filigranate, 14 iniziali decorate. La decorazione richiama quella del corale segnato 488/100 (scheda 0900188520) di cui questo si pone, liturgicamente, in continuazione

  • OGGETTO antifonario
  • MATERIA E TECNICA pergamena/ inchiostro/ pittura a tempera/ doratura
  • ATTRIBUZIONI Maestro Dell'antifonario Di San Giovanni Fuorcivitas (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Pistoia (PT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il corale è da considerarsi in continuità con quello alla scheda n. 09/00188520, commissionati nello stesso periodo ricoprono l'insieme di un anno liturgico intero. Tenuto conto dell'unità dei due codici la segnatura 488/100 è stata posta solo nel primo volume di essi. In questi due codici appare ben distinta l'opera del decoratore da quella del miniatore, ovvero tra le iniziale istoriate e le filigranate. Nei primi tredici fascicoli del primo tomo troviamo solo lettere istoriate e filigranate, mentre negli altri solo decorate che continuano nel secondo volume nei primi cinque fascicoli, mentre i restanti quattordici presentano una unica istoriata e filigrane che richiamano stilisticamente i primi tredici. Questo convalida l'ipotesi di una commissione delle lettere decorate a una maestranza diversa da quella che eseguì le istoriate, ipotesi avvalorate soprattutto dalle differenze stilistiche, Le ventisei decorate, di stile unitario, richiamano certe esperienze umbre degli inizi del Trecento che a loro volta hanno come unica matrice l'ambiente artistico duegentesco senese. Le lettere del nostro codice si presentano, tuttavia opera più matura che si esplica nelle foglie più ridondanti e nel nastro che avvolge l'asta delle lettere. Le iniziali istoriate, ricche ciascuna di fini notazioni di carattere fantastico e popolare, emergono per la loro particolare iconografia che unisce temi sacri a spunti divertenti lungo il fregio che orna tali lettere. Lo stile, in un primo momento ricondotto entro l'ambito della pittura pistoiese di secondo Trecento (Anna Elisa Benedetti, 1982 compilatrice scheda storica), è stato più precisamente delineato da Ada Labriola (1995) riconducendolo all'attività di un anonimo miniatore di cui questo corale costituisce proprio il "name-piece" ovvero Maestro dell'Antifonario di San Giovanni Fuorcivitas. La stessa mano si ritrova anche in un altro corale per il santuario mariano dell'Impruneta, realizzato nello stesso giro d'anni (circostanza avvalorata dalla stretta coincidenza tipologica dell'ornamentazione dei fregi vegetali nei due manoscritti). Nell'opera del miniatore si colgono i riflessi di una conoscenza diretta da parte del miniatore degli affreschi di Buffalmacco nel Camposanto di Pisa, dove il pittore è documentato nel 1336. Il corale pistoiese, oggi conservato nell'Archivio Capitolare del duomo, era probabilmente destinato sin dall'inizio ad arricchire il corredo liturgico della chiesa di San Giovanni Fuorcivitas, ricordata come collegiata dal 1272 al 1509. Nell'iniziale istoriata a c. 85v l'artista "accentua la componente espressiva del suo stile, evidentemente sviluppando a pieno un gusto per l'animazione narrativa della scena, in analogia con quanto andava elaborando Buffalmacco sulle pareti del Camposanto pisano: si confronti ad esempio il ritmo ascensionale delle teste culminante nel gesto contratto del sacerdote nella "Scena sacrificale" con l'affresco buffalmacchesco dell'Incredulità di San Tommaso" (Labriola, 1995). Il maestro, secondo Ada Labriola, sembra testimoniare un vivace scambio di rapporti da Firenze a Pisa: formatosi forse nell'ambito di Pacino di Bonaguida, come testimonia la stretta collaborazione intessuta con il maestro fiorentino in un antifonario miniato (codice VII) nella Basilica dell'Impruneta, sembra cogliere i riflessi di pittori più arcaici ed "espressivi" come Lippo di Benivieni, successivamente arricchiti, secondo caratteri di "espressività fisionomica e gestuale, ricerca di ritmi frastagliati" da esempi di Buffalmacco o di miniatori pisani sensibili agli stessi modelli come il cd. Maestro dei Cartigli, autore dei corali A,B,D,E del Museo Nazionale di San Matteo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900188519-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 1982
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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