corona - bottega fiorentina (sec. XVII)

corona 1608 - 1608

La corona è costituita da una spessa lastra di rame dorato a fuoco che sostiene una lamina d'oro filigranato e smaltato su cui posano, in castoni d'oro, numerose pietre preziose e semipreziose, estremamente varie per tipo, colore e dimensioni. Il documento pubblicato dal Bacci (1878), indica il numero e il tipo delle pietre 7 zaffiri, 2 grisoliti, 6 amatiste, 4 giacinti, 4 acque marine, 2 granati grandi, 4 granati piccoli, 2 topazi piccoli, un topazio grande, 54 smeraldi, turchini e girasoli. In alto 86 pietre, senza contare i cristalli di rocca, armati in oro, delle due stelle ad 8 punte che fiancheggiano il giglio centrale

  • OGGETTO corona
  • MATERIA E TECNICA oro/ filigrana/ smaltatura
    topazio
    acquamarina
    ametista
    granato
    rame/ doratura
    smeraldo
    zaffiro
  • AMBITO CULTURALE Bottega Fiorentina
  • LOCALIZZAZIONE Monsummano Terme (PT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Per questa corona preziosa (vd. catalogo mostra Medicea 1980) si riporta quanto è scritto sul catalogo: "Lo splendido gioiello in pietre preziose e smalti colorati a forma di corona granducale con puntali e gliglio fiorentino, venne donata alla Madonna di Monsummano dal Granduca Cosimo II, nel giugno del 1609, pochi mesi dopo la morte del padre, Ferdinando I, seguendo il desiderio del defunto di fare un "boto" per la sua guarigione. Il documento che registra la partenza del monile dalla Guardaroba di Palazzo, per ordine di Cosimo II, il 2 giugno 1609, ne riporta la complessa fattura e il numero delle pietre e i loro nomi: Una corona d'oro riportata sopra rame legatovi in castoni d'oro 3 topazi e uno grande, a 8 faccette e due altri minori, 6 granati a 8 facce e acque marine, 5 Grisopazzu, 7 zaffiri, 6 ametiste, due grisolodi tramezzati con due fregi nel mezzo della cornice di smeraldi, girasoli e turchine, castoni di filo d'oro smaltati di più colori e sopra un giglio in mezzo a due mezzi gigli, di filo d'oro smaltati legatovi in castoni dieci delle suddette pietr e tramezzate con due stelle d'oro, con 17 pietre di Berilli per ciascuna con sua catenuzza di rame dorata e da rovescio scrittovi il nome della F(elice) M(emoria) del Granduca Ferdinando che si è voto di farli questo regalo al Precettore della lingua greca del Sig.re Francesco e Don Carlo Donatoli q.o di 4 giugno... (doc. I). Questo precettore, citato nel documento da identificare nel Dottor Corsiero, non è chiaro se doveva essere il destinatario della corona o colui che l'aveva regalata al Granduca. E' conservata nella stessa filza anche la ricevuta degli Uffiziali dell'Opera del Santuario, alla consegna della corona, l'8 giugno 1609: "Noi Michele di Tommaso Mariotti et da Pietro di Matteo Magrini feciamo ricevuta come Opera della Sa.ma Mad.a del conto suo stesso mano dal Ser.mo Gra.Ducha di Toscana una corona con Gioie et messa sopra testa di detta Sa.ma Ma.a quale è per boto del ser. mo Gra. Ducha Ferdinado buona memoria, rechò Ms. Cosimo Latini per inventario", e si annota: "La Guardaroba Gen.le la metta a Uscita e Donativi.." datato 19 giugno 1609 (doc. 2). Quale è per boto del Ser.mo Gran Ducha Ferdinando, così si ripete nelle registrazioni dei documenti che ne indicano anche la stima presunta: 3166 scudi. Il Paolucci (1976, pp. 23-27) ha ricevuto per primo l'importanza di questo monile nel panorama orafo fiorentino dei primissimi anni del secolo, (dominato dalle personalità di Odoardo Vallet, Ionas falok, Accursio Baldi, Orazio Vanni e da altri orafi meno noti ma altrettanto validi) sia per l'originalità del disegno che per la fattura finissima nell'esecuzione degli smalti bianchi, azzurri, verdi e violacei, alcuni alcuni traslucidi altri in pasta opaca punteggiata di minuscole stelle e gigli d'oro e per la sottigliezza della filigrana, oltre alla perizia delle innumerevoli saldature e persino per la raffinata dislocazione degli innesti meccanici che consentono di smontare la corona in tutte le sue parti. Inoltre riveste un'importanza storica particolare perchè essa è una derivazione libera ma inconfutabile del modello della perduta corona granducale (corona veramente degna e di gran valuta e bellissima), il preziosissimo monile realizzato da Giacomo Bilivert fra il 1577 e il 1583, visibile ad esempio nel tratto di Cristina di Lorena, dipinto da Scipione Pulzone (1590) (Firenze, Museo Mediceo) e che portava nell'interno della fascia, l'iscrizione in smalto nero, esprimente la memoria del tempo. Nel fastigio si presenta però variata rispetto a quela della corona granducale, costituita da una serie di punte ricurve disposte a ventaglio e risolto invece mediante l'invenzione delle due grandi stelle di cristallo di rocca entro un castone d'oro che attorniano il giglio fiorentino (per l'iconografia della perduta corona granducale cfr. Fock, 1970). Da ricordare, per la corona che fu rubata nel 1970 e fortunatamente ritrovata dopo breve tempo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900187899
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • ISCRIZIONI sul retro della corona - FERD. MED. MAG. DUX. ETR. III. EX VOTO/ AD S.M. DE MONTE XEM. AN. DOM. M.D.C.VIII - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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