corona pensile,
Caglieri Francesco (notizie 1723-1754)
notizie 1723-1754
Ciascuna corona è costituita da una fascia circolare con bordo liscio definita da due cornici bombate che delimitano lo spazio in cui sono applicati i castoni circolari con pietre multicolori (rosse, verdi, blu, bianche, gialle). Dalla fascia nascono sei cespi maggiori fitomorfi, alternati a sei minori. Dai sei maggiori si ergono altrettante volute d'acanto, con castoni e pietre circolari sul dorso, che si uniscono in un bocciolo su cui è fissato un globo con croce tornita
- OGGETTO corona pensile
-
MATERIA E TECNICA
pietre artificiali
argento/ laminazione/ sbalzo/ cesellatura
-
ATTRIBUZIONI
Caglieri Francesco (notizie 1723-1754)
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE II 14 ottobre 1753 "fu presentato in dono a questa Nostra Venerabile Compagnia di Santa Maria della Misericordia due corone imperiali d'argento e ingemmate con pietre di più colori e incassate dentro a quarantotto cassoni simili d'argento, di bontà del marco nostro di Firenze e di peso d'once 29, denari 5, compresi li detti 48 castoni", per essere poste sul capo della Vergine e del Bambino Gesù di Benedetto da Maiano (cfr. Gentilini, 1981, pp. 174-182) allora sull'altar maggiore della Compagnia. Nell'appuntare il ricordo venne fatto anche lo schizzo delle due corone, schizzo corrispondente alle nostre, e, su un foglio aggiunto in un secondo tempo, fu specificato che "il Benefattore che donò queste due corone fu l'istesso Sig. Sen. Camillo Copponi", mentre l'indice delle eredità (A.M., s.s.) affermava che il donatore era stato un certo Francesco Landi Le corone furono collocate sulle due venerate teste e lì furono descitte negli inventari a partire dal 1756. Furono risparmiate dalla vendita o alienazione durante il Governo francese (1799; A.M. B 137, S.N.C.) e rimasero al loro posto almeno fino agli inizi del nostro secolo. Rimosse caddero nella completa noncuranza e sfuggirono ad ogni catalogazione. Furono ritrovate e collegate al gruppo marmoreo dal Gentilini (1981, p. 180). Ricordate con precisione dal Landini (1779) e dal Vannucci (1902) furono confusamente citate dal Torricelli (1940) che le dava per disperse. Quanto all'argentiere che dovette eseguirle "F.C." potrebbe essere identificato con Francesco Caglieri o con il suo congiunto Filippo che, fra i molti F.C, presenti nelle rubriche degli orafi della Compagnia di S. Eligio, sono quelli che meglio si inquadrano in quegli anni e gli unici "argentieri". Francesco Caglieri è ricordato con continuità dall'aprile del 1726 fino al marzo 1754, data della sua morte (A.S.F., Compagnie soppresse 742, rubrica n. 16) mentre Filippo dal dicembre 1748 al 1773 ( idem, rubrica n. 17). Propenderemo per il primo argentiere sia perchè é probabile che si rivolgessero all'orafo più anziano per una commissione importante, sia perché gli arredi sacri siglati con lo stesso punzone sicuramente della stessa fattura mostrano caratteri più consoni ad un educazione più antica. E' il caso del calice in San Michele a Pontorme (cfr. A.C.S.F., M. Bernabò, 1978, n. 54) o anche del finale del pastorale della cattedrale di San Romolo a Fiesole. Nel primo caso i caratteristici riccioli a "C" contrapposte sono quantomai vicini a quelli che ornano le nostre corone
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900186958
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
- DATA DI COMPILAZIONE 1985
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0