autoritratto di Rembrandt
dipinto,
ca 1630 - ca 1634
Van Rijn Rembrandt Harmenszoon (1606/ 1669)
1606/ 1669
Ritratti: autoritratto di Rembrandt. Abbigliamento: veste rosso scuro; mantello di velluto rosso scuro; berretto nero; goletta d'acciaio
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 62.5 cm
Larghezza: 54 cm
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ATTRIBUZIONI
Van Rijn Rembrandt Harmenszoon (1606/ 1669)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria degli Uffizi
- LOCALIZZAZIONE Palazzo degli Uffizi
- INDIRIZZO piazzale degli Uffizi, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Collezione dell'Elettore Palatino del Reno? (Mariette). Collezione Gerini (ante 1724?). Acquistato presso i Gerini dal granduca Ferdinando III di Lorena per la Galleria di Palazzo Pitti nel 1818 per 500 zecchini (Ewald 1976). Passato da Pitti agli Uffizi nel 1922 (è probabile che risalga a questo momento il cambio della cornice da neoclassica a intagliata barocca nella quale la tavola si trova attualmente). La provenienza del dipinto dalle collezioni elettorali di Dusseldorf è affermata dal Mariette (1759), ma, a nostra conoscenza, non è provata documentariamente. Naturalmente i rapporti con Firenze dell'Elettore Palatino del Reno, Johann W. von der Pfalz, che aveva sposato in seconde nozze la figlia del granduca di Toscana Cosimo III, Anna Maria Luisa, erano molto stretti e nulla impedisce di pensare che egli avesse inviato il quadro ai Gerini in qualche occasione. Sembra quasi certo, comunque, di poter identificare quest'opera con quella che fu esposta, con provenienza Gerini, alla mostra della SS. Annunziata nel 1724 (Borroni Salvadori 1974), anche se la descrizione è approssimativa e non tale da poter servire di sicura identificazione. Tuttavia, dato che non sembra che i Gerini possedessero altre opere del pittore, sembra logico dedurre che si tratti della stessa opera. Il quadro è sempre stato considerato autentico da quanti se ne sono occupati, fino ai dubbi espressi nel 1958 e 1959 (Bredius Gerson) da H. Gerson, che lo riteneva difficilmente giudicabile nello stato presente. Lo stesso studioso afferma che il mantello sarebbe stato ridipinto forse nel XVIII secolo, ma ciò non pare ravvisabile sia a un controllo ravvicinato della superficie pittorica, sia dal risultato radiografico. Accertabili sono invece diversi pentimenti: nel contorno del cappello, che era stato dipinto parecchio più grande e il cui impiccolimento è visibile sia a occhio nudo, sia in radiografia; nel contorno del mantello, che montava più alto sulla spalla come dimostra la zona chiara in prossimità del ciuffo di capelli in basso a destra e che presenta soluzioni diverse nel profilo sottostante; nelle ciocche di capelli, soprattutto a sinistra, che appaiono più ridotte nello stato attuale. Nello sfondo a destra, inoltre, al disopra della spalla, compare una curiosa forma allungata (forse il terminale di spalliera di un seggiolone?), visibile anche a luce radente, che il pittore ha poi ricoperto con la tinta neutra del fondo. Tuttavia, sia per la presenza di queste prove indirette di un'elaborazione nel corso della stesura pittorica, sia per la tecnica che l'opera presenta, ci sembra, e nonostante che il dipinto abbia necessità di un intervento di manutenzione, che i dubbi avanzati dal Gerson sull'autenticità dell'opera non siano giustificati. Essa presenta infatti identità di fattura e di tecnica pittorica che riscontriamo negli autoritratti più giovanili, come ad esempio quello della Alte Pinakothek di Monaco (Bredius 2). Nei due quadri analogo è l'impasto del fondo e di taluni dettagli (lumeggiature sugli abiti), così come l'andamento della pennellata che segue il profilo delle forme; anche nei capelli, e sia pure in modo ridotto nell'esemplare di Firenze, troviamo lo stesso uso di rendere singoli capelli lumeggiandoli a biacca (si vedano soprattutto nelle ciocche a sinistra). A nostro avviso, invece, sembra che certe sciatterie o inesattezze formali potrebbero spiegarsi con una datazione più precoce di quelle solitamente assegnate all'opera (1634). Infatti il volto qui rappresentato dal pittore non appare quello di un uomo di 28 anni, ma parecchio più giovane. Il confronto generalmente avanzato ed accertato con gli autoritratti di Parigi (Bredius 19) e Berlino (Bredius 21) non ci appaiono convincenti, soprattutto dal punto di vista fisionomico. Riteniamo pertanto che la data di questo autoritratto vada ritardata di qualche anno, poiché non ci sembra che qui l'artista dimostri più di 24 anni circa, e anche perché le affinità tecniche con opere del periodo più giovanile ci sembrano rimarchevoli (si cfr. in particolare i nn. Bredius 6, 7, 10, 13 e 16). La radiografia del dipinto (parziale riproduzione in Gilardoni-Ascani Orsini-Taccani 1977) ha rivelato che l'opera è costruita già col tipico, potente senso formale del pittore. Ne esistono numerose copie ed incisioni. Un pastello è nelle collezioni della Villa del Poggio Imperiale (Anonimo / Domenico Tempesti? foto GFS 112838, 347996); un altro, di Francesca Celeste Fanfani, datato 1736, appartiene alle collezioni degli Uffizi (Inv. 1890, n .7449 s; comunicazione di S. Meloni Trkulija). Fotografie di copie ad olio esistono al RKD dell'Aja (Basilea, coll. priv., cm. 66 x 52; Parigi, coll. L. W. Abels, 1933, cm. 60 x 50; Londra, coll. Moore, senza misure, probabilmente del XIX secolo; Norxood, coll. F. Clarke). Incisioni: P. A. Pazzi / L. Lorenzi 1759; G. F. Schmidt 1771, rovesciata (scritta: "Le Tableau Original est à Florence dans la collection Gerini) etc
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900186869
- NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 3890
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
- ENTE SCHEDATORE Le Gallerie degli Uffizi
- DATA DI COMPILAZIONE 1985
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2001
2006
2015
2024
- ISCRIZIONI a tergo su cartellino - n. 8207 - a penna -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0