Storie della Passione di Cristo. articoli del credo

dipinto, 1410 - 1415

La scena è tripartita restituendo tre momenti della Passione di Cristo: la flagellazione, la crocifissione e Cristo al sepolcro. Anche in questo caso, come nelle altre tavolette del ciclo, sono evidenti alcune vistose lesioni. A sinistra è evidente una certa ricerca prospettica con le pareti illuminate a destra dalla luce e il pavimento, insieme alle altre pareti, in ombra. Nella scena della flagellazione l'artista rende l'anatomia della figura con uno scorcio deciso. Si tratta, in questo caso, di una composizione simmetrica ed armonica, cromaticamente equilibrata, con una rispondenza dei colori, come il rosso delle calze del carnefice che torna nel manto rosso di Pilato; o il blu scuro dell'abito di Pilato che, nella profondità dei toni, richiamo l'incarnato del carnefice, che torna a sua volta nel perizoma del Cristo. Notevoli l'espressività malinconica di Gesù, la resa del costato e il classicismo con cui è trattato il trono. La resa tridimensionale e di scorcio torna anche nella collina del terzo settore della scena

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Taddeo Di Bartolo (1362 Ca./ 1422)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Nicola Di Naldo
    Benedetto Di Bindo
  • LOCALIZZAZIONE Siena (SI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Carli annovera l'opera, insieme alle altre 8 tavolette del ciclo, comecustodita nel Museo dell'Opera del Duomo di Siena (1946, p. 62). Tuttavia lo studioso attribuisce le tavolette a Nicola di Naldo, nativo di Norcia e seguace di Taddeo di Bartolo, riportando il fatto che erano state precedentemente attribuite a Taddeo di Bartolo e «dal Brandi riferite al gruppo dei pittori operanti nella sagrestia del Duomo, con datazione tra il 1410 ed il 1415, queste tavolette appartennero effettivamente ad un armadio della sagrestia (forse a quello che conteneva i libri) e risultano compite nel 1412 informa infatti la Cronaca del Bisdomini che il 10 maggio di quell'anno l'Operaio Caterino di Corsino provvedeva a munirle di una "tenda di taffettà di grana". Si tratta quindi della prima figurazione del Credo dell'arte senese, perché le famose tarsie di Domenico di Niccolò per il coro della cappella del Palazzo Pubblico furono iniziate nel 1415» (Carli 1946). Inoltre, un inventario del 1482 specifica che si trovassero «sopra al banco dove si parano i preti» (Carli, 1989).L'attribuzione a Nicola di Naldo deriverebbe, per il Carli, dall'affinità stilistica con le Allegorie affrescate nella cappella di destra della sagrestia del Duomo (cappella dei liri, o libreria), pagate all'artista nel 1410. Secondo il Carli, poi, altri pannelli, a completamento della serie, si trovavano all'epoca nella collezione Schloss Rohoncz, provenienti dall'ex collezione Saulmann di Firenze. Tale attribuzione si ripete nel 1976, mentre nel 1989 lo studioso rinnova l'attribuzione a Taddeo di Bartolo, così come aveva fatto la Symeonides nel 1965. A Taddeo di Bartolo avevano attribuito le tavolette in esame anche l'Edgell (1932), il Berenson (1932), il Thieme-Becker (1938), il Toesca (1951). Il Brandi, invece, le attribuiva nel 1949 a Benedetto di Bindo, seguito dal Boskovits (per bibliografia completa vd. Symeonides, 1965, pp. 257-258)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900185973
  • NUMERO D'INVENTARIO OA/3502-6
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Siena e Grosseto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2004
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI in basso su una striscia rossa - CRUCIFIXUS ETIAM PRO NOBIS SUB PONTIO PILATO PASSUS ESEPULTUS EST - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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