Cristo crocifisso

stauroteca,

La base è circolare, lungo l'orlo corre una scritta. Una cornice dentellata e una modanata sorreggono lo stelo che presenta, prima del nodo, le facce coperte da motivi geometrici cesellati. Il nodo è esagonale, schiacciato alle estremità e modanato. La croce vera e propria è costituita da un supporto ligneo interno a cui sono fissate sottili lastre d'argento ornate ai bordi da archetti e perlinature. Un motivo quadrilobo con fiore interno (in parte lo smalto è conservato) orna i bracci della croce, i cui capicroce trilobi contengono placchette in cui sono rappresentate a smalto varie figure. Il Cristo crocifisso è ottenuto a sbalzo e rifinito a cesello. La figura è composta di più pezzi lavorati separatamente. Sul retro dei bracci orizzontali sono raffigurati: la Vergine, San Giovanni Evangelista, in alto il Cristo benedicente sotto il quale sta la teca cruciforme con intorno una iscrizione. In basso è rappresentato l'Evangelista Matteo, dietro in alto San Giovanni, San Marco e San Luca sui lati, San Cerbone in basso

  • OGGETTO stauroteca
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura/ doratura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Pisano
  • LOCALIZZAZIONE Massa Marittima (GR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dellla croce si è recentemente occupata la Dolcini (1981), osservando che la tecnica, quella con punzone a sbalzo, con la quale sono stati ottenuti archetti e perlinature rappresenterebbe una degenerazione del metodo più raffinato della perlinatura saldata. Secondo la stessa studiosa, la lavorazione delle lamine non raggiunge la raffinatezza di opere senesi coeve. In questa croce gli incarnati sono risparmiati e risultano in argento, sul quale forse, in antico, era stata posta una doratura. Negli smalti traslucidi non era conosciuta la tecnica per ottenere il colore incarnato sostituito spesso con la variante più chiara del viola, come nel Corporale di Orvieto di Ugolino di Vieri senese o in altre opere a lui vicine; i volti d'argento sono tipici di altre manifatture toscane (altare di S. Jacopo a Pistoia) e degli inizi della tecnica traslucida. Ciò confermerebbe, secondo il giudizio della Dolcini, una origine pisana. La base non sembra pertinente alla croce, perchè da un punto di vista statico appare poco stabile; inoltre il piede rotondo è atipico per la metà del secolo XIV, senza però poterne fornire una precisa collocazione cronologica. La Calderoni Massetti, in una comunicazione orale alla Dolcini, giunge alla identificazione delle tre personalità che porterebbero l'ante quem della esecuzione al 1349, data in cui Gaddo e Meo risultano morti e alla conferma della attribuzione pisana della croce. La stessa studiosa attribuisce il crocifisso della croce massetana ad Andrea Pisano. Tale attribuzione è accolta dal Carli (1976), che spiega la diversità con altre opere dell'autore, attribuendola alla differenza di materiale e di tecnica o ipotizzando la paternità di un seguace di Andrea Pisano. Il problema per ora è destinato a rimanere insoluto
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900151568
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Siena e Grosseto
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI sulla base - HOC MEUS ET GADDUS CEUS ANDREASQUE MAGISTRI: PISIS FECERUNT ARGENTI AURIQUE MINISTRI - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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