GIUSTIZIA
sovrapporta,
1700 - 1724
Baratta Giovanni (1670/ 1747)
1670/ 1747
Un basamento dal profilo perimetrale modanato e rilevato, chiuso ai due lati da volute a terminazione fogliata e tralci floreali ed includente al centro una testa di putto incorniciata da un paio d'ali, fa da sostegno al medaglione. Esso riproduce una figura incoronata, dall'abito lungo decorato lungo il bordo del collo e tra i seni, che regge con la sinistra una bilancia e con la destra una spada la cui lama è volta verso l'alto. La donna siede su un cumolo di nuvole, poggiando sulle nubi sottostanti i piedi calzati in sandali di foggia classica, mentre un sole raggiato si staglia alle sue spalle e una colomba vola sul suo capo
- OGGETTO sovrapporta
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ATTRIBUZIONI
Baratta Giovanni (1670/ 1747)
- LOCALIZZAZIONE Livorno (LI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'indiscutibile qualità del medaglione, nonchè la ripresa di certe soluzioni decorative, come i festoni di fiori correnti lungo le volute laterali del basamento di appoggio, o ancora la tipologia del cherubino ivi inserito, assimilabile a quella dei putti alati che popolano il fastigio dell'altar maggiore, opera certa di Giovanni Baratta, inducono a condividere l'opinione della storiografia artistica, unanime nel ritenere di Baratta tale opera. L'ipotesi attributiva è rafforzata inoltre dalla sua collocazione nella cappella della Madonna del Buon Rimedio, in prossimità dell'altare commissionato da quel Francesco Terriesi che già aveva affidato allo scultore carrarese i lavori dell'altar maggiore e che, è dunque lecito pensarlo, volle servirsi dell'artista per la realizzazione sia dell'altare laterale che dei rilievi ad esso prossimi. L'apprezzamento espresso dalla critica per questa come per le altre allegorie delle virtù, pure considerate dello scultore carrarese, è sempre stato implicitamente ridimensionato ora da una certa incomprensione per gli orientamenti estetici e stilistici cui tali opere mostrano d'ispirarsi, ora dal confronto con altri saggi barattiani: così soltanto "....fatta ragione dei tempi..." (P. VIGO, 1908, p. 56; P. VIGO, s.d., p. 64) Pietro Vigo elogia questo e gli altri medaglioni, mentre il Lankheit ne sottolinea il pregio per riconoscere all'autore la sapienza del lavoro a rilievo e screditarne invece, tramite confronto, il gruppo dell'angelo coi due schiavi sito nella medesima chiesa (K. LANKHEIT, 1962, p. 174). Il paragone tra i diversi medaglioni ha evidenziato "..L'espressione varia dei volti, atti ad esprimere in qualche maniera l'effetto morale e quasi il significato di quelle virtù..."(P. VIGO, 1908, p. 56; P. VIGO, s.d., p. 64), ed una simile comparazione permette di rilevare l'esistenza di un'evidente analogia tra la rappresentazione della Giustizia e quelle della Prudenza, della Fortezza e della Temperanza: destinate infatti a dare forma a sentimenti di rigore e correttezza aventi una portata universale perché non esclusivi della pratica religiosa e invece indispensabile a qualsiasi modello etico, le figure che esemplificano tali virtù morali "...sono classiche nel senso che tendono a una serena e composta idealizzazione.."(M. BARBANO, 1970, p. 61; M. BARBANO, s.d., p. 65). Si noti inoltre come il legame contenutistico esistente tra le personificazioni delle quattro virtù cardianli motiva anche sul piano dei concetti espressi le affinità formali. Nell'anbito di un'indagine iconografica e stilistica specificamente relativa al medaglione della giustizia, è da osservare che la scelta di un abbigliamento antichizzante e la resa armonica del viso attestano l'adesione dello scultore e quella voga classicista qui declinata secondo un'accezione squisitamente barocca: caratteristico a riguardo è il torcersi dell'abito in un complesso gioco di pieghe tanto dinamico quanto irreale, mentre la compresenza di bilancia, spada e colomba serve a suggerire l'idea di sotanziale unione tra l'aspetto laico e quello sacro della giustizia, con una soluzione che è un omaggio chiaro a quell'idea di convivenza armonica tra l'umano e il divino che certa cultura e relative manifestazioni artistiche del tempo avevano ereditato, a pieno assimilandole, dall'età umanistica. Nel corso del secondo conflitto mondiale l'opera fu spostata dalla sua ubicazione originaria a fini cautelativi e trasportata a calci nel periodo compreso tra il 28 maggio 1943 e il 26 febbraio 1944 (Chiesa di S. Ferdinando, 1943, 1944,s.d., A.S.B.A.A.A. Pisa)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900149917
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1986
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0