Cristo crocifisso
crocifisso,
Jean De Boulogne Detto Giambologna (bottega)
1529/ 1608
Il crocifisso in legno di ebano presenta i motivi decorativi degli altri della stessa serie: i terminali con volute e palmetta centrale la raggiera, il cartiglio, il teschio. La tipologia del Cristo in bronzo dorato, a tutto tondo, è poi del tutto identico a quello della scheda nr., col capo reclinato a sinistra, e il panneggio col nodo a sinistra ripreso davanti, secondo l'immagine del "Cristo morto"
- OGGETTO crocifisso
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MATERIA E TECNICA
bronzo/ doratura
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ATTRIBUZIONI
Jean De Boulogne Detto Giambologna (bottega): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Proveniente come gli altri sette crocifissi da tavolo dall'arredo che decorava gli altari della chiesa. La serie presenta, secondo una consuetudine diffusa (per es. San Pietro a Roma), le due diverse immagini del "Cristo vivo"e del "Cristo morto" nonostante che più recente e fortunata fosse, dalla seconda metà del Cinquecento, l'iconografia del primo tipo, simboleggiante, secondo gli orientamenti della Chiesa post-tridentina, il Cristo triumphans. Il modello, qui del "Cristo morto", deriva da un prototipo del 1616 di Pietro Tacca che si trova all'Escorial nella Sacrestia della Santa Forma: lo stesso scultore ne aveva eseguito altre redazioni con alcune varianti nel perizoma (vedi per es. il Crocifisso di Mantova in Santa Barbara e il Crocifisso di Washington nella National Gallery; cfr.P. Torriti, Pietro Tacca di Carrara, Genova 1975, figg. 60, 61), che corrispondono a questo e ad un altro esemplare della serie di San Gaetano (cfr. scheda n. 256). Perfettamente identico appare poi ad un crocifisso in coll. Del Mazza attribuito al Tacca dal Torriti (op. cit., p. 85, figg. 65-66) che, presentando inoltre anche gli stessi motivi decorativi sui terminali della croce, apparteneva probabilmente alla stessa serie. Non è improbabile che la rielaborazione del modello del Tacca sia dovuta anche in questo caso a Antonio Susini che, specialista di questo soggetto, eseguì nel 1622 dieci crocifissi, cinque "vivi" e cinque "morti" (cfr. H. Utz, Giambologna e Pietro Tacca: ritrovato il Crocifisso d'argento con l'immagine del "Cristo vivo", in "Paragone", 1971, 251, p. 73); è difficile tuttavia escludere la possibilità che da quelle "forme" di Antonio, morto nel 1624, il nipote Giovan Francesco che subentrò nella bottega del Giambologna non abbia tratto nuovi bronzi richiesti con frequenza da famiglie private e da oratori religiosi. Si ricorda poi che a due riprese quest'ultimo lavorò per i padri teatini: nel 1634 e nel 1648 quando eseguì il Crocifisso grande nel coro e il paliotto di San Giuliano (cfr. schede nn. 249-358)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900132098
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
- DATA DI COMPILAZIONE 1979
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI cartiglio in alto - INRI - a incisione -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0