Madonna con Bambino e San Giovannino con Dio padre benedicente e la colomba dello Spirito Santo

dipinto, post 1450 - ante 1499

Dipinto a tempera su tavola centinata a fondo blu, raffigurante la Madonna col Bambino e san Giovannino e, in alto, Dio Padre con la Colomba dello Spirito Santo. La cornice originale è a tabernacolo, in legno dorato con fascia interna nera e intagli di rosette e semipalmette ai lati, palmetta completa sulla centina

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Pseudo Pier Francesco Fiorentino (attribuito): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dopo le citazioni simili degli inventari SOLENNE (1888) e FERRI (1889) che l’attribuiscono alla scuola fiorentina del “Risorgimento” (Rinascimento), il dipinto è ricordato tra i pochi “quattrocentisti toscani” degni di nota per Umberto FOSSI (1898): “vi è anche un tabernacolo con una Sacra Famiglia, cha ha tutte le caratteristiche di fra Diamante, l’aiuto e l’amico di fra Filippo Lippi”. Alla scuola del Lippi, ma senza fare il nome di fra Diamante, lo mantiene SUPINO (1898), mentre la CRUTTWELL (1908) preferisce tornare più globalmente alla “scuola fiorentina del XV secolo”; di nuovo a fra Diamante, ma con un punto interrogativo, si pensa nelle schede dattiloscritte della collezione Carrand (anonimo, ma tratto da note di SUPINO riviste da Filippo ROSSI quando, nel primo dopoguerra, era direttore del Bargello; com.or. del caposervizio del museo, Moscadelli). Bernard BERENSON (1900 e 1909) dà il nostro tabernacolo a Pier Francesco fiorentino, attivo nell’ultimo trentennio del Quattrocento, che dopo un probabile apprendistato presso l’Angelico o Benozzo Gozzoli accoglie nelle sue opere caratteri di Neri di Bicci; eclettico imitatore di Alessio Baldovinetti, di Filippo Lippe del Cesellino, degli ultimi due è anche instancabile copista. Questa ipotesi è seguita da Raymond VAN MARLE (1927), che dapprima contesta l’attribuzione di ROSSI a fra Diamante inserendo poi il dipinto Carrand in una lista di opere dello stesso “stampo” iconografico, ma con aggiunta di altre figure (in particolare una del museo parigino Jacquemart André, fig.296 pag.444 del vol.XIII, dove però compaiono anche due angeli sulla destra, manca la colomba e la scena si svolge al di là di un davanzale su cui posano una melagrana aperta ed un uccellino). Successivamente BERENSON (1932, 1936 e 1963) sposta la sua attribuzione allo Pseudo Pier Francesco fiorentino, accettata da Filippo ROSSI (1938); il dipinto è poi esposto alla grande mostra per il centenario della donazione Carrand, ma nella sala degli avori, non in quella del podestà dove si trovava all’epoca delle vecchie guide. Più che Pier Francesco, come giustamente aveva riflettuto BERENSON, il tabernacolo del Bargello rivela quell’ignota personalità a cui fu dato il nome convenzionale di Pseudo Pier Francesco fiorentino: per BERENSON si tratta di un solo artista “di rimarchevole capacità, specialmente come pittore di fiori: usò copiare ed aggruppare figure di fra Filippo, Pesellino e loro seguaci. È poco credibile che, lasciato alle sue sole risorse, potesse disegnare e dipingere le rozze opere dovute al vero Pier Francesco fiorentino” (1936, pag.386); talvolta si è pensato che quel nome raggruppi opere di pittori diversi, accomunate dal soggetto (quasi sempre Madonna col Bambino, con l’aggiunta di angeli o Santi o con varianti di ambientazione) e dai caratteri ispirati a Filippo Lippi, al Pesellino ed a Jacopo del Sellaio: lo Pseudo Pier Francesco fiorentino è un curioso fenomeno artistico di dipinti quasi prodotti “in serie” per soddisfare una committenza soprattutto privata e molto numerosa, partendo da pochi prototipi di base riprodotti all’infinito ed arricchiti da figure di contorno. Il gruppo della Madonna col Bambino del tabernacolo Carrand è stato usato dall’artista in altre sue opere, quasi senza variazioni, tra cui possiamo ricordare la Madonna col Bambino, San Giovannino, l’Eterno con la colomba dello Spirito Santo e Santi, molto affollata di figure, pubblicata da BERENSON (1963) senza ubicazione (“homeless”) e la Madonna del roseto citata dallo stesso studioso nella collezione Sedgwick dell’Università di California a Santa Barbara; quest’ultima è forse la stessa opera esposta alla XV Biennale internazionale dell’antiquariato, svoltasi a Parigi dal 21 settembre al 7 ottobre 1990, dove è stata presentata dalla gallery Sarty con l’attribuzione ad un pittore fiorentino del 1480 circa (pubbl. – rovesciata? – nella rivista “AD.Architectural Digest”, n.113, ottobre 1990, pag. 48): i gruppi sono identici tranne qualche piccola variante – disegno delle aureole, cerchietto sulla fronte della Vergine che non ha velo, forma del fermaglio sul suo manto - mentre il fondo del dipinto egualmente centinato è occupato da rosai bianchi e rossi; anche i colori sono gli stessi. Il San Giovannino invece, di fattura più lippesca, ma identico nella posa e nella tipologia, appare in un’altra Madonna dello Pseudo Pier Francesco, recuperata nel 1953 in base all’accordo di Bonn e basata su un prototipo di Filippo Lippi (cfr.L’opera ritrovata. Omaggio a Rodolfo Siviero, cat. della mostra, Firenze 1984, scheda n.23 e tav.pag.83): nella tavola del Bargello la composizione è disposta più ariosamente nello spazio, ma vi sono molte affinità pur nell’ispirazione ad un altro artista. [continua nelle Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130772
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 2028
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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