San Michele Arcangelo e Santa Caterina d'Alessandria

dipinto, post 1390 - ante 1410

Dipinto a tempera su tavola a fondo oro leggermente convessa, raffigurante i SS. Michele arcangelo e Caterina d'Alessandria. La cornice in legno dorato è di epoca posteriore alla tavola

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Lorenzo Di Niccolò (attribuito): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola, un po’ sciupata agli angoli, ma nel complesso in discreto stato di conservazione, è leggermente bombata: per la sua forma rettangolare non è certo che facesse parte di un polittico; avrebbe potuto anche essere il rivestimento di uno sportello, ma ogni notizia in proposito manca e per adesso non sono noti dipinti che facevano sicuramente parte dello stesso gruppo. Dopo le prime citazioni degli inventari SOLENNE (1888) e FERRI (1889), che lo attribuiscono genericamente al “Risorgimento” (Rinascimento), il dipinto è considerato opera di Taddeo Gaddi da Umberto ROSSI (1890), per il quale è uno dei pochissimi quadri trecenteschi della collezione Carrand degni di nota a “due altri con scene della Passione di Taddeo di Bartolo”; SUPINO (1898) lo dà invece a “Giovanni Gaddi, sec.XIV”, seguito dalla CRUTTWELL (1908) e dagli autori delle schede dattiloscritte della collezione Carrand (anonime, ma tratte da SUPINO e riviste da Filippo ROSSI nel primo dopoguerra come direttore del Bargello; com.or.del caposervizio del museo, Moscadelli), dove si dice che la tavola, “un po’ curva”, “porta a torto un cartellino col nome di Taddeo”. Il primo a riconoscervi l’ambiente del Gerini è Richard OFFNER (1921), che pensa ad un pittore molto vicino a Niccolò di Pietro, ipotesi ribadita nei suoi studi successivi (1927) e nell’ampia rassegna della pittura fiorentina (volume del 1981), mentre BERENSON (1932, 1936 e 1963) dà il nostro dipinto a Lorenzo di Niccolò Gerini, seguito da Filippo ROSSI nella seconda edizione della guida del Bargello (1938; nella prima, del 1932, i dipinti Carrand sono divisi solo per le scuole). La MARCUCCI (1965) dedica al dipinto un’ampia scheda: ritenendolo uno sportello già incorniciato sul tipo di quelli con Santi del reliquario di santa Fina al museo di San Gimignano, attribuiti proprio a Lorenzo di Niccolò, accosta il nostro dipinto a due pannelli dello stesso artista oggi al museo di Berna (pubblicato in Fruhe Italienische Tafelmalerei, Stuttgart 1950, pag.43, nn.54-55 e tav.26) e propone di considerarli tutti sportelli di uno stesso armadio; tuttavia dà il dipinto del Bargello non a Lorenzo di Niccolò, ma più genericamente “all’ambiente dei Gerini”, ad un pittore influenzato da Lorenzo di cui “ricorda i modi” e dal gotico tardo-trecentesco fiorentino, ma che movendo dallo stile di Nardo di Cione giunge ad un linguaggio allo stesso tempo provinciale e vagamente “cavalleresco”; lo stesso autore, secondo la MARCUCCI, del Santo delle Ehrich Galleries di New York che BERENSON aveva dato ad un pittore vicino a Lorenzo (Quadri senza casa. Quattrocento fiorentino, in “Dedalo”, XII, 1932, pag.24). Proprio il carattere della nostra tavola, a metà tra il periferico ed il cortese, suggerisce alla MARCUCCI una datazione “forse già oltre il 1400”. BOSKOVITS, (1968), vi vede invece la mano di Mariotto di Nardo, che l’avrebbe eseguito verso il 1385-1390, attribuzione ribadita successivamente (1975) con l’ipotesi che si tratti di un “frammento probabilmente allo sportello di sinistra di un trittico”. Assai studiato per la sua buona qualità ed il fascino che senza dubbio sprigiona, il dipinto ha partecipato alla grande mostra per il centenario della collezione Carrand (1989) tenuta al museo del Bargello, ed a tutt’oggi la questione del suo autore è aperta: gli evidenti richiami a Taddeo Gaddi si riflettono soprattutto nei panneggi – vedi per esempio la Maestà della Prepositura di Castelfiorentino, che Taddeo dipinse nel 1315-1320 – e nel volto del Santo Michele Carrand, i cui lunghi occhi sul volto triangolare, la bocca piccola ed il modo di dipingere il naso ricordano quelli del secondo Apostolo del Gaddi nel Polittico Stefaneschi, di una serie di cinque eseguiti su modelli di Giotto negli stessi anni (Roma, Pinacoteca Vaticana); questi caratteri gaddiani hanno certamente influito sull’attribuzione a Taddeo di Umberto ROSSI, tuttavia il nostro dipinto rivela in misura maggiore lo stile di Lorenzo di Niccolò Gerini, sensibile al linearismo tardo-gotico molto evidente nelle slanciate e flessuose figure di Santi: Lorenzo, allievo del padre Niccolò di Pietro Gerini (doc.dal 1368 e morto a Firenze nel 1415), si forma artisticamente con lui anche collaborando alla decorazione di palazzo Datini a Prato ed ad opere come il trittico della Galleria fiorentina dell’Accademia (1404), nelle quali risente dei moduli orcagneschi cari a Niccolò, ma non gli sono estranei motivi tratti da Spinello Aretino e da Lorenzo Monaco. Le figure allungate e sottili sono una sua caratteristica (v.in particolar modo quelle del Santo Bartolo in trono con storie della sua vita, datato 1401, museo di San Gimignano): quelle del Bargello, in cui anche il colore è ornamento, si avvicinano al dipinto già citato dalla MARCUCCI nello stesso museo di San Gimignano, I Santi Gregorio e Fina con storie della loro vita di Lorenzo Gerini; [continua nelle Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130763
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 2012
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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