Madonna con Bambino in trono, angeli e quattro santi
dipinto,
1424 - ca 1425
Beato Angelico (1395-1400/ 1455)
1395-1400/ 1455
Lorenzo Di Credi (1460 Ca./ 1537)
1460 ca./ 1537
Dipinto in cornice architettonica intagliata e dorata, con pilastri e predella dipinti
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Beato Angelico (1395-1400/ 1455)
Lorenzo Di Credi (1460 Ca./ 1537)
- LOCALIZZAZIONE Fiesole (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nata come trittico, con pannelli ogivali dipinti su fondo oro, pilastri, predella e cuspidi decorate, e destinata all'altar maggiore dell'antica chiesa di San Domenico, la tavola doveva consistere, nella sua forma originaria, in tre scomparti cuspidati, il centrale dei quali includeva il gruppo con la Vergine e gli angeli, i laterali le due coppie di Santi, spartiti gli uni con gli altri da un peduccio formante due archetti acuti. Già il Vasari, menzionandola nella II edizione delle "Vite" (1568), allude all'alterazione della pittura originale: "Dipinse similmente in San Domenico di Fiesole la tavola dell'altar maggiore, la quale forse pareva che si guastasse, è stata ritoccata da altri maestri e peggiorata. Ma la predella ed il Ciborio meglio mantenuti". In un passo della Cronaca del Convento, trascritto per la prima volta dal Marchese (1854) e poi corretto e ripubblicato dal Giglioli (1933), troviamo notizia che il restauro della pittura, o meglio l'ampliamento e la modifica strutturale del polittico originario, avvenne intorno al 1501, ad opera di Lorenzo di Credi: "tabula altaris maioris renovata est et reducta in quadrum et additae picturae, aer super picturas superius et ornamenta tabulae per singularem pictorem Laurentium de Credi". Quest'ultimo trasformò dunque il dipinto - per mutate esigenze di gusto della committenza in rapporto alla nuova struttura architettonica della tribuna absidale (rinnovata nel 1501), e non perché il trittico si andava deteriorando - in un'unica tavola rettangolare, aggiungendovi l'architettura, il baldacchino, il paesaggio, parte del pavimento, lo scalino di pietra serena, il primo piano erboso. La critica si trovava divisa sull'ipotesi di un intervento del Credi anche sui pilastrini laterali, oggi mancanti: infatti se taluni - Moreni (1792), Bandini (1800), Rondoni (1863), Macciò (1865), Cavalcaselle e Crowe (1897), Ferretti (1901), Giglioli (1933) - deducevano dal passo della Cronaca che gli "ornamenta tabulae" da lui aggiunti erano appunto le pitture dei pilastri, per altri - Longhi (1940), Pope Hennessy (1974) tali pitture furono eseguite dallo stesso Angelico, e sono identificabili con i SS. Marco e Matteo del Museo Condé di Chantilly e con i SS. Nicola e Michele Arcangelo già a Sheffield, oggi a Bel Air, coll. Johnson, ritenuti autografi da Pope Hennessy (1952). Baldini (1977), dall'analisi delle superfici e delle parti lignee a tergo della pala, e dalla lettura radiografica della parte centrale, ha risolto esaurientemente la questione definendo con maggiore esattezza i rispettivi interventi dell'Angelico e di Lorenzo di Credi; quest'ultimo, nel rinnovare la cornice, si trovò a dover ampliare le dimensioni dei pilastri e di conseguenza quelle dei santi in essi dipinti dall'Angelico, e ciò fece aggiungendovi nicchie architettoniche simulanti la pietra serena, materiale analogo a quello da lui dipinto nelle architetture della pala centrale: ipotesi che ha trovato conferma col recente restauro sulle figure dei santi a Chantilly e già a Sheffield. Non è possibile pertanto definire quando sia avvenuta la sostituzione, con erratici e con copie, delle parti minori del trittico: le sei Sante che oggi si vedono nei pilastri sono ritenute dal Venturi (1911) d un seguace di Lorenzo Monaco, e dal Boskovits (1975) di Lorenzo Monaco stesso, attribuzione questa confermata da Baldini (1977) dopo il restauro; le due coppie di Santi sui lati della predella, già ritenute da Salmi di un orcagnesco del 1300, sono state attribuite da Boskovits (1975) a Lorenzo di Bicci e da Baldini identificate come parte di una composizione raffigurante il compianto di Cristo morto, mentre gli scomparti centrali sono copie parziali degli originali - venduti dai frati all'inizio dell'Ottocento e dal 1860 alla National Gallery di Londra - eseguite da un certo Micheli intorno al 1830-1835. La predella originale, già ritenuta dal Pope Hennessy (1952) opera angelichiana ma con rilevante intervento di Zanobi Strozzi, è oggi considerata unanimamente e dallo stesso Pope Hennessy (1974) quasi interamente autografa, escludendone comunque la partecipazione dello Strozzi; per quanto riguarda il ciborio menzionato dal Vasari, è forse da identificarsi con il tabernacolo Stroganoff, oggi all'Hermitage, già nella collezione Bardini a Firenze. Quanto alla datazione, la tavola è ritenuta opera giovanile, eseguita nel 1418-1420, dal Papini (1925) e dal Muratoff (1930); verso il '20 da Salmi (1958); tra il '20 e il '25 da Schottmuller (1911); tra il 1428 e il '34 nel catalogo della mostra del 1955; Pope Hennessy, che nel 1952 la collocava fra il '28 e il '30, ha spostato (1974) la dtazione al 1424-25, rilevandovi l'influsso di Gentile da Fabriano, a Firenze in quegli anni; Boskovits (1976) ha confermato quest'ultima datazione. Baldini (1977) ha collegato alla tavola di S. Domenico la figura di Eterno Benedicente della collezione reale di Hampton Court, due angeli (Torino, Galleria Sabauda), e due santi Vescovi
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900118646
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- DATA DI COMPILAZIONE 1979
- ISCRIZIONI sul libro tenuto da San Tommaso - Rigas m / ontes de / superioribus / suis de fructu / operum tuor / satiabitur ter / ra - caratteri gotici - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0