vaso - ambito peruviano (IX - XVI)

vaso, 801 - 1600

Brocca oivodale con fondo convesso, collo rigonfio e ansa nastriforme laterale impostata tra il collo e la spalla. Dalla parte opposta dell'ansa è applicata una testina zoomorfa (interpretata come testa di felino dalla scheda di catalogo del 1979). Sulla spalla due esseri antropomorfi in posizione orante che indossano un'acconciatura dal lungo piumaggio. La figure sono in nero con contorni e particolari bianchi. L'ansa e l'orlo sono decorati con gli stessi colori. Appartenente alla categoria dei contenitori fittili con funzione funeraria

  • OGGETTO vaso
  • MISURE Altezza: 25 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Peruviano
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Ambito Chancay
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Anatomia umana "Filippo Covinini"
  • LOCALIZZAZIONE Scuola Medica
  • INDIRIZZO Via Roma, 55, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'oggetto fa parte di una raccolta composta da oltre cento vasi (antropomorfi, globulari, dai vari stili di “Silbador”) due mummie, otto crani e cinque corredi funebri. La tradizione documentaria, indicata da Curzio Massart nell'introduzione del catalogo della mostra (vedi bibliografia), fa risalire questi oggetti a scavi in area peruviana e l'acquisizione agli interessi scientifici che mossero Carlo Regnoli, studioso dell'Ateneo pisano, intorno agli anni '70 dell'Ottocento, ad effettuare una spedizione oltreoceano ed ad inviare gli oggetti a Pisa. Per di più, la professoressa Donata Devoti afferma che probabilmente alla donazione Regnoli va aggiunta quella della baronessa Elisa di Boileau. Attraverso un esame stilistico dei pezzi è possibile individuare all'interno della raccolta la presenza di tradizioni ceramiche, in particolare quella Chimù e Chancay, proprie della costa peruviana tra il XIII e il XV sec. d.C. Nel nostro caso l'oggetto può esser fatto risalire alla tradizione Chancay per le decorazioni nere e bianche su fondo rosso, non tra le più tipiche di tale tradizione che si contraddistingue maggiormente per le decorazioni nero su bianco, ma comunque utilizzate dalla popolazione che dominò la costa centrale, in particolare nella valle di Chancay da cui prende il nome. Questi popoli non conobbero l'uso della scrittura e per tale motivo non hanno lasciato nessuna documentazione diretta sulla propria storia e le uniche testimonianze sono state lasciate dai cronisti (soldati o ecclesiastici). Esistono solo brevi cenni circa l'esistenza di un'unità territoriale o linguistica e nel complesso l'attenzione dei cronisti è attratta principalmente dal centro cerimoniale di Pachacamac nella valle di Lurin, sede di un culto molto antico, rispettato dagli stessi Inca e distrutto dagli spagnoli nel 1533. L'unica missione fatta nella costa centrale negli anni '60 è la Mision Arqueologica Chancay che non è mai stata seguita da una pubblicazione sistematica dei dati di scavo. Per quanto concerne la produzione artigianale di vasi gli Chancay limitarono l'uso dello stampo essenzialmente alla fabbricazione di vasi di piccole dimensioni, di ciotole e coppe e di elementi plastici decorativi e realizzarono invece anfore e giare con la tecnica cosiddetta “a colombini”, oppure modellandole con una spatola. L'oggetto qui analizzato rientra in quella cerchia di vasi realizzati con la tecnica a stampo verticale, dove ciascuna delle matrici formava metà del vaso in sezione verticale. Il metodo può essere confermato non solo da analisi radiografiche ma anche dal semplice esame dei manufatti che recano tracce evidenti di una linea di giunzione longitudinale. Il più comune stile Chancay, Nero su Bianco, può essere considerato come il punto di arrivo del processo di graduale abbandono della tradizione policroma Pachacamac-Huari, che aveva caratterizzato la costa centrale nel II Orizzonte. Già nelle ceramiche del IX-X secolo si osserva una progressiva semplificazione e stilizzazione dei motivi iconografici, resi con tratti bianchi, neri e rosso scuro su un fondo rosso opaco privo di ingobbio. Fra il X e XIII secolo la decorazione tese ad una geometrizzazione sempre maggiore e, contemporaneamente, la gamma cromatica si ridusse a tre colori, bianco, nero e rosso. Nei vasi in questo stile denominato Geometrico a tre colori, il bianco sotto forma di patina opaca, ricopre in parte o completamente la superficie. Una variante rispetto ai vasi a fondo bianco è quella del vaso in esame del tipo Nero e Bianco su Rosso. Il processo di graduale abbandono della policromia si concluse verso il XIII secolo con la scomparsa del rosso, da quel momento in poi prevalse la decorazione in nero su fondo bianco opaco, tipica dello Stile Chancay. Le rappresentazioni nei vasi Chancay di un'ampia varietà di animali (scimmie, lucertole, rane e pipistrelli) spinge a pensare ad una pluralità di culti minori, forse gravitanti nell'orbita di una divinità principale. A differenza dei vasi Chimù, le cui forme non consentivano un uso diverso da quello funerario-cerimoniale, non si può escludere che le giare e le anfore Chancay venissero utilizzate anche per scopi utilitari. Tuttavia la maggior parte dei vasi non presenta tracce d'uso ed è perciò molto probabile che fossero prodotti appositamente per i corredi funebri
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900113462
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Università di Pisa
  • DATA DI COMPILAZIONE 1979
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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