Ascensione di Cristo; Pentecoste; santo; letta "D" con decoro filigranato

miniatura, 1280 - 1299

Membranaceo. Cc. III (cart.)+222+20(cart.)+III' (cart.). Penna e pennello; inchiostro (nero, rosso e azzurro); tempera (azzurro, arancio, marrone, porpora, violetto, verde, nero, bianco e rosa) Numerazione antica (non coeva) in numeri arabi in inchiostro bruno posti all'angolo superiore destro o sinistro di ciascuna pagina, è incompleta (inizi numerando la c.5 e termina a p. 190) ed il resto delle carte membranacee non è numerato. Il codice è composto da 24 fascicoli: 11 quaterni, 2 quinterni e 10 sesteni. Sono presenti (anche se talvolta rifilati) richiami in inchiostro bruno in parte riquadrati da una semplice cornice rettangolare. Littera de forma in inchiostro nero con rubriche in inchiostro rosso; lo specchio di scrittura comprende una colonna di 7 linee di scrittura ed altrettanti tetragrammi, costituiti da neumi neri e righi rossi; mm. 325x232. Legatura antica, ottocentesca; piatti in cartone ricoperti da pergamena di riutilizzo, dorso nervato. Il codice contiene l'antifonario notturno temporale, la seconda parte, dal Sabato primo di uaresima fino alla prima domenica di novembre. Incipit, c.1: (rubr. Secundam pars antiphonarium nocturni) Fratres hortamus nos ...Explicit, c. 226v ...laudare nomen domine (si veda il campo "Oss", osservazioni)

  • OGGETTO miniatura
  • MISURE Altezza: 463 mm
    Larghezza: 322 mm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Umbro-laziale
  • ATTRIBUZIONI Francesco D'antonio Del Chierico (bottega)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI ambito fiorentino
  • LOCALIZZAZIONE Vicchio (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le miniature duecentesche sono eseguite da un'artista fiorentino degli ultimi decenni del' 200, di non grande qualità, anche se particolarmente felice riesce in alcune lettere, come la Pentecoste. E' avvicinabile, con qualche approssimazione, al miniatore del Codice Plut 5 dext 1 della Biblioteca Laurenziana (A.M. Giusti, 1972). Qui viene trattato il secondo tomo dell'antifonario. Quest'ultimo è di complessa composizione, costituito da fascicoli di epoche diverse che si integrano ed alternano formando un testo unico. Il nucleo più antico risale alla fine del XIII secolo e comprende le parti finali e più consistenti di entrambi i tomi, vol. II, cc. 99-228, annoverando elaborate iniziali filigranate ed il maggior numero delle lettere miniate. Un successivo intervento è riferibile alla seconda metà del XV secolo, che in questo tomo è più limitato rispetto al primo volume, solo lettere filigranate piccole, ed è circoscritto al solo dodicesimo fascicolo (cc. 89-98); al XVI appartengono le prime 88 carte. Poi esiste una parte tarda, ottocentesca, che riguarda i primi 11 fascicoli, con altra tipologia e di tre misure di iniziali filigranate. Le carte più antiche del manoscritto, come abbiamo detto dell'ottavo-nono decennio del Duecento, risultano omogenee per misure, caratteristiche paleografiche e codicologiche, nonché per l'apparato decorativo. Le sue miniature si devono ad una stessa bottega con caratteri tipici e ricorrenti, ma dove si individuano due mani: il primo miniatore lavora alla scena dell'Ascensione di Cristo, mostrando le figure più vive e mobili, con capelli morbidi e barbe sfrangiate. Mentre il secondo miniatore, nella scena della Pentecoste e della figura del santo mostra i volti dei personaggi più attoniti, caratterizzati da larghe facce con occhi piccoli e vicini. I caratteri stilistici dei due miniatori lasciano scorgere i tratti della cultura figurativa umbra, rimandando a quel particolare filone di gusto classicheggiante che, tra l'ottavo e il nono decennio del Duecento, si sviluppò all'ombra del cantiere di Assisi. Tale indirizzo, collegandolo a riflessi della pittura romana, faceva capo ai cosiddetti "Maestro del Messale di Deruta" e "Maestro dell' A 47"; in particolare a quest'ultimo artista rimandano i modi dei due miniatori del nostro codice. La presenza a Fagna di un manoscritto di questo genere si può spiegare col fatto che questa pieve teneva alle sue dipindenze territoriali il locale convento agostiniano di cui era patrono S. Barnaba e che venne soppresso nel 1808, quindi appare plausibile che questo manoscritto possa essere pervenuto alla suddetta pieve per integrarne il modesto apparato. Inoltre è da considerare che la chiesa di S. Maria era collocata sulla principale via transappeninica, quindi tappa fondamentale, che univa Bologna con Firenze e conseguentemente con Siena e Roma, mediante la via Francigena
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900019057A
  • NUMERO D'INVENTARIO 41
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 1972
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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