imprese di Borso D'Este
soffitto a cassettoni
post 1452/05/18 - 1571/00/00
Il soffitto ligneo è costituito da un solaio canonico a doppia orditura con trave maestra, travicelli, impalcato in tavole di legno e mensoloni di sostegno modanati sotto le testate delle travi principali. In corrispondenza del tavolato del solaio, a chiusura dello spazio risultante sopra la trave principale, sono presenti tavole di legno dipinto. Le decorazioni raffigurano stemmi della Signoria Estense e le imprese di Borso D'Este, incorniciate da motivi geometrici o motivi vegetali
- OGGETTO soffitto a cassettoni
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MATERIA E TECNICA
legno/ pittura/ intaglio
- AMBITO CULTURALE Ambito Romagnolo
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Rocca Estense
- INDIRIZZO Piazza dei Martiri, 1, Lugo (RA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’origine della rocca è molto antica. La prima notizia di un nucleo fortificato è del X secolo, ma nel 1218 il complesso risulta già saccheggiato e completamente distrutto. Il castello venne ricostruito a più riprese nei secoli XIII e XIV; nel 1306, quando Lugo fu ceduto dalla Chiesa ravennate al Comune di Bologna, vengono infatti menzionati “il castello e la torre” che dovevano essere guardati da un capitano e dieci armigeri, quindi il paese era già dotato di una fortificazione. Il periodo di maggior sviluppo della rocca corrisponde con la dominazione estense. Verso la fine del Trecento (1397) Lugo venne conquistata da una coalizione antiestense, e il paese venne dato in mano ai conti di Cunio, che nel 1408 ne ottennero l’investitura dal legato pontificio, Baldassarre Cossa. Dal legato pontificio furono pagati 10.000 fiorini a titolo di indennizzo per opere di rafforzamento della rocca. Nel 1437 papa Eugenio IV cedette la città a Niccolò III d’Este. A Lugo la famiglia estense dominò fino al 1481, intervenendo pesantemente sulle difese del castello a cominciare dal 1447, sotto Leonello, Borso ed Ercole I. Proprio durante il governo di Ercole I, la piazza d’armi antistante la rocca fu trasformata in cittadella, circondata da una cinta muraria scandita da torri e racchiusa da un fossato; la cittadella venne abbattuta per volere di Alfonso II d’Este verso la seconda metà del Cinquecento. Di questa fase storica rimangono l’impianto quadrangolare che si sviluppa intorno al cortile interno, alcuni tratti murari e la cosiddetta torre di Uguccione, di forma rotonda, sul versante nord. Per circa tre decenni Lugo rimase in mano ai Veneziani, ma nel 1511 tornò estense fino alla definitiva annessione all’amministrazione pontificia (1598). Nel XVII secolo, all’interno della fortezza, venne edificata la residenza del Governatore pontificio e da questo momento la rocca ebbe destinazione mista: carcere, magazzino e residenza fino al XIX secolo. Verso il 1860 la rocca divenne la nuova sede dell’Amministrazione comunale. Da recenti interventi di restauro, intrapresi nel 2006, è stato riportato alla luce il soffitto ligneo del Salone Estense, per secoli rimasto coperto da uno strato di calce. Il Salone, collocato nell’ala nord, fu commissionato dai Duchi d’Este durante il periodo della loro permanenza a Lugo, dal 1437 al 1481 e dal 1511 al 1598. Originariamente la sala era costituita da due ambienti: camera e sala, con la parete divisoria ora demolita, ma bene leggibile nel solaio ligneo e nelle murature. Il soffitto ligneo presenta una ricca sequenza iconografica formata degli stemmi della Signoria Estense e dalle imprese di Borso d’Este. In corrispondenza delle travi portanti, sono inserite delle tavolette di legno dipinte dove si alternano motivi geometrici a simboli estensi, nella sala corrispondente all’antica camera; nella parte più ampia gli emblemi gentilizi, all’interno di tondi, sono circondati da motivi decorativi vegetali. Nei decori sono rappresentati gli stemmi di Borso dopo che ricevette l’investitura imperiale a Duca di Modena e Reggio e Signore di Ferrara, e quella a Conte di Rovigo (cariche concesse il 18 maggio 1452). Accanto ai blasoni, sono disegnati i simboli delle imprese di Borso d’Este, presenti anche nella celebre Bibbia di Borso , attualmente conservata nella Biblioteca Estense di Modena. Le imprese raffigurate nel soffitto sono: l’unicorno sotto il dattero con il corno immerso nell’acqua (ricorda l’interesse per la bonifica del territorio); il picchiotto o battente da porta (individua due delle virtù principali del Duca,ossia il fervore religioso e la grande liberalità); il battesimo (simbolo di rinnovamento e di purificazione, di rigenerazione a una nuova vita, ma anche di redenzione delle terre dalla sterilità della palude); la siepe di graticcio (elemento spesso abbinato al paraduro, entrambi facevano parte del sistema di barriere usate nel Medioevo e nel Rinascimento non solo per la frammentazione delle terra, ma anche per la regimentazione delle acque fluviali); il paraduro con la zucca galleggiante al quale viene abbinata la scritta FIDO (impresa prettamente borsiana, sempre legata alla bonifica del territorio); la colombarola o abbeveratorio dei colombi; la chiodara (rappresenta un erpice oppure a un cardaccio per il lino o per la lana, entrambi erano nuovi strumenti di lavoro che si stavano diffondendo in quel periodo). L’analisi iconografica può aiutare a comprendere il periodo storico in cui è stato realizzato il soffitto, indicativamente tra il 1452 e il 1571, anno di morte di Borso d’Este
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800691654
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- STEMMI soffitto, tavolette sopra le travi portanti - gentilizio - Stemma - Borso d'Este, conte di Rovigo - scudo partito, con campo per metà d'oro e per metà d'azzurro, aquila bicipite di nero a volo abbassato sull'oro e d'argento sull'azzurro
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0