Selvaggina. Natura morta con cacciagione
dipinto,
Casadei Maceo (1899/ 1992)
1899/ 1992
Dipinto a olio su tavola, conservato in cornice scanalata e argentata, con battuta dorata
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Casadei Maceo (1899/ 1992)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Monte di Pietà
- INDIRIZZO Corso Giuseppe Garibaldi, 45, Forlì (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola appartiene a un nucleo di 20 opere (schede ICCD n. 0800690264- 83), realizzate dall'artista forlivese Maceo Casadei (Forlì, 1899- 1992), che fu acquistato dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì nel 2007. Nella primavera di quell'anno 27 dipinti del pittore forlivese erano stati infatti ritrovati in un deposito di famiglia dall'antiquario romano Bruno Veneziani: le opere erano state acquistate direttamente dall'artista, probabilmente durante la seconda guerra mondiale o nei primi anni Cinquanta, dal padre Leo Veneziani, amico personale di Casadei e titolare al tempo, insieme al fratello Vittorio, di una nota galleria antiquaria a Roma. I dipinti, di cui si conserva una lista dettagliata all'interno di una perizia redatta negli anni Ottanta in seguito all'allagamento del deposito, non furono mai commercializzati e di essi si perse memoria per alcuni decenni fino al recente ritrovamento. L'acquisizione da parte della Fondazione bancaria e la relativa mostra organizzata nel 2008 presso i Musei San Domenico di Forlì, hanno permesso di approfondire il periodo meno noto e studiato della vicenda artistica del pittore romagnolo. I quadri, in gran parte vedute romane dipinte su tela o tavola, sembrano infatti essere stati tutti realizzati da Casadei nella Capitale, dove l'artista si trasferì nel 1934 per lavorare presso l’Istituto Nazionale LUCE, in principio con i compiti di pittore e disegnatore nel Reparto trucchi cinematografici, in seguito come fotografo e pittore nel Reparto guerra. A quanto si evince dalla documentazione che accompagnò l'acquisto del nucleo nel 2007 (Archivio Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì), molte delle opere riporterebbero sul retro l'indicazione “via dello Statuto, 58”, indirizzo dell'appartamento, posto a pochi passi dal mercato di Piazza Vittorio, dove Casadei e famiglia risiedettero fino all'agosto del 1943, quando fecero ritorno a Forlì. In questo caso sul retro sarebbe invece visibile un riferimento allo studio romano, sito in Vicolo S. Nicolò da Tolentino 13, che Casadei condivise con l'amico pittore Sante Monachesi, dal 1936 al 1943. Non si esclude che, successivamente al trasferimento in Romagna, Maceo sia tornato a Roma, come indicherebbe la sua partecipazione alla VII Quadriennale di Roma del 1955-56, in cui è addirittura presentato in catalogo come residente nella Capitale. Tutte le opere sono firmate e recano di solito sul retro l'indicazione del titolo, a volte autografa, a volte apposta in un secondo momento (soprattutto sulle opere su tela); alcune riportano anche la data di esecuzione, quando presente sempre afferente ai primi anni Quaranta. Si tratta di un insieme coerente di dipinti che raffigurano soprattutto vedute paesaggistiche, di Roma in primis, ma anche di Venezia e di Cervia, a cui si uniscono due dipinti di figura e due nature morte con cacciagione, ossia la tavola in esame e un'altra di dimensioni leggermente maggiori e più variata nella composizione, nei colori e nelle specie di uccelli rappresentati ( scheda ICCD n. 00690279). Nella Capitale il pittore forlivese organizzò tre esposizioni personali: tra le trentadue opere esposte alla prima mostra, allestita nel 1941 presso la Galleria alle Terme in piazza San Bernardo 101, figura una “Selvaggina” che si può forse identificare con l'opera in esame. Dal 1936 al 1942 Casadei inoltre partecipò a tutte le esposizioni del Sindacato Regionale Fascista di Belle Arti del Lazio, dimostrando di essersi pienamente integrato nel contesto artistico romano dell'epoca. Se per la pittura di paesaggio e le vedute urbane, soggetti prediletti dei suoi anni romani, guardò soprattutto a Giovanni Omiccioli, per il genere della natura morta si lasciò invece ispirare da un altro membro della Scuola Romana, ossia Mario Mafai. Il pittore romano offrì infatti a Casadei gli stimoli decisivi per accostarsi soprattutto alla tematica floreale, a cui Mafai stava dedicando la propria produzione degli anni Trenta e che diventerà, a partire proprio dal periodo romano, una delle componenti fondamentali dell'attività del romagnolo, portando a una produzione di dipinti di fiori sterminata e di altissima qualità. La natura morta di cacciagione appare invece un sottogenere trattato più episodicamente da Casadei, soprattutto dopo il ritorno in Romagna: se i due dipinti della Quadreria della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e “Lo stormo e l'anitra” di collezione privata sono da ascrivere agli anni romani, risultano più tarde, rispettivamente del 1945 e del 1955 circa, le due versioni del medesimo soggetto, intitolato “Uccelli morti”, conservate presso collezione privata forlivese
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690280
- NUMERO D'INVENTARIO 02007017
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- ISCRIZIONI recto, in alto a destra - Maceo Casadei - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0