San Giuseppe. Estasi di San Giuseppe

dipinto,

Dipinto a olio su tela in cornice di legno intagliato e dorato

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Zampa Giacomo (1731/ 1808)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Monte di Pietà
  • INDIRIZZO Corso Giuseppe Garibaldi, 45, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera di Giacomo Zampa (Forlì, 1731- Tossignano, 1808) fu offerta alla Cassa dei Risparmi di Forlì nel 1987 dal bolognese Silvio Vecchietti, il quale era venuto a conoscenza che l'Istituto bancario si preparava a pubblicare una monografia sul pittore forlivese a cura di Giordano Viroli. La tela, fino a quel momento inedita, era stata attribuita a Zampa proprio da Viroli e parere concorde era stato espresso, al momento dell'acquisizione, anche dall'allora soprintendente Andrea Emiliani che, oltre a constatarne l'aderenza stilistica ai modi dell'artista e il notevole livello qualitativo, che la faceva spiccare all'interno del pur nutrito catalogo del forlivese, ne aveva lodato anche lo stato di conservazione davvero eccezionale (il dipinto era stato del resto sempre conservato protetto da un vetro). Nella tela San Giuseppe è raffigurato in estasi, seduto su una sporgenza di nuda roccia in un paesaggio frondoso; ha interrotto la lettura di un libro, accompagnamento raro per il santo falegname, e fissa lo sguardo al cielo, mentre il braccio destro si apre in gesto di umile accettazione della volontà divina. Il personaggio sacro è reso ben riconoscibile dall'abituale attributo della verga fiorita, che si dispone sapientemente lungo una diagonale che appare inversa a quella disegnata dalla modulazione luminosa e dal moto del corpo del santo, conferendo dinamismo a una composizione altrimenti statica. La leggenda della fioritura miracolosa della verga fu stigmatizzata dal Concilio di Trento, che rifiutando i contenuti delle narrazioni apocrife, dove San Giuseppe compariva abitualmente solo in veste di comprimario, stimolò invece la venerazione del padre putativo di Gesù come personaggio autonomo. La verga ricoperta di gigli, simbolo di castità, si mantenne però tra i principali attributi del santo, in quanto interpretata come allusione al concepimento miracoloso di Maria. Nel quadro in esame Zampa dimostra una particolare attenzione per il paesaggio che incornicia la figura del santo, confermando l'inclinazione del forlivese, oltre che per le scene sacre, anche per il genere della veduta campestre: sono infatti documentate vaste decorazioni "boscherecce"a tempera e ad affresco, oggi perdute, con cui il pittore decorò varie dimore patrizie, tra cui il distrutto Palazzo Marchionale di Tossignano. Da qui la minuzia nella descrizione dell'accidentato suolo roccioso e la freschezza nella resa delle frasche ombrose. Secondo Viroli, la piccola tela "pur avendo il carattere di dipinto finito, ha tutta la concentrazione di un bozzetto per tela di maggiori dimensioni. Appartiene alla fase matura del pittore, forse alla fine del penultimo decennio del XVIII secolo, in prossimità di esecuzione ai rametti di contenuto allegorico già Albicini, ora in collezione privata forlivese"(La tradizione rinnovata 2006, p. 290)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690250
  • NUMERO D'INVENTARIO 02001013
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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