Santa in estasi. Estasi di Santa Maria Maddalena
dipinto,
Cagnacci Guido (1601/ 1663)
1601/ 1663
Dipinto a olio su tela in cornice di legno intagliata e dorata
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Cagnacci Guido (1601/ 1663)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Monte di Pietà
- INDIRIZZO Corso Giuseppe Garibaldi, 45, Forlì (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela è stata acquistata dalla Cassa dei Risparmi di Forlì nel 1992 dal prof. Adriano Cavicchi di Ferrara. Al momento dell'acquisizione il soggetto dell'opera era genericamente identificato come "Santa in estasi", mentre l'attribuzione al pittore romagnolo Guido Cagnacci (Santarcangelo di Romagna, 1601- Vienna, 1663), già attestata da diversi studiosi, tra cui Federico Zeri, Daniele Benati, Giordano Viroli e Vittorio Sgarbi, venne confermata dall'allora soprintendente Andrea Emiliani: secondo Emiliani, che fu consultato per un parere, infatti l'opera era "certamente di mano di Guido Cagnacci come del resto già affermano numerosi specialisti e studiosi. Vi si riflette intensamente quella mediazione corposa tra un naturalismo sostanziale di base e l'aspirazione idealistica, tesa tuttavia a sovrapporsi ad esso, piuttosto che ad annullarlo" (comunicazione scritta datata 22/12/1992, Archivio Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì ). L'unico parere discorde circa la paternità del dipinto fu espresso al tempo da Piergiorgio Pasini. In assenza di documenti, più incerta risulta invece la collocazione cronologica dell'opera, che appare però prossima a quella di dipinti come la "Cleopatra" delle Collezioni Comunali d'Arte di Bologna e, soprattutto, la "Sant'Agata" della Banca Popolare dell'Emilia Romagna di Modena, datati entrambi agli anni del secondo soggiorno bolognese del pittore, tra il 1635 e il 1640 circa. Nella città felsinea Cagnacci poté allora entrare in contatto con quello che costituì, dopo il realismo di Caravaggio, appreso durante i suoi soggiorni giovanili a Roma, l'altra grande fonte di ispirazione per il suo percorso artistico, ossia il classicismo aulico e ideale di Guido Reni. Segnali del graduale avvicinamento di Cagnacci all'arte del bolognese si riscontrano difatti nell'opera in esame, dall'attitudine devotamente ispirata della santa agli andamenti arrotondati delle forme, dalla gamma cromatica perlacea alla chiara luminosità dell'incarnato, dal rilievo conferito allo sguardo rivolto verso l'alto, tipico stilema reniano sia in soggetti sacri che profani, fino alla stessa tipologia del dipinto da stanza, incentrato su una singola figura, di solito femminile, che diventerà la specialità di Cagnacci, ma che ha in Reni il suo punto di riferimento imprescindibile. Il modo con cui però il romagnolo riesce a raccontare l'esperienza mistica della santa, senza alcuna retorica, ma con profonda penetrazione psicologica e grande verità umana, è ancora un portato dell'arte di Caravaggio, a cui rimandano la luce spiovente laterale, che lascia in ombra parte del viso ma scopre la gola palpitante, e la sobria ambientazione, in questo caso rappresentata da un semplice fondale grigio, che permette di focalizzare tutta l'attenzione sulla figura. A differenza di Reni, in cui l'estasi si manifesta sempre in una dimensione ideale, attraverso la negazione del corpo, nella pittura di Cagnacci non viene mai meno un' intensa espressività e una forte componente carnale e sensuale, che qui trovano espressione nelle gote arrossate dall'emozione e nelle languide labbra socchiuse della santa. Tali componenti prenderanno il sopravvento nell'attività matura del pittore romagnolo, caratterizzata da una tensione erotica sempre più evidente, anche per il graduale abbandono della pittura di tematica sacra
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690216
- NUMERO D'INVENTARIO 02001025
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0