Riposo. Scena agreste di riposo

dipinto,

Dipinto a olio su tavola in cornice di legno intagliato e dorato

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Graziosi Giuseppe (1879/ 1942)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Monte di Pietà
  • INDIRIZZO Corso Giuseppe Garibaldi, 45, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La Cassa di Risparmio di Forlì ha acquistato il dipinto firmato da Giuseppe Graziosi (Savignano sul Panaro, 1879- Firenze, 1942) da Ulderigo Cozzi nel 1958, unitamente all'opera "Ingruente nimbo" di Ludovico Tommasi. Nel documento che attesta la vendita (datato 14 maggio 1958, Archivio Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì ) la tavola, ora inventariata come "Scena agreste", veniva definita "Riposo": la scena sembra infatti cogliere l'intimità di una famiglia contadina durante un momento di riposo dal duro lavoro nei campi, con in primo piano, una bambina che mostra un piatto di frutta alla madre e, in secondo piano, il padre, raffigurato di spalle mentre sembra mungere una delle due mucche e un bambino seduto di profilo su un carro. Nato a Savignano sul Panaro da genitori contadini, Graziosi visse in prima persona la quotidianità dei campi fin dall'infanzia, tanto da raccontare di aver esordito come plastificatore modellando l'argilla raccolta per terra, mentre da bambino si occupava degli animali al pascolo, sua prima fonte di ispirazione. Nella sua eclettica attività, fu infatti pittore, scultore ed incisore, l'artista modenese ha dunque descritto incessantemente quel mondo antico e umile in cui era cresciuto, dedicando la maggior parte della sua produzione a paesaggi e a scene di vita domestica e familiare, come quella in esame. L'universo rurale descritto da Graziosi è però osservato senza condiscendenza né alcun accenno di patetismo, tutt'al più a volte con una nota di velata malinconia, allontanando la sua produzione dalla dimensione etica del socialismo umanitario di Millet e Meunier, artisti apprezzati particolarmente durante la sua formazione, prima all'Istituto d'Arte di Modena (1892-98) e poi all'Accademia di Belle Arti di Firenze (dal 1898) e le cui opere poté veder dal vivo durante il suo soggiorno a Parigi nel 1903. La campagna raccontata da Graziosi é un mondo positivo, vigoroso, affidato a valori morali indiscussi ed eterni e popolato da lavoratori instancabili, dai gesti pacati e solenni, dove a emergere non è tanto la fatica e la durezza del lavoro dei campi, ma un sentimento di immersione panica nei ritmi della natura, lontanissimo dalle nevrosi e dalle inquietudini del mondo moderno. La scena in esame è costruita con pennellate vibranti, fratte e imbevute di luce, che costruiscono saldamente le forme, pur definendo in modo sommario i visi dei protagonisti, senza però per questo rinunciare alla poetica degli affetti: come spesso nei dipinti di Graziosi le protagoniste sono le figure femminili, che qui incombono sul primo piano e il cui legame è tutto espresso nel modo amorevole con cui la madre, dal turgido corpo e la posa naturale, si rivolge alla bimba. L' intimismo della scena appare poi accentuato dai toni ombrosi della tavolozza e dalla luce modulata in tenui riverberi, che definisce piani e volumi. Se le figure maschili appaiono personaggi di contorno, ognuna concentrata nella sua mansione, risaltano quasi al centro del dipinto le possenti sagome delle due mucche, dalle muscolose groppe inondate di luce, che diventano incarnazione stessa della potenza della natura. La saldezza delle forme, non più vaporose e aeree come nella produzione precedente, ma colte con un punto di vista basso e ravvicinato e la composizione ben calibrata e bilanciata, grazie anche all'utilizzo di una prospettiva più tradizionale, non più "squilibrata nell'assieme e traballante nei piani" , come aveva giudicato Vittorio Pica la spazialità delle sue opere precedenti(V. Pica, "L'arte mondiale alla VII Esposizione di Venezia", Bergamo 1907, p. 350), permettono forse di circoscrivere la cronologia dell'opera a partire dagli anni Venti, quando anche Graziosi risentì del clima del "Ritorno all'ordine", caldeggiato del resto da Ardengo Soffici, suo buon amico fin dai tempi dell'Accademia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690215
  • NUMERO D'INVENTARIO 02001006
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • ISCRIZIONI recto, in basso a sinistra - G. Graziosi - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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