San Domenico
scultura,
Rossellino Bernardo (1409/ 1464)
1409/ 1464
La figura intera del santo è addossata a un fondo costituito da lastra marmorea; con la mano sinistra regge il libro delle Sacre Scritture al petto, mentre la destra è flessa lungo il fianco a trattenere il mantello
- OGGETTO scultura
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MATERIA E TECNICA
marmo bianco di Carrara
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ATTRIBUZIONI
Rossellino Bernardo (1409/ 1464): scultore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Francesco Trisi
- INDIRIZZO Piazza Trisi, 19, Lugo (RA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La scultura del san Domenico, attribuita definitivamente a Bernardo Rossellino (Ferretti in Ferrara 2007, pp. 378-383; in Giovanucci Vigi e Sassu 2010, pp. 105-107), faceva parte del monumento sepolcrale di Francesco Sacrati, eretto fra il 1460 e il 1461 in una delle due cappelle che l’antichissima famiglia disponeva nella chiesa di San Domenico in Ferrara. L’arca era decorata da un gruppo scultoreo, composto dalla “Madonna col Bambino”, opera del fratello Antonio, e dai quattro santi realizzati da Bernardo: alla sinistra vi erano collocati “San Giorgio” e “San Francesco presenta Francesco Sacrati”, mentre sul lato destro della Vergine si trovava il presente “San Domenico”, seguito da “San Paolo”. Il sontuoso sepolcro realizzato assieme ad Antonio, seguiva la tipologia veneziana della trecentesca tomba Bernardo ai Frari. La cappella con l’arca di Francesco Sacrati, arricchitasi entro il 1468 delle pitture di Cosmè Tura dedicate ai Magi, agli inizi del Settecento venne demolita a seguito della completa trasformazione dell’originaria chiesa duecentesca, che vide altresì l’inversione dell’orientamento della facciata. Fu in questa fase che incominciarono le alterne e complesse vicende conservative del gruppo Sacrati. Per riannodare i fili sparsi delle riflessioni storico-critiche, che hanno consentito solo in tempi recenti il riconoscimento dell’opera nel suo complesso e una puntuale e ragionata attribuzione dei cinque frammenti, si deve partire innanzitutto dal fulcro della composizione: la “Madonna col Bambino”. Questa fu assegnata nel 1921 da Pietro Toesca ad Antonio Rossellino, inserendola nel solco tracciato dallo scultore che raggiunse il più bell’esempio della “affilatura fiorentina” con la tomba del Cardinale del Portogallo in San Miniato al Monte (primi anni Sessanta). Antonio giustappose dunque con compiuta mentalità prospettica le due madonne Sacrati e di San Miniato, puntando all’esatta regola geometrica messa a fuoco anche dalla trasparenza del marmo di Carrara. La tomba Roverella, che sempre Antonio realizzò in San Giorgio fuori le mura a Ferrara, fornì a Toesca un giusto e contestuale riferimento morfologico per la Sacrati, ma la sua datazione più avanzata, 1475, chiarisce la trattazione più corsiva e un dinamismo plastico più in sintonia con il Verrocchio che con i stilemi veneti degli anni Sessanta. Mentre la “Madonna col Bambino” rimase a lungo nel cono d’ombra del retro dell’altare maggiore di San Domenico, per questioni di convenienza iconografica, il san Paolo, san Giorgio e san Francesco furono acquisiti dal cardinale Giovanni Maria Riminald e nel 1717 collocati nel lapidario universitario in Palazzo Paradiso. I pezzi furono riuniti nel 1929 presso la prima sede del museo della Cattedrale, ma ancora disaggregati tra loro, senza un reciproco nesso di appartenenza ad un unico monumento. Il san Domenico invece finì “non si sa come a Lugo (in territorio ferrarese fino al 1859), non del tutto ignoto agli storici dell’arte, ma forse più grazie alla fotografia conservata al Kunsthistorisches Institut di Firenze che non ad una conoscenza diretta. A Lugo passava come opera di Benedetto da Maiano” (Mezzetti in Giovanucci Vigi e Sassu 2010, p. 103). È comunque certo che prima di passare alla galleria civica di Lugo stazionò nella locale chiesa di San Domenico, almeno fino al 1860, quando i frati lasciarono definitivamente il convento. Sempre grazie al raffronto fatto da Stemp, è emersa la stretta vicinanza fra il viso scavato del san Domenico Sacrati e quello del medico Giovanni Chellini nel sepolcro di San Mianato al Tedesco, realizzato da Bernardo Rossellino nel 1462. Da quanto detto, Ferrara divenne dunque un crocevia di stili e di relazioni davvero in modo dinamico e poco classificabile. Grazie al deposito provvisorio del san Domenico, tra il 2007 e il 2009 è stato possibile ammirare il gruppo Sacrati riunito nello spazio del Museo della Cattedrale di Ferrara
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800687719
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2021
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0