32 stalli, fra loro separati da elementi divisori di sagoma mistilinea e braccioli arcuati. Schienali semicircolari. Postergali inferiori con tabella rettangolare incassata e superiori a riquadratura mistilinea pure incassata, incorniciati da paraste laterali con capitellini aggettanti. Trabeazione superiore con coronamento a volute di racemi contrapposte e simmetriche, in corrispondenza di ogni coppia di stalli, e pinnacoli a vasetto baccellato tra una coppia e l'altra. Fronte degli inginocchiatoi con tabella a sagoma rettangolare rilevata e panca antistante. Porta di accesso a due battenti, che, al pari di una seconda porta, replica nelle sagome delle formelle le tipologie adottate negli stalli

  • OGGETTO stallo del coro
  • MATERIA E TECNICA legno di noce/ a intaglio, assemblaggio
  • AMBITO CULTURALE Bottega Romagnola
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Monastero di Santa Chiara
  • INDIRIZZO Via della Croce 16, Faenza (RA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il coro ligneo occupa tre pareti e, con appendici, parte della quarta del coro superiore, affacciato sulla chiesa. Il lato più lungo si apre in una porta di accesso centrale, mentre uno di quelli brevi presenta una parziale sequenza di stalli: all'interruzione, corrispondente all'assenza di tre stalli in corrispondenza di una finestra, segue un blocco isolato di sei stalli posti ad angolo retto. Una seconda porta non originale si apre in un angolo, dando accesso ad un corridoio. Tale assetto appare come il frutto dell'adattamento della struttura all'ubicazione attuale. L'apparato ligneo proviene dalla chiesa dell'antica fondazione di Santa Chiara in via Naviglio. Secondo quanto riporta Lanzoni, il complesso monastico venne rinnovato a partire dal 1705, benedetto nel 1707 e i lavori proseguirono sino al 1742. Nel 1708 le monache entrarono nel coro nuovo, al quale fu aggiunto nel 1740 un organo realizzato da Sebastiano Fabri. Tale appare quindi il contesto cronologico di riferimento per la realizzazione dell'opera. L'architetto responsabile del rifacimento in forme tardo-barocche della chiesa fu il faentino Carlo Cesare Scaletta, che a parere di Corbara e più di recente di Lenzini poté aver fornito contestualmente il disegno del coro ligneo. Secondo il secondo autore "la struttura dell'insieme lineare e la sobria decorazione rimandano ad una distribuzione ancora cinquecentesca delle parti (...). La linearità e le proporzioni ne fanno un bell'esempio, solenne e raffinato". Il manufatto venne rimosso in concomitanza con le soppressioni post-unitarie. Nel 1867 le monache dovettero ricomprare parecchi oggetti confiscati, tra cui lo stesso coro, che venne quindi collocato nella nuova chiesa di via della Croce, ove è rimasto sino al presente
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800687699
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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