Saturno divora un suo figlio
Dipinto ad olio su tela su telaio ligneo moderno, con traversa verticale e due mezze traverse orizzontali, con ogni incastro dotato di biette per l’espansione e il ritensionamento. Dal retro si apprezza la foderatura della prima tela. Il telaio si trova alloggiato all’interno di una cornice a cassetta in legno che presenta sul fronte una complessa decorazione a rilievo intagliato con gessatura e doratura a foglia. La battuta presenta due ampi festoni intagliati a foglie di acanto con diverso ornato, demarcate da sottili fregi esterno ed interno, il primo dei quali a ramo di alloro, il secondo a perline e fusaiole. Saturno è raffigurato a mezza figura, eccedente col gomito destro i margini del quadro, vestito di un manto rosso all’addome. L’anziano dio scarmigliato e feroce stringe nella destra il piccolo braccio del figlioletto ignudo, che divincolandosi prova disperatamente ad opporre il braccino libero e il ginocchio contro la testa del padre
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Zanchi Antonio (attribuito)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Loth Joan Carl (cerchia)
Giordano Luca (cerchia)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo della Residenza della Cassa dei Risparmi di Forlì
- INDIRIZZO Corso della Repubblica, 12, Forlì (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Soggetto caro all’immaginario figurativo nordico. Era ritenuto disegnato dal Parmigianino il foglio appartenente al Gabinetto del Re di Francia da cui il conte di Caylus trasse, intorno il 1730, un rame all’acquaforte di una composizione già apportatrice del disturbante mito legato a Saturno (e ad Urano) e della sua commistione tra un abbraccio paterno e la più animalesca delle aggressioni. Nel corso del XVI secolo, ad ogni modo, se ne ha riscontro soprattutto figurazioni rese in chiave velatamente simbolica, connotate anche esteticamente da affinità con le incisioni da carte di tarocchi, come in parte può dirsi per artisti di area germanica come il Maestro I.B., Maerten van Heemskerck o per il Goltzius, mentre altre rappresentazioni del mito comparvero non per caso a Fontainbleau, ottenendo poi ampia diffusione grazie al tramite incisorio, come avvenuto per la spiritata invenzione di Rosso tradotta da Giovanni Jacopo Caraglio o per il fiammingo Leonard Thiry (‘Leonardus Theodoricus’), la cui elaborata tabella a candelabra si sostiene sull’anziano Saturno che addenta l’infante forse con minore veemenza, ma trovando al pari opposizione in una lotta di quest’ultimo manierista e vagamente ginnica. Pare in definitiva questa la tradizione figurativa che costituisce la premessa fondamentale della tela acquistata nel 1996 dalla Cassa dei Risparmi di Forlì (oggi gruppo Intesa San Paolo), e da tale radice trova giustificazione, nel contesto della pittura ‘tenebrosa’ veneziana del secolo XVII, la sforzata postura ribaltata del bambino, e l’errata articolazione del collo resa necessaria per riuscire a mostrare il volto trasfigurato in maschera tragica, con l’ombra nera che ricopre e annulla la bocca spalancata e le orbite. Quale inedito di Antonio Zanchi (secondo il riconoscimento operato da Giordano Viroli all’atto dell’acquisto e confermato da Andrea Donati nel 2006), il dipinto confermerebbe l’influsso sul pittore atestino di Luca Giordano, secondo grande riferimento accanto a Giovanni Battista Langetti per l’ascrizione al gruppo dei ‘tenebrosi’, ed una datazione da non estendersi eccessivamente oltre il settimo o anche ottavo decennio (si può dire di Tintoretto per il bambino?). Tuttavia, la percorribile attribuzione allo Zanchi sposta un poco in avanti la disposizione di questi per le rappresentazioni dell’orrore, nelle quali Zanchi si presenta solitamente meno brutale o comunque attenuato da qualche accenno grottesco di alleggerimento, o di una impostazione più narrativa, quale quella sperimentata da Pietro Muttoni, e non si possono allo stato attuale scartare possibili ascrizioni ad altri artisti prossimi a Luca Giordano, o nomi alternativi del medesimo contesto tenebroso lagunare, di cui fa parte anche Johan Carl Loth. Vi si accorderebbe del resto anche una certa continuità nella fascinazione degli artisti nordici per questo soggetto, che del resto sulla scorta della diffusione dell’incisione tratta da Jacob Matham dell’invenzione di Goltzius avrebbe poi indirizzato dapprima l’interessante versione di Daniele Crespi prima dell’opera destinata a divenire metro di paragone dalla seconda metà del sec. XVII, dipinta da Rubens per il sovrano di Spagna Filippo IV
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800686827
- NUMERO D'INVENTARIO MS002866
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2021
- ISCRIZIONI sul margine esterno della cornice, di taglio, in basso a destra - CASSA DEI RISPARMI/ di FORLI'/ INV./ N. (a stampa)/ MS002866 (pennarello) - a penna - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0