Madonna della Rosa. Madonna con il Bambino

dipinto,

Tela di formato rettangolare a sviluppo verticale

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Cagnacci Guido (1601/ 1663): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto in esame è ben attestato sul piano documentario: in una lettera di Guido Cagnacci inviata in data 4 settembre 1647 al committente forlivese Giuseppe Albicini, l’artista riferisce dell’imminente realizzazione della Madonna della Rosa. Si riporta il passo allusivo all’opera tratto dalla lettera del pittore: “Ill.mo Sig. mio […] a sua comodità la potrà mandare li quadri conforme che V. S. Ill.mo disse, perché adesso è un poco bon tempo, meglio si potrà spogliare il putto da farsi nel suo quadro perché come viene il freddo non si può spogliare per essere i puttini teneri e patiscono assai” (dal regesto di Benati 2008, p. 343). Per l’artista l’occasione fu quella di una prestigiosa commissione privata - nata per l’importante casata locale degli Albicini - da collocarsi come ulteriore affermazione di riconoscimento presso la città romagnola, conseguita dopo la richiesta dei teleri per la cappella forlivese della Madonna del Fuoco, prima del lungo soggiorno veneziano. L’incantevole dipinto è posto dalla critica come punto di snodo dopo l’esperienza romana di una pittura intrisa “di tonalità fonde e cupe” attinte da “suggestioni di un certo caravaggismo” ancora raccontate nel golfo scuro del tendaggio (Viroli 2008), in contrapposizione all’intenso squarcio celeste mostrato oltre il colonnato della quinta architettonica (quasi di gusto palladiano), dal limpido cromatismo di matrice neoveronesiana. Il richiamo a Paolo Veronese, da più parti manifestato nella letteratura sull’opera, è dichiarato anche nella scelta scenografica del taglio da sottinsù, seppur più temperato e sobrio rispetto alle ripide arditezze del maestro veneto, ma certamente ben assimilato e inteso dal romagnolo. Sebbene probabilmente il caravaggismo nel giovane Cagnacci fu perlopiù mediato dalla scuola bolognese, l’artista, quasi cinquantenne sullo scorcio degli anni Quaranta, mostrava già di aver pienamente acquisito il linguaggio personale della maturità con il suo denso e sensuoso naturalismo. L’esemplare rispondersi dei gesti così misuratamente bilanciati tra madre e figlio, quasi riecheggianti un passo di danza (come suggerisce Pellicciari in Elisabetta Sirani 2004), manifesta apertamente i raggiungimenti compositivi della sua pittura nel tono intimo dell’epifania sacra. Il dipinto segna dunque, ancora una volta di più, il passo di una svolta stilistica già elaborata da tempo, che porterà Cagnacci alla chiamata europea con l’invito di Leopoldo I presso la corte di Vienna
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800682234
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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