Compianto sul Cristo morto
Tavoletta eburnea facente presumibilmente parte di un dittico, composta da due lastre di avorio accostate longitudinalmente. Sono visibili tracce di colore (verde nello sfondo, oltre al rosso il bruno ed il blu) sulla superficie eburnea. Il rilievo compartisce la tavoletta in due sezioni, con la Deposizione della Croce a occupare la parte superiore. Giuseppe di Arimatea sulla scala sostiene il corpo esanime di Cristo, pianto in cielo da quattro angeli. Più in basso Nicodemo rimuove i chiodi dai piedi del Cristo. Alle sue spalle San Giovanni Evangelista piange affranto, mentre Longino solleva lo sguardo al cielo. Il braccio pendente di Cristo è accolto dalla Madonna a sinistra, che lo bacia, accompagnata dalle due Maria di Cleofa e di Magdala. Nella parte inferiore, attorno al catafalco di Cristo, si affollano gli stessi personaggi, sempre sotto le lamentazioni dei quattro angeli. La madre piange il Figlio abbracciandolo, mentre a breve distanza, a sinistra, il sepolcro vuoto ne attende il corpo
- OGGETTO formella di dittico
-
MATERIA E TECNICA
avorio, intaglio
avorio/ pittura
- AMBITO CULTURALE Manifattura Veneziana
-
ALTRE ATTRIBUZIONI
Ambito Bizantino-ravennate
manifattura francese
Manifattura Veneta
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di Ravenna
- LOCALIZZAZIONE Monastero benedettino di San Vitale (ex)
- INDIRIZZO Via San Vitale, 17, Ravenna (RA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa formella eburnea, facente evidentemente parte di un dittico, proviene dalle collezioni che i monaci camaldolesi del cenobio ravennate di Classe, dove era giunta ab antiquo da un altro convento camaldolese, quello veneziano di San Michele in Isola, esistente già dal 1212 sull’isola posta tra Fondamente Nuove e Murano, e per questo noto anche come San Michele di Murano. Non è noto quando la tavoletta dovette confluire nelle raccolte che i classensi di Ravenna, soprattutto nel XVII e XVIII secolo, avevano messo insieme spaziando in varie tipologie di materiali e mostrando un vivo interesse per l’eterogeneità collezionistica, che per gli oggetti in avorio e in osso riferisce a molte aree di produzione e che rappresenta molti secoli, dall’età tardoantica a quella barocca. L’opera è quindi confluita nel demanio comunale, insieme al resto delle collezioni classensi, con le soppressioni del 1797 ed esposta nella chiesa di San Romualdo come parte del Museo Classense Municipale, passando quindi al costituendo Museo Nazionale di Ravenna a partire dal 1885, le cui collezione vennero trasferite nella nuova sede del medesimo, l’ex-monastero benedettino di San Vitale, tra il 1913 ed il 1914. Similitudini molto importanti si possono riscontrare tra il presente oggetto ed altre tavolette di simile fattura e come questa provenienti da San Michele a Murano, presenti nelle collezioni del Museo Nazionale di Ravenna, corrispondenti ai numeri di inventario 1008, 1009 e 1010 (NCTN 0800635618, 0800635619 e 0800635621) raffiguranti rispettivamente la Dormitio Virginis, l'Assunzione e la Natività di Cristo. Le opere sembrano provenire dalla stessa bottega anche per la similitudine riscontrabile nella tipologia e disegno delle cornici. La formella con la Natività di Cristo, in particolare, dovrebbe costituire la controparte (probabilmente anteriore) di un dittico a copertura di un Evangeliario. Ulteriori confronti sono possibili con esemplari di stretta osservanza iconografica dei modelli bizantini e costantinopolitani (vedi MARTINI 1993 pp. 69-70 anche per bibliografia relativa). La tendenza, già espressa da parte della critica, a riconoscere in tale gruppo, probabilmente afferente ad un'unica bottega, una imitazione dei modelli provenienti da Bisanzio, realizzata da officine occidentali italiane (Ravenna o Veneto) o francesi, viene tuttavia rivista da Luciana Martini che pensa piuttosto ad una produzione imperiale definita tuttavia da alcuni elementi di serialità. In questa ottica si giustificano alcune cadute stilistiche e qualitative, operandosi per committenze secondarie, verosimilmente all'inizio del XII secolo. In tale contesto storico e culturale, assume una importanza cruciale il recupero della dimensione umana e mortale del Cristo, dopo le negazioni iconoclaste, che pongono l'attenzione sugli episodi della Passione, con sensibilità proveniente dai modelli della classicità precristiana (vedi ancora MARTINI 1990 per i rapporti con il compianto sul corpo defunto di Atteone)
-
CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635620
- NUMERO D'INVENTARIO Museo Nazionale di Ravenna RCE 100XX
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 1980
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2016
-
DOCUMENTAZIONE ALLEGATA
scheda catalografica (1)
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0