Venere di Urbino. figura femminile nuda

dipinto, 1871 - 1871

In primo piano Venere nuda adagiata sul letto trattiene con la sinistra un ramo di mirto; alle sue spalle due figure femminili in prossimità di un loggiato

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 119 cm
    Larghezza: 170 cm
  • ATTRIBUZIONI Preti Cletofonte (1842/ 1880)
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sottoposto al giudizio del corpo accademico il 6 novembre del 1871 (Atti...1864-1877), il dipinto è il primo saggio di pensione di Preti inviato da Firenze, città dove si era trasferito nel maggio dello stesso anno dopo la vittoria al Concorso Triennale indetto nel 1870 dai tre corpi accademici dell'Emilia (Atti...1864-1877 1 marzo 1871; Archivio anno 1871, 1 maggio). Il pittore, all'epoca quasi trentenne, aveva già potuto fruire, negli anni precedenti, della cosiddetta pensione minore o provvisoria, prevista dallo Statuto del 1860 (Archivio anno 1860) "per mandare giovani che ne siano meritevoli, per un trimestre, od un quadrimestre a Firenze, od altrove, a fare determinati studi...". Preti godette a più riprese di questa opportunità offerta ai giovani accademici dal neonato Stato unitario, soggiornando nell'arco di un anno circa, grazie a reiterate assegnazioni, a Venezia, Roma e Napoli.(Atti...1864-1877 14 ottobre 1968; 11 gennaio, 8 marzo 1869; Archivio anno 1868). Nel 1870 ottenne la medaglia d'argento alla prima Esposizione Nazionale di Belle Arti svoltasi a Parma, a cui partecipò con due grandi successi di qualche anno addietro, La lattante e La toilette. E dello stesso anno è appunto la vittoria al Concorso bolognese che gli frutta un soggiorno triennale, questa volta tutto fiorentino. La scelta del capoluogo toscano non fu certo casuale: la città era andata configurandosi, in quel terzo quarto del secolo, come il centro artistico più vitale nel panorama italiano, sede di elaborazione dell'unico linguaggio pittorico, quello dei macchiaioli, davvero innovativo e intenzionalmente antiaccademico. Numerosi suoi rappresentanti- Fattori, Borrani, Cabianca, Lega - esposero alla rassegna parmense del 1870, suscitando probabilmente - forse Lega sopratutto - l'interesse di Preti; senza contare il soggiorno parmigiano di Cabianca (1863-1870). E' significativo che nel secondo saggio, quello d'invenzione, che invierà da Firenze nel giugno del 1873, "Goldoni giovinetto..." (Sivieri 2001, p.188) soggetto già proposto dallo stesso Cabianca nel 1858 - Preti cominci a mostrare una qualche propensione a interpretare il soggetto storico in termini di più intima verità. Propensione "al vero", o meglio ad un ideale reso "vero", che si esprimerà meglio, di lì a poco e sempre a Firenze, nella "Culla" (Campanini 2007, pp. 304-305), dipinto commissionato dall'Accademia con una remunerazione di lire 1000 (Atti 1864-1877, 19 luglio 1873), secondo quanto previsto dal Regolamento al fine di "incoraggiare" alunni pensionati che ne fossero meritevoli. Nella Culla il tema diventerà decisamente quotidiano e il rigore convenzionale del disegno cederà un poco ai valori cromatici e luministici per una presa più diretta della realtà. Sono scelte - sia detto per inciso - non apprezzate dal corpo docente ("soggetto che massime trattato in una dimensione non piccola, non ha verun linguaggio significativo.......per colorito e luce il lavoro è lodevole e lo sarebbe vieppiù se corretto nel disegno", Atti 1864-1877, 17 giugno 1874) a testimoniare la forte resistenza accademica a ogni istanza di rinnovamento della tradizione figurativa. Di questa maturazione linguistica in atto nel periodo fiorentino di Preti, non può esserci segno nella nostra copia, che invece conferma nella scelta del modello un interesse per la pittura tizianesca largamente condiviso nell'ambiente artistico parmense di quegl'anni e, in particolare, da parte di Preti, una volontà di confrontarsi con i valori cromatici della pittura veneta, già espressa negli anni precedenti dalle due copie, da Veronese e Bordone inviate da Venezia nel 1868. Di fronte alla Venere"il Corpo Accademico si mostra assai soddisfatto dell'amore e dell'abilità con cui è condotto quel lavoro e non solo giudica corrispondersi dal Preti allo scopo per cui la pensione gli venne conferita ma merita egli altresì di venir commendato, ed incoraggiato a proseguire in guisa non discorde dal buon principio" (Atti 1864-1877, 6 novembre). Giudizio assai positivo, condivisibile nella sostanza se non nei toni, come di consueto decisamente enfatici: Preti semplifica del modello alcuni particolari - il disegno pavimentale, i decori della stoffa che ricopre il letto, l'arazzo sulla parete di fondo - ma restituisce fedelmente la figura femminile seppure con una cromia meno calda e vibrante. Il dipinto risulta collocato, con il numero d'inventario 503, nella sala delle adunanze del corpo accademico (Martini 1875) e poi esposto nella Regia Pinacoteca , nella sala IX, con il "S. Girolamo" di Gaibazzi e "Il borgomastro" di Burlazzi (Pigorini 1887); nel 1893 è tra i quadri che la stessa Regia Pinacoteca cede al Regio Istituto di Belle Arti (Inventari 2, cass. 246), con una valutazione, decisamente alta, di lire 1000. Insieme alle opere considerate più prestigiose, la Venere di Preti entrerà a far parte del Museo dell'Istituto erede dell'Accademia
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800447016
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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