Maria Beatrice Ricciarda d'Este d'Austria come Demetra
scultura,
(?) 1821 - ca 1839
Pisani Giuseppe (attribuito)
1757/ 1839
Busto in gesso che ritrae Maria Beatrice Ricciarda d'Este. Sul capo è posto un diadema che trattiene i boccoli spartiti con rigida simmetria (desunta dalla ritrattistica romana d'età imperiale), avvolta in vesti classiche. Il cinto del peplo è ornato da un generico motivo antichzzante, con palmette, girali e rosette, il brodo del manto è invece percorso da spighe di grano, attributo di Cerere o Demetra, la dea materna della terra con allusione ai benefici effetti del governo dell'arciduchessa
- OGGETTO scultura
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MATERIA E TECNICA
GESSO
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ATTRIBUZIONI
Pisani Giuseppe (attribuito): scultore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Estense
- LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Musei
- INDIRIZZO largo Porta S. Agostino, 337, Modena (MO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel personaggio ritratto è riconoscibile Maria Beatrice Ricciarda d'Este (1750-1829), unica figlia del duca Ercole III e di Maria Teresa Cybo Malaspina. Sostiene l'identificazione il confronto con altre immagini dell'arciduchessa: in primis il ritratto il ritratto giovanile, con diadema sul capo, dipinto dal Raffaelle Giovannetti (Galleria Estense, deposito presso l'Accademia Militare di Modena) o, l'altro, in età più avanzata, attribuito ad Adeodato Malatesta (Galleria Estense, deposito presso l'Archivio di Stato di Modena), ripreso nel 1825 in una tela di Eduard Ender (cfr. Martinelli Braglia 1993, p. 31); Maria Beatrice è riconoscibile anche in una miniatura degli inizi dell'Ottocento (Modena, Museo Civico; ripr. come "Ritratto femminile del sec. XIX" in "Il riordino dei Musei Civici" 1987, p. 17). Nel busto in esame, il richiamo alla statuaria classica ispira anche significati simbolici in chiave celebrativa. Questa effigie con diadema, che trattiene i boccoli spartiti con rigida simmetria, ravvolta in vesti classiche, può evocare la statua di "Letizia Ramorino Bonaparte" scolpita da Antonio Canova nel 1807 (Chatsworth, Devonshire Collection). Vi si colgono echi anche dal un'altra impresa canoviana, il "Monumento a Maria Luigia d'Asburgo come Concordia", giunto nella reggia di Colorno nel 1817 (ora a Parma, Galleria Nazionale), testo figurativo di straordinario succcesso, replicato in busto ed erme (cfr. Martinelli Braglia 1991, pp. 245, 246, 248). Memorie, queste, che nel busto dell'Estense si sovrapposero al suo modello più prossimo: la statua marmorea della stessa arciduchessa eseguita dal carrarese Pietro Fontana per il monumento erettole l'8 novembre del 1824 nella piazza Alberica di Carrara (cfr. Farioli 1995, pp. 12-13). Analogo, rispetto al busto in esame, è il simmetrico disporsi della tunica sul petto, a fitte e sottili pieghettature, nel comune idioma di radice ellenistica; diverso invece l'avvoldersi del drappeggio, in ampio ricasco sotto il punto di vita nella statua carrarese, a enfatizzare la gestualità magniloquente, girato appena sotto il cinto nel busto, come a serrare le forme entro una sigla conclusiva. Convalida l'attribuzione al Pisani anche il fraseggio "compilativo" delle pieghe, sorta di rigida impalcatura. Ma ancora più rimanda al Pisani la fissità ieratica delle sembianze, appena temperata da alcune delicatezze plastiche. L'inedito gesso acquista particolare interesse storico anche per i legami che univano il suo autore all'arciduchessa; sua protettrice già presso la corte di Vienna, procurandogli importanti commissioni, per introdurlo, infine, presso l'Accademia Atestina di Modena, di cui avrebbe ricoperto la direzione dal 1821 al 1839 (cfr. Campori 1873, pp. 182-183). L'iconografia classicista di questo busto sarebbe stata di lì a poco ripresa da un noto discepolo del Pisani, Luigi Mainoni
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800439261
- NUMERO D'INVENTARIO 2665
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Modena e Reggio Emilia
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0