Ritratto di Cesare Campori

dipinto, post 1832 - post 1832

Ritratto di uomo a mezza figura con abito nero e camicia bianca con jabot. Al petto porta una coccarda gialla con medaglia dorata. Nella mano sinistra tiene un documento scritto arrotolato, mentre nella destra un disegno di una veduta: un edificio con torre e portale, immerso tra alberi ed arbusti. Sul tavolo di fronte a lui è posata una lettera indirizzata al duca Francesco IV e datata 1832

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 117 cm
    Larghezza: 90 cm
  • ATTRIBUZIONI Girotti Luigi (notizie 1822-1838): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collegio S. Carlo
  • INDIRIZZO Via S. Carlo, 5, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Cesare Campori nacque a Modena il 15 agosto 1814 dal marchese Carlo Campori e dalla contessa Marianna, figlia del conte Carlo Bulgarini di Mantova e Ginevra Visconti. Primogenito di quattro fratelli (Cesare, Giovanna, Giuseppe, Francesco) Cesare fu il 9° marchese di Soliera, Nobile del S.R.I., Patrizio di Modena e Cremona, Patrizio di Bologna. A dieci anni entrò nel Collegio dei Nobili intraprendendovi il tradizionale corso di studi. Nel 1832 venne eletto Principe di Scienze e arti. L’anno successivo, quando era giunto quasi alla fine del corso filosofico (corrispondente all'odierno liceo), fu costretto a rientrare in famiglia a causa di una grave malattia che durò a lungo e che ebbe come conseguenza una progressiva diminuzione dell'udito, tale da portarlo nel giro di pochi anni alla completa sordità. Continuò comunque gli studi privatamente sotto la guida di G. Riva, dedicandosi particolarmente alla letteratura e alla poesia. Pubblicò nel 1835 la sua prima operetta poetica ("Tre inni: l'amore, l'amicizia, la pietà") e l'anno successivo una breve novella in versi ("Giulio e Adele"). Una sua poesia in lode del duca Francesco IV del 1837, una cantica di terzine in forma di visione scritta in morte della duchessa Maria Beatrice Vittoria (1840), versi in lode della principessa Aldegonda di Baviera, sposa del principe ereditario di Modena (1842) documentano la devozione del giovane Campori alla casa ducale e il suo orientamento politico. La sua famiglia era infatti tradizionalmente ligia agli estensi: il padre era ciambellano del duca e comandante della guardia d'onore. Anche Cesare era ciambellano e pur tuttavia non aderì mai a quella corrente ultraconservatrice e ultralegittimista che aveva in Modena la sua roccaforte: negli anni giovanili non si interessò mai veramente alla politica, ma solo alla letteratura, specialmente a quella drammatica. Nel 1841 presentò all'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti, della quale era stato nominato socio effettivo, una "Dissertazione intorno al dramma lirico" e nel 1842 pubblicò a Milano due suoi melodrammi: "Nepomuceno Orsini" e "Osmia". Nel 1844 fece un lungo viaggio all'estero durante il quale visitò la Francia, il Belgio, l'Inghilterra, l'Olanda, la Germania renana e la Svizzera. La conoscenza di questi paesi e dei loro regimi politici, assai più liberali di quello cui era avvezzo, contribuì probabilmente al mutamento delle sue opinioni politiche. Anche se forse il suo temperamento, e certo la sordità, gli impedirono una partecipazione attiva alla vita politica, i suoi scritti lasciano capire che egli da questi anni in poi cominciò a sentire l'aspirazione all'indipendenza dell'Italia e ad avvicinarsi alle idee dei cattolici liberali. Al tempo stesso, pur continuando a comporre versi (la sua ultima raccolta, "Liriche e racconti poetici", sarà pubblicata a Modena nel 1868), cominciò ad interessarsi agli studi di erudizione storica che gli diedero maggiore e più meritata fama. Nel 1847 collaborò all'"Educatore storico", un periodico modenese che si proponeva di divulgare cognizioni storiche con intenti patriottici. Quando, nel dicembre 1847, Modena fu occupata da un presidio austriaco, Campori si trasferì a Bologna, tornando nella città natale solo dopo la partenza del Duca e degli austriaci nel marzo del 1848, cominciando a collaborare con i locali giornali liberali ("L'Italia centrale" e "L'indipendenza italiana"). Al ritorno degli austriaci, insieme al fratello Giuseppe, si ritirò a Bologna e di lì a Firenze. I due fratelli non fecero ritorno a Modena, obbedendo alle forti pressioni dei genitori, se non dopo che furono trascorsi parecchi mesi. Nel 1850 Cesare sposò la marchesa Adele Ricci di Macerata. Nel 1851 pubblicò a Torino due drammi lirici, "Federico Barbarossa a Redona" e "Ezzelino III", frutto più della temperie culturale romantiche e del sentimento politico nazionale che non della sua erudizione storica. L'anno seguente pubblicò a Modena i ricordi dei suoi viaggi all'estero, "Viaggi d'oltremonte", dedicandoli a Massimo D'Azeglio, della cui figlia Alessandrina, andata sposa a Matteo Ricci, era divenuto cognato. Negli anni tra il 1853 e il 1860 non pubblicò quasi nulla: furono anni di preparazione e di studio, quasi completamente dedicati alla lettura e alla ricerca d'archivio, durante i quali si precisò la sua vocazione di storico. Nel frattempo il suo pensiero politico andava sempre più accostandosi a quello dei moderati piemontesi, fra i quali aveva molti amici. Gli avvenimenti del 1859-'60 e l'annessione delle province modenesi allo Stato sabaudo furono da lui accolti con entusiasmo e senza riserve fu la sua adesione al nuovo regime. Il 10 febbraio 1860 il Decreto Farini fondò a Modena la Deputazione %
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438885
  • NUMERO D'INVENTARIO 0564
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Fondazione Collegio San Carlo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1975
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • ISCRIZIONI in basso - SIG. MARCHESE CESARE / CAMPORI PRINCIPE D'ARTI / L'ANNO 1832 - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

FONTE DI RAPPRESENTAZIONE

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