Ercole giovane in riposo
scultura,
ca 1496 - ca 1496
Alari Bonacolsi Pier Jacopo Detto Antico (1460 Ca./ 1528)
1460 ca./ 1528
Bronzo raffigurante Ercole giovane in piedi appoggiato sulla clava; tiene una parte del panno nella mano mancante
- OGGETTO scultura
-
MATERIA E TECNICA
Bronzo
-
ATTRIBUZIONI
Alari Bonacolsi Pier Jacopo Detto Antico (1460 Ca./ 1528): esecutore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Collezioni Galleria Estense di Modena
- LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Musei
- INDIRIZZO largo Porta S. Agostino, 337, Modena (MO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il presente esemplare è quello cui Salvini si riferiva con il n. 88, che presenta alla schiena un'apertura rettangolare; già rotto in due pezzi a metà della clava e allo stinco sinistro (l'altro esemplare n. 87 ha solo minimi difetti di fusione). Secondo Salvini i due esemplari provengono con assoluta certezza dalle collezioni ferraresi, essendo menzionati nell'inventario del 1584: "Uno Hercule grande in piedi si posa su clava con un poco di panno alla mano" e "un altro pur simile a quello quasi in tutto" e nell'inventario delle Pentetorri del 1684: "Un Hercule giovane in piedi appoggiato alla clava". Nella recente mostra mantovana dedicata a Jacopo Alari Bonacolsi detto l'Antico, veniva preso in considerazione solo il pezzo più rifinito a freddo (inv. 6924). Nel saggio portante del catalogo, al studiosa (Allison 2008, pp. 17-25) cita anche gli inventari di Gianfrancesco Gonzaga (1496), in cui ricorre "Lo Hercules dal bastono di bronzo", e di Ercole II d'Este (1559), che forse lo individua "sopra la cornice del camerino minor": una delle stanze del corridoio coperto fatto costruire da Alfonso I d'Este tra il castello di San Michele e il Palazzo Ducale di Ferrara. Allison restituisce all'Antico la piena autografia del bronzo e correttamente osserva che la tecnica presupporrebbe una datazione precoce, in relazione dunque all'attività per Gianfrancesco Gonzaga. Non si può che concordare né si può eccepire alla puntuale indicazione dei modi operativi dell'Antico, di fatto anticipatore delle prassi giambolognesche. Come giustamente prospettato dalla Allison, l'Antico doveva aver prodotto una serie di modelli in terracotta o di "mistura" che usava come prototipi per farne forme da cui ottenere cere facilmente correggibili e destinate alla fusione "a cera persa", che di fatto risultava "a modello salvo". Difficile dire se quelli della raccolta di Modena siano getti condotti mentre l'Antico era in vita o meno, ma è certo che la Galleria possiede almeno altre quattro opere autografe dell'artista che meritarebbero una vera mostra scientifica. Nel caso presente la rinettatura dimostra una fase precedente d'elaborazione, se non addirittura lo schietto assetto del prototipo modello. Al momento non è dimostrabile se questi esemplari dell'Antico siano giunti in mano degli Este precocemente, ma con ogni probabilità l'intenzione era di trarne ulteriori versioni; non è infatti da escludere che bronzi più attraenti come finitura non siano piuttosto versioni tarde o comunque più avanzate di quelle relativamente più sommarie. L'attività dell'Antico era volta a proporre integrazioni plausibili di marmi originali che al tempo erano mutili (Scalini 1988, pp. 62-63, 65-66, n. 8). Le discrepanze col rilievo di Huston sarebbero imputabili a incertezze nella lettura della postura in relazione all'enfasi delle varie masse muscolari. Il mancato seguito nell'elaborazione della ricomposizione fu probabilmente conseguente al fatto che le membra che s'intendeva comporre risultarono poi non compatibili perchè di prototipi statuari originariamente diversi
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438094
- NUMERO D'INVENTARIO 2245
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA GALLERIA ESTENSE
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Modena e Reggio Emilia
- DATA DI COMPILAZIONE 2008
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2010
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0