Madonna con Bambino, Padre Eterno, Santo Vescovo, Sant'Antonio Abate e donatore

dipinto, 1540 - 1560

Il dipinto è racchiuso in una spessa e grossa cornice relativamente recente, concava agli angoli. Al centro della scena la Madonna col Bambino siede su un trono a base cilindrica, che si colloca nella rientranza prospettica della struttura architettonica che fa da sfondo, alla cui sommità si affaccia Dio Padre. Ai lati del trono sono disposti due santi: a sinistra un Vescovo, con tiara e bastone episcopale, avvolto in un ampio piviale rosso, sotto di cui si intravvede un paramento elegantemente decorato; a destra Sant'Antonio Abate, anch'egli rivestito di piviale verde ed identificabile per la campanella legata al ricciolo del pastorale, oltre che per l'emblema del fuoco ardente. All'estremità destra della tela, a mezzo busto e di profilo, è raffigurato il donatore in abiti ecclesiastici

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Rivelli Prassitele Detto Dalla Barba (notizie Sec. Xvi)
  • LOCALIZZAZIONE Borgo Val Di Taro (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La firma perfettamente leggibile permette di collocare l'opera nell'ambito cremonese del secolo XVI, sebbene le fonti ignorino un artista con questo nome appartenente alla famiglia Rivelli d. Della Barba, di cui Antonio Campi (Cremonese fedelissima..1585, III,f.liiij) nomina solamente due Galeazzo, padre e figlio, attivi nei primi anni del Cinquecento, il cui catalogo delle opere è problematico e a cui la critica, anche di recente, ha tentato di proporre nuove attribuzioni (cfr. Bora, Zlatohlàvek). Lo Zaist accennò anche ad altri pittori, presumibilmente figli di Galeazzo, di nome Giuseppe e Cristoforo (cfr. Thieme-Becker) ed è possibile che il nostro Prassitele appartenesse alla stessa formazione culturale, ma di una generazione successiva al Galeazzo autore delle tavole raffiguranti "S.Stefano tra i Santi Biagio e Francesco e storie di S.Stefano" datate 1524 e conservate all'Accademia Carrara di Bergamo. Il dipinto di Baselica in origine apparteneva all'antica chiesa demolita sul finire del XIX secolo, che sorgeva a valle lungo il corso del Taro, sorta per volere di una piccola comunità benedettina e ha i caratteri di un'opera della metà del Cinquecento, piuttosto rigida nelle forme e nella costruzione prospettica, ma particolarmente vivace nella descrizione di brani decorativi. La resa dei finti marmi è ben costruita e anche i tessuti dei piviali sono interpretati con rapide e sicure pennellate, inoltre la pianeta arabescata del Vescovo denota un formazione pittorica non comune nella ricerca di effetti ornamentali. I volti risultano fortemente caratterizzati da un forte realismo ed in particolare l'effige del donatore, il cui abbigliamento si addice a un ecclesiastico, può essere considerato un ritratto vero e proprio, senza alcun accenno di magniloquenza. Le figure della Madonna e del Bambino risentono ancora di modelli quattrocenteschi per le loro aureole raggiate e per il disegno rigido dei panneggi e anche il Dio Padre, gonfio nel paludamento delle vesti, ricorda soluzioni iconografiche adottate abbondantemente nei primi decenni del Cinquecento, ma nell'insieme la tela, specie per il forte carattere narrativo nelle altre figure, sembra più vicina ad una pittura tipicamente devozionale che poteva ancora aver successo a metà del secolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800366505
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1998
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI nel cartiglio dipinto alla base del trono - Prassitellus Rivellus/ alias dalla Barba Cremo.sis/ faciebat - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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