Ercole e il leone di Nemea

piatto, ca 1530 - ca 1535

Piatto in maiolica policroma istoriata. All'interno, in primo piano, Ercole in lotta con il leone di Nemea e in alto la figura nimbata di Veronica che mostra la Sindone; alle spalle di Ercole due poderosi pilastri con stemma "partito"; sullo sfondo paesaggio; dipinto in turchino, verde, arancio, giallo, bruno, nero e bianco. All'esterno troviamo due filetti gialli concentrici presso l'orlo e uno sul piede e legenda in turchino all'interno del piede

  • OGGETTO piatto
  • MISURE Diametro: 27.7 cm
    Altezza: 5.3 cm
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Urbinate
  • ATTRIBUZIONI Avelli Francesco Xanto Detto Rovigo Da Urbino (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Estense
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Musei
  • INDIRIZZO largo Porta S. Agostino, 337, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Pervenuto dalla Collezione estense di maioliche, compare negli inventari ottocenteschi con l'attribuzione a F. X. Avelli e il Campori (1863) ipotizzò che fosse stato eseguito nella manifattura estense di Ferrara al tempo del duca Ercole II (1534-1559), analogamente ad un piatto del Louvre con "Ercole che uccide Caco" dell'Avelli e recante lo scudo di Casa d'Este. Il Venturi (1882), pur confermando l'attribuzione al maestro, confutò la committenza estense per le evidenti differenze dello scudo araldico. In realtà, questo attesta un'altra famiglia aristocratica, non identificata, e si riscontra in altri due pezzi dell'Avelli alla Wallance Collection di Londra e al Kunstgewerbe Museum di Colonia. L'attribuzione al famoso maestro, attivo a Urbino tra il 1530 e il 1542, trova sicura conferma per le stringenti affinità stilistiche con numerosi altri testi autografi, nei quali si evidenziano analogie nell'immaginazione, nella forza espressiva del segno, nella vivace cromia e nell'iscrizione nel retro. Il tema raffigurato (Teocrito, XXV, 211 ss.) appare una ricomposizione di più tasselli iconografici, secondo una maniera abituale nell'Avelli: la figura di Ercole è tratta da un "manigoldo" del Beatricetto, il leone da un bulino di M. Dente (Liverani F. 1979) e la Veronica da M. Raimondi. Nota la Ravanelli Guidotti (Ravanelli Guidotti C., Le ceramiche della Galleria Estense, Colloqui sulle antiche raccolte estensi (Per un Museo Immaginario Estense), 21 maggio 1987, c.s.) che il tema è forse allusivo alla forza morale del duca di Urbino Francesco della Rovere, al quale Xanto dedicò anche un famoso poemetto - "Il rovere vittorioso" - e che il pezzo è ascrivibile ai primi anni del suo soggiorno ad Urbino per l'uso di un contorno fermo, sin troppo marcato, e di una tavolozza molto squillante, carica di gialli. L'assunto è pienamente convincente, ma non si esclude l'ipotesi che il soggetto fosse ispirato dalle qualità fisiche o morali del committente. In questo contesto familiare potrebbe inserirsi l'enigmatica raffigurazione della Veronica, che starebbe a significare una vicenda o una figura femminile della Casata
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800229226
  • NUMERO D'INVENTARIO inv. 1993
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA GALLERIA ESTENSE
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Modena e Reggio Emilia
  • DATA DI COMPILAZIONE 1987
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
    2012
  • ISCRIZIONI sul fondo esterno - Hercole che la pelle al leo(ne) toglie/ per fare agli humer' sui superbe spoglie/ sola vir: (tus) - corsivo - a pennello - italiano volgare
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - ca 1530 - ca 1535

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE