croce d'altare di Gallarati Giovanni Antonio, Barbieri Domenico (sec. XVII, sec. XVIII)
Base a sezione triangolare su alti piedi artigliati, segnata ai profili da nastri avvolti a voluta e decorati da pendoni vegetali e da due cherubi quasi a tutto tondo in corrispondenza dei riccioli; nelle facce, tra due cherubi a mezzotondo, sono cartelle a volute e foglie includenti ovati con la raffigurazione a rilievo rispettivamente dell'Immacolata su nubi tra angeli, della Natività e di un Angelo. Una mensola raccorda la base al fusto risolto in due nodi principali di cui il primo a vaso, decorato da cherubi ad alto rilievo che sostengono pendoni e trofei vegetali, il secondo a balaustro inferiormente rivestito da foglie. Croce con bracci lisci a profilo modanato e terminali quadrilobi definiti da volute e cherubi, recanti al centro clipei con la raffigurazione ad alto rilievo dei quattro Evangelisti con i loro simboli nel recto, lisci nel verso. Cristo morto, realizzato a in bronzo fusione, dorato al pari dei fasci di raggi in rame
- OGGETTO croce d'altare
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MATERIA E TECNICA
argento/ traforo/ sbalzo/ stampaggio/ doratura/ cesellatura/ fusione
bronzo/ fusione/ doratura
LEGNO
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ATTRIBUZIONI
Gallarati Giovanni Antonio (notizie 1628-1629)
Barbieri Domenico (1705/ Notizie Fino Al 1790)
- LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il 29 aprile 1628 il Capitolo, accogliendo l'istanza della Fabbriceria di far realizzare una croce grande per l'altare maggiore, concede, allo scopo di finanziare l'opera, il permesso di alienare alcuni libri in cartapecora nonchè un prestito di circa lire mille (cfr. Ordinazioni Capitolo, libro III, p.73). Che si tratti della croce in esame lo conferma, oltre il riscontro stilistico, il fatto che l' inventario del 1629 puntualmente registra il nuovo arredo con dettagli descrittivi che rendono indubbia l'identificazione. Dai mandati di pagamento conservati si evince una spesa davvero ingente di lire 4262 e il nome dell'artefice, Giovanni Antonio Gallarate, orefice in Milano. E' interessante rilevare come, per opere di un certo prestigio, la Cattedrale si rivolgesse frequentemente a queste date a botteghe milanesi : nel 1615 per la commissione di alcuni arredi solenni (cfr. Ordinazioni della Fabbrica OA'), nel 1632 per la realizzazione di un pastorale (cfr. Registro Mandati F27) e ancora nel 1711 per il grande baldacchino d'argento (cfr. scheda SPSAE PR 00142701).Poco più di cent'anni dopo si cominciò a pensare di alzare "la croce antica di fatura insigne" per renderla più "vistosa" (cfr. Ordinazioni della Fabbrica OA",1737; idem OB, 1749), ma solo il 13 febbraio del 1761 si incaricò del lavoro l'argentiere Domenico Barbieri, che doveva realizzarlo secondo il modello ligneo di Giulio Seletti, cui andarono 24 lire (cfr.Mandati b. 12, 19 febbraio 1761). L'intervento di rinnovo, eseguito piuttosto rapidamente, venne collaudato dai fabbriceri il 17 giugno dello stesso anno: si approvò e saldò una nota spese di lire 2142 e soldi 10, non comprensiva dell'argento, fornito dai committenti; pur non trattandosi di un totale rifacimento dell'arredo, l'impegno del Barbieri fu considerevole, rilavorando egli ben 289 once di metallo, realizzando i raggi in rame ( in sostituzioni dei più antichi "gigli" citati nell'inventario del 1729), procedendo alla doratura degli stessi e del Crocifisso in bronzo recuperato da un'altra antica croce conservata in sagrestia (cfr. Ordinazioni della Fabbrica OB, febbraio-giugno 1761; Memoria... 17 giugno 1761; Mandati b.12, lista spese 19 novembre 1761). Con buona attendibilità si può affermare che l'argentiere parmense sia intervenuto nella base, aggiungendo i piedi, stilisticamente ibridi e comunque assai poco seicenteschi, le grandi volute che li sormontano e applicando sui profili di queste tre cherubi a tuttotondo, il cui morbido naturalismo contrasta con la tipologia barocca degli altri. Per quanto riguarda il fusto vennero probabilmente sostituiti i nodi di raccordo e rimaneggiato quello a balaustro al fine di allungare il fusto; anche i montanti della croce furono verosimilmente rifatti recuperando gli antichi terminali. Ne è risultato un oggetto stilisticamente composito, non perfettamente proporzionato, ma di notevole interesse artistico: di alta qualità le parti seicentesche, caratterizzate da una grande perizia esecutiva, evidente nella vivace interpretazione del cherubo e nelle figurazioni degli Evangelisti, le cui forme morbide emergono con naturalezza dallo spazio astratto dei clipei; pregevole, tra le scene figurate della base, quella con la Natività, complessa nella struttura e ricca di dettagli narrativi. Dell'intervento del Barbieri si segnalano i cherubi della base per la loro evidenza plastica ed espressiva
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800148760
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- DATA DI COMPILAZIONE 2005
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0