decorazione plastico-architettonica di Ferrari D'Agrate Antonio (secc. XV/ XVI)
decorazione plastico-architettonica
1493 - 1514
Ferrari D'agrate Antonio (1463 Ca./ 1528)
1463 ca./ 1528
I pilastri cruciformi hanno basi attiche e presentano sei scanalature su ciascun lato con rudentature fino a un terzo circa del fusto. I capitelli sono di vario genere: ora corinzi con l'aquila di S. Giovanni (solo sul lato rivolto alla navata), ora compositi con tralci di frutta, ovuli e cartelli appesi a nastri svolazzanti. Al di sopra dei capitelli il cosiddetto dado brunelleschiano, cioè un frammento di trabeazione tra capitello e arcata. Le lesene presentano scanalature uguali a quelle dei pilastri, capitelli compositi e al di sopra di questi un sovrasesto composto da cornice e fregio scanalato
- OGGETTO decorazione plastico-architettonica
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MATERIA E TECNICA
pietra/ doratura
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ATTRIBUZIONI
Ferrari D'agrate Antonio (1463 Ca./ 1528)
- LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Da documenti d'archivio risulta che nel 1488 Antonio D'Agrate vendette alla comunità benedettina il terreno sul quale doveva sorgere il complesso monastico. Egli fin dal 1493, al tempo dell'esecuzione delle prime tre cappelle della chiesa, aveva fornito paraste, capitelli, cornici. Anni dopo fece i piloni per la navata centrale eseguiti dal 1510 al 1514 (documentazione completa nei registri dell'Archivio di Stato; iscrizioni dell'autore sui capitelli); sebbene vi sia una certa differenza di tempo fra i primi capitelli delle cappelle e quelli della navata maggiore e a loro volta in questi tra quelli di destra più arcaici e quelli di sinistra (vedi aquila), il tipo decorativo e lo stile è sempre lo stesso e dovuto per intero ad Antonio D'Agrate (che da' alle sue sculture ornamentali un carattere prettamente lombardo, mentre il tipo dei pilastri scanalati e la disposizione ricorda la grande arte toscana del Brunelleschi, prototipo per tutta l'Italia). Dei pilastri parlano in particolare il Venturi, che erroneamente li attribuisce al figlio di Antonio, Giovan Francesco, il Salmi e il Testi, i quali si occupano specialmente del problema della loro derivazione toscana, negata dal primo, accettata dal secondo. Secondo B. Adorni (1979) se anche il dado brunelleschiano non era raro in Lombardia e nell'Italia Settentrionale, l'uso della pietra grigia di Serravalle e il tipo dei pilastri indicherebbero una precisa volontà di ripresa del Brunelleschi, che sarebbe confermata anche dal dislivello fra le basi delle colonne della navata e le basi delle lesene, dislivello presente anche nel S. Lorenzo di Firenze. Inoltre gli influssi emiliani che il Salmi sottolinea hanno qualche vago riscontro solo nel trattamento delle cortine murarie con le opere di Biagio Rossetti, invece figura veramente delineata in una compagine quale quella emiliana difficilmente caratterizzabile. Adorni sottolinea invece l'osservazione del Salmi riguardo il sovrasesto dei capitelli delle lesene che ha riscontro nel S. Francesco di Rimini; tale contatto con il motivo festonato dei capitelli che richiama le lesene della controfacciata del Tempio Malatestiano, è interessante per una possibile corrispondenza tra Grapaldo e Basinio da Parma
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800144720
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- DATA DI COMPILAZIONE 1980
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI nei capitelli degli ultimi due pilastri - ANNO SALUTIS MDX/ ANTONIUS PARMENSIS FACIEBAT - lettere capitali - a incisione -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0