Mosè riceve da Dio le tavole della legge
dipinto
1560 - 1562
Allegri Pomponio (1521/ 1593)
1521/ 1593
Il catino absidale risulta composto da due fasce: quella inferiore è occupata dalla rappresentazione sommaria di un accampamento con vecchi dalle lunghe barbe bianche e da una moltitudine di donne e bambini colti in atteggiamenti diversi (stupore, paura, devozione); la parte superiore culmina nella figura centrale di Mosè, quasi trasfigurato, che ascende al cielo con le Tavole della Legge, tra nubi cumuliformi e temporalesche, in una gloria di angeli musicanti
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
-
ATTRIBUZIONI
Allegri Pomponio (1521/ 1593)
- LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La prima importante commissione a Parma, Pomponio Allegri, figlio del "divino" Correggio, allievo poi del Rondani (Pungileoni 1817-1821, p. 261, sull scorta del Lanzi 1834, v. IV, p. 78), l'aveva avuta nel 1546, quando si era impegnato a dipingere in cattedrale la cappella ora Guzzoni, imbiancata nel 1741 (Diana 1988, II, p. 622). Nonostante sia documentato il fatto che il pittore reggiano continuerà ad essere tenuto a Parma in gran considerazione dai contemporanei, tanto da avere numerose committenze in città (oggi perdute), dovranno passare ben quattordici anni per ritrovarlo ancora all'opera nel duomo cittadino: l'affresco con "Mosè sul Sinai" appartiene, infatti, agli anni 1560-1562. In realtà il catino avrebbe dovuto essere dipinto già dal 1522 e dall'Anselmi, il quale era stato incaricato dell'impresa il 22 novembre di quell'anno, come risulta da un rogito stilato da Galeazzo Piazza (già citato dal Testi 1934, p. 76), documento in cui il pittore si impegnava a "frescare anche la grandecrociera sovrastante". Tali impegni vennero rinnovati ed amplitai dallo stesso Anselmi il 14 febbraio 1548: oltre alla crociera del transetto e dell'abside, il pittore si assimeva anche l'incarico di affrescare le due volte della navata maggiore, partendo dall'altare verso la porta (Testi 1934, p. 76): ma, alla fine, eseguì solo la crociera del transetto poi ridipinta dal Bresciani (vedi scheda n. 640). E' così che il lavoro passò nelle mani di Pomponio Allegri, il quale risulta ricevere pagamenti per l'impresa a partire dal 30 luglio 1560, pagamenti terminati il 29 dicembre 1562 per un totale di 80 scudi d'oro (Libro segnato R.C. Parma, presso l'Archivio della Fabbrica). Allineandosi alle ricerche formali della seconda generazione dei manieristi parmensi, quali il Bertoja, nel presbiterio parmense Pomponio riprende l'ormai stanca impostazione di stampo raffaellesco che risente, anche se solo marginalmente, delle forti tipologie di Giulio Romano: ormai del tutto svuotate risultano qui languidamente appiattite, a ricordare nel lungo ovale dei visi e nelle pose eleganti e garbate, l' "alchimia" di Parmigianino. In questa ordinata rappresentazione di un evento sconcertante, che ha come fulcro la figura irreale di Mosé, con le braccia alzate a sorreggere le Tavole della Legge, attorniato nel cielo da angeli musicanti, ed in terra da donne imploranti e vecchi che escono da pittoresche tende di un accampamento ebraico, la critica ha riconosciuto "deboli parallelismi michelangioleschi come pure rimandi al Mosè della Steccata di Parmigianino" ( Zanara Sacchelli 1992, p. 249). Schiacciante rimane comunque per Pomponio il ricordo di Bertoja e Mazzola Bedoli, di Bernardino Gatti e del padre Antonio, da cui però è ormai profondamente lontano, oltre che nelle tipologie dei personaggi, anche nell'uso del colore fortemente accentuato ed eccessivamente chiaroscurato. Forse proprio a causa del suo dipingere fumoso (Ricci 1931), ma qui anche per le forti infiltrazioni d'acqua, molte delle sue opere furono scialbate e scomparvero dalla vista in tempi a lui assai vicini, l'Affò (Ms. 1599), sottolineava come già la pittura dell'artista reggiano "nonstante qualche danno" si lasciasse godere ancora , ma successivamente l'Allodi (1854-1856) del Mosè scriveva: "nel catino è un affresco, ma patito di Pomponio Allegri". Oltre alle voci in bibliografia per Pomponio Allegri si segnalano anche: C. Ricci, Pomponio Allegri, in "Bollettino d'arte", X, 1931, pp. 337-356; A. Ghidiglia Quintavalle, Un Iacopo Bassano e un Pomponio Allegri inediti, in "Crisalide", gennaio-febbario 1934, pp. 1-3; A. O. Quintavalle, La Regia Galleria di Parma, Roma 1939, p. 56; p. 865; p. 268; A. O. Quintavalle, Mostra parmense dei dipinti noti ed ignoti dal XIV al XVIII secolo, catalogo della mostra, (a cura di), Parma 1948, p. 61; p. 79 e sgg.; E. Bodmer, Il Correggio e gli emiliani, Novara 1943
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800142595
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0