semicapitello composito - bottega emiliana (primo quarto sec. XII)

semicapitello composito ca 1106 - 1124

Capitello di tipo corinzio con un primo livello ornato a foglie d'acanto strigilate, un secondo con doppie mezze foglie che si aprono a "V", da cui escono caulicoli desinenti a doppia voluta; sulla lesena angolare sinistra è un'aquila con le ali aperte poggiante su una foglia d'acanto. Abaco a palmette strigilate e collarino liscio

  • OGGETTO semicapitello composito
  • MATERIA E TECNICA pietra/ intaglio/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Emiliana
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE (Capitello n. 1 delle navate, in Quintavalle 1974). Quintavalle sostiene che appartenga alla seconda maestranza che lavora in duomo dal 1106. La Cochetti Pratesi (1980) sostiene, invece, che possa essere ricondotto al modello del S. Andrea di Carrara e, dunque, risalga alla metà del XII secolo. La questione dei capitelli della cattedrale di Parma è infatti stata lungamente dibattuta dagli storici dell'arte, in quanto dalla cronologia dei medesimi, si può risalire a quella dell'intero edificio. Le notizie qui riportate, a distanza di circa vent'anni, fanno ancora quasi del tutto riferimento alla tesi del Quintavalle (1974, cap. IV). Per quanto riguarda la cronologia viene accettata la tesi che li vede opera, come detto, di una maestranza operante in duomo all'incirca dal 1106 (o forse anche prima) fino al 1115/1120, di cultura francesizzante (con probabilli rapporti con la Borgogna e con Cluny III) e con conoscenze dell'arte aragonese (specie della cultura di Jaca). Questa maestranza sarebbe la seconda, considerando come prima quella che ha scolpito i capitelli della cripta, ma anche parti di capitello inserite poi successivamente nei capitelli delle navate e dei matronei (reimpiegati): queste parti, a volte riscolpite, vistosamente adattate alle nuove, presentano caratteri più arcaici ed un taglio della pietra più grossolano; le parti "nuove" hanno delle caratteristiche foglie d'acanto con profonde e rigide strigilature ed un intaglio scavato. Si tratta ancora con la seconda maestranza della rielaborazione di un certo tipo di capitello corinzio elaborato in area mediopadana e specie a Modena tra la fine del XI secolo ed i primissimi anni del XII. Nei capitelli del duomo, nelle scene figurate si possono distinguere alcune mani di artisti a cui il Quintavalle ha attribuito un nome, e li vedremo singolarmente: della loro scelta iconografica (gli episodi di S. Martino, i cavalieri del Maestro omonimo) stabilisce dei collegamenti con i programmi culturali di S. Bernardo degli Uberti e quindi con la sua polemica contro Cadalo e le scelte conseguenti di un'iconografia francesizzante e non lombarda. Infatti "Bernardo opera per costruire una chiesa riformata e legata a Roma; si serve naturalmente dei monaci cluniacensi...In un contesto del genere il solo bestiario lombardo, ricco ma scarsamente funzionale ad un discorso educativo nei fedeli, poco poteva servire e quindi Bernardo dovette procurarsi degli scultori disponibili a rielaborare quell'iconografia..." (Quintavalle 1974, p. 152). Resta da notare ancora una cosa: la prima maestranza e la seconda operarono consecutivamente, senza stacco temporale, ma solo stilistico, stacco naturalmente non fine a se stesso ma funzionale ad una scelta culturale molto precisa. Oltre alla "Bibliografia" segnaliamo anche le seguenti voci, rimandando comunque, al fondamentale testo di Quintavalle, La cattedrale di Parma, Parma 1974, per un quadro puntuale ed ancor oggi completo della bibliografia precedente. E. De Dartein, Etude sur l'architetture lombarde et sur les origines de l'architetture romano-byzantine, Paris 1865-1882, p. 420 e sgg.; A. K. Porter, Lombard Architecture, 1917, (n. ed. 1967), v. III pp. 148-167; M. G. Zimmermann, Oberitalische Plastik im Fruhen und hohen Mittelalter, Leipzig 1897; P. Toesca, Il Medioevo, Roma 1927 (n. ed. Torino 1965), p. 888; G. De Francovich, La corrente comasca nella cultura romanica europea: I gli inizi; II la diffusione, in "Rivista del R. Istituto di Archeologia e storia dell'arte", 1935-1937, pp. 47-129 e pp. 267-305; G. De Francovich, Wiligelmo da Modena e gli inizi della scultura in Francia e in Spagna, in "Rivista del R. Istituto d'Archeologia e storia dell'arte", 1940, pp. 225-294; R. Jullian, L'Eveil de la sculpture italienne: la sculpture dans l'Italie du Nord, Paris 1945; G. De Francovich, Benedetto Antelami e l'arte del suo tempo, Milano-Firenze 1952, pp. 9-11; A. C. Quintavalle, La cattedrale di Modena, con introduzione di C. L.Ragghianti; Modena 1964; C. L. Ragghianti, Prefazione in "S. Andrea Apostolo duomo a Carrara", Genova 1972; A. C. Quintavalle, La cattedrale di Cremona, Cluny, la scuola di Lanfranco e di Wiligelmo, in "Storia dell'arte", 1973
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800142465
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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