Sant'Ilario e angeli

dipinto,

Il quadro rappresenta S.Ilario in estasi, con gli occhi al cielo, seduto su di un cuscino di nubi, rivestito dagli abiti episcopali e con un libro aperto nella mano sinistra. Intorno visi di cherubini e due angeli a figura intera: uno, in primo piano, adagiato sulla nuvola, sembra sostenere il peso del Santo; l'altro, sullo sfondo, si rivolge al patrono di Parma, tenendo tra le mani la mitria

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Balestra Antonio (1666/ 1740)
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera è attribuita all'unanimità da tutte le guide locali al pittore veronese Antonio Balestra, artista gà stimato dai suoi contemporanei per la sua pittura classicistica e fortemente accademica. Allievo di Carlo Maratta a Roma, ma assai attratto dalla pittura napoletana arricchita dalla maniera di Lanfranco ed amante dello stile levigato di Guido Reni, il Balestra, in questa tela, considerata uno degli esempi migliori della tarda produzione del maestro veronese, dimostra un colorismo sciolto e libero che lo avvicina alla pittura dei suoi conterranei Piazzetta e Tiepolo. Il dipinto venne citato per la prima volta dallo stesso Balestra nelle aggiunte manoscritte che questi appose alla "vita" che Lione Pascoli gli dedicò nel quarto decennio del '700: l' artista veneto tiene infatti a ricordare, e per ben due volte (all'anno 1733), di aver eseguito "una piccola tavola con S. Flavio", equivocando sul nome del Santo e poi ancora di seguito "Una Tavolina d'altare per la chiesa sotterranea del Duomo di Parma, con S.Ilario Vescovo portato in cielo dagli Angeli" (in Pascoli 1732-39 ca., ed. a cura di D'Arcais 1981, p. 131). Lo schema piramidale con il santo dallo stupendo piviale, che pare sostenuto dall'angelo ad ali spiegate in basso a sinistra, venne ripetuto poi dallo stesso Balestra nel "Sant'Osvaldo in gloria" (Venezia, Chiesa di S.Stae), opera di maggiore respiro formale rispetto al dipinto parmense che ne pare quasi una semplificazione (Loda 2004, p. 162). Certo è che il "S. Ilario" del veneto Balestra ebbe sicuramente un forte impatto sull'ambiente emiliano: basta ricordare (come sottolineava E. Battisti, Antonio Balestra, in "Commentari", V, gennaio-marzo 1954, p.35) l'esempio di Gaetano Gandolfi, che nella tela con "S. Gregorio taumaturgo" (Bologna, S.Giacomo Maggiore), sembra di fatto ricalcare lo stile "facile e ben condotto" dell'artista veneto (in Loda 2004, p. 162)
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800134660
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2002
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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