croce processionale - bottega parmense (terzo quarto sec. XVI)
Croce astile con anima lignea, rivestita sulle facce da lamina in argento percorsa da un decoro inciso a racemi vegetali affrontati e lateralmente da lamina di rame dorata, che va a costituire la profilatura modanata dei bracci. Nei terminali a riquadro sono figurazioni a rilievo in rame dorato realizzate a fusione: sul recto il Pellicano con i piccoli, la Madonna, S. Govanni Ev. e S. Maria Maddalena; sul verso due Evangelisti nel braccio verticale, S. Marco e S. Luca, e due Santi Martiri, verosimilmente i Santi Lucio e Amanzio, in quello orizzontale. Al centro sono nel recto, la figura a tuttotondo del Cristo morto, con i piedi su suppedaneo e il capo aureolato, nel verso, quella a mezzorilievo della Madonna col Bambino, entrambe a fusione. Completano la croce pinnacoli decorativi ancora a fusione e pomoli, su cespi fogliari. Il tubo d'innesto presenta un grosso nodo schiacciato con fascia centrale scanalata, inferiormente e superiormente bacellato
- OGGETTO croce processionale
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MATERIA E TECNICA
argento/ battitura/ traforo/ sbalzo/ stampaggio/ cesellatura/ doratura
- AMBITO CULTURALE Bottega Parmense
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Pini Giovanni Alberto
- LOCALIZZAZIONE Corniglio (PR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Importante la committenza di questo prezioso oggetto liturgico donato alla chiesa da un esponente dalla famiglia Rossi, la quale fu titolare del feudo di Corniglio, pur con alterne vicende, dal tardo Trecento fino alla requisizione farnesiana nel 1619 (Dall'Olio 1960, pp. 36-48). La croce si deve infatti alla munificenza di Camillo Rossi, pronipote del celebre Pier Maria e conte di Corniglio dal 1529 fino alla morte avvenuta nel 1575. Significativa è la data della donazione, 1571: dall'anno precedente è infatti documentata la presenza a Corniglio delle reliquie, provenienti da Roma, dei Santi Lucio e Amanzio, da allora festeggiati il 6 giugno come patroni del paese (idem pp.77-81). La croce non a caso sostituisce in due terminali del verso le figure degli Evangelisti Matteo e Giovanni (sono presenti i soli Marco e Luca) con due Santi Martiri, certamente da identificarsi, anche per la coincidenza con l'iconografia che in seguito li venne connotando, nei suddetti Lucio e Amanzio. Il signore di Corniglio intese probabilmente solennizzare con questo dono l'inizio del nuovo culto. Si tratta di un lavoro di buona qualità esecutiva, che trova riscontri stilistici e iconografici talora puntuali con altre croci di ambito parmense variamente datate entro un arco cronologico compreso tra gli anni Venti e Novanta del sec. XVI, da quella della distrutta chiesa di S. Prospero, a quelle delle parrocchiali di Sissa e di Vigatto, fino a quella del Duomo datata 1588. Questa produzione pare individuare il proprio modello nel ben più aulico esemplare eseguito per la collegiata di Busseto nel 1524 da Jacopo Filippo e Damiano da Gonzate (Gasparotto 2003, pp.341- 342); la splendida croce bussetana, che supera le sinuosità e il decorativismo tardogotico animando le figure di nuovo plasticismo e assumendo un lessico decisamente protoclassico, dovette costituire un ideale riferimento per gli orafi parmensi del Cinquecento, che ne proposero una versione semplificata, sia a livello formale che iconografico e tecnico: scompaiono le figure laterali a tuttotondo, si riducono a placchette appena rilevate quelle ad altorilievo dei terminali, motivi incisi sulla lamina sostituiscono le filigrane su smalto, sobri pinnacoli e cespi fogliari prendono il posto di ben più articolati decori lungo i profili. Nessuno dei pezzi conservati di questa produzione "minore" reca il nome dell'artefice, che peraltro non può essere unico, considerato l'ampio arco cronologico d'appartenenza delle croci; d'altra parte la ripetitività quasi pedissequa di certi elementi, come le placchette dei terminali o i nodi d'innesto, l'analogia di struttura e di lessico decorativo fanno pensare all'utilizzo di medesime matrici e disegni, magari tramandati nell'ambito di un'unica bottega. Tra le officine orafe parmensi del Cinquecento, note soprattutto a livello documentario (essendone la produzione andata pressoché completamente dispersa), pare pertinente il riferimento a quella di cui fu titolare fino alla metà del secolo Giovan Francesco Bonzagni, subentrandogli poi il genero Giovan Alberto Pini che, dopo il matrimonio con Lucrezia Bonzagni, ne assunse significativamente il cognome. La famiglia doveva infatti aver acquisito un notevole prestigio in città, dal momento che Giovan Francesco fu tra gli Anziani del Comune, saggiatore prima e poi conduttore della Zecca locale, autore di importanti lavori per la Cattedrale, mentre i due figli Giovan Giacomo e Giovan Federico furono a Roma coniatori e bollatori pontifici (Pollard G., ad vocem in Dizionario Biografico degli Italiani, v. XII, Roma 1970, pp. 480 - 483). Degno erede della famiglia Bonzagni e curatore dei suoi interessi, dopo la morte del maestro e in assenza dei cognati, il Pini risulta documentato artefice di opere per le principali chiese cittadine tra cui una croce astile per S. Maria della Steccata ordinatagli nel 1559; fu anche fornitore della Comunità cittadina e della Corte farnesiana (Scarabelli Zunti Documenti e Memorie , ms. fine sec. XIX, v. IV c. 335 sgg). Pur nell'impossibilità di sostenere l'attribuzione con riscontri stilistici, data la perdita delle opere documentate, proprio al Pini potrebbero essere riferite sia l'esemplare di Corniglio sia quello, più ricco ma di analoga fattura, della Cattedrale parmense. Sono tra l'altro attestati rapporti dei Bonzagni-Pini con i Conti Rossi di Corniglio, committenti della croce in esame, dal momento che un importante e riservato atto legale della famiglia venne redatto in casa del Conte Filippo Maria Rossi, figlio di Camillo, in vicinia S. Ambrogio (Ibidem cc. 102-103). (1)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800112096
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- DATA DI COMPILAZIONE 2002
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI nel recto, al di sotto del Cristo - MDLXXI - a incisione - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0