La morte di Sant'Onofrio. Sant'Onofrio/ San Pafnuzio
dipinto,
Stern Ignazio (1679-1698/ 1746-1748)
1679-1698/ 1746-1748
Ovato entro apposita sede in stucco con la morte di S. Onofrio. L'eremita è disteso a terra, nudo, con un ramo di frasche ai lombi. Vicino a lui S. Pafnuzio in saio eremitico, macerato dal digiuno prega per l'amico. Due angeli portano al cielo l'anima del santo in immagine giovanile. In basso due leoni scavano la fossa. Nello sfondo rocce, alberi e cielo. Cornice di contorno in legno dorato scolpita a nastro tortile
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Stern Ignazio (1679-1698/ 1746-1748)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE chiesa di S. Onofrio
- INDIRIZZO Largo Antonio Calderoni, 7, Lugo (RA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE In seguito all’edificazione dell’ospedale e dell’oratorio di Sant’Onofrio, grazie al lascito testamentario di Clemente Galanotti (morto il 14 agosto 1674), la Confraternita, istituita appositamente per gestire il patrimonio e le attività assistenziali, procedette anche con la realizzazione dell’apparato pittorico. Le prime pale d’altare furono probabilmente commissionate tra fine settanta e inizi ottanta del Seicento dagli esecutori testamentari Bernardino Galanotti (figlio di Clemente, carmelitano e priore del convento di Sant’Ilaro), e il dottore Cesare Orsini. Per la seconda importante fase decorativa i confratelli affidarono a Ignazio Stern l’esecuzione, fra il 1716 e il 1719, delle due tele con l’“Annunciazione”, del lunettone e degli ovati con episodi della vita di Sant’Onofrio. I soggetti di quest’ultimi dipinti rispecchiano la profonda devozione di Clemente Galanotti verso il santo eremita e l’affetto per il figlio Onofrio, mancato prematuramente. Il pittore bavarese inscena così le vicende biografiche dell’anacoreta fin dall’infanzia, seguendo il racconto confluito negli “Acta Sanctorum”, editi nel 1698. Da un punto di vista stilistico è chiara la lezione di Carlo Cignani, “tuttavia Stern riesce ad affiancare al temperato controllo formale del maestro un tono più accostabile e minuto, frutto forse del contatto con l’ambiente romano, dove Ignazio soggiorna fra 1702 e 1712, e della pittura raffinata e sentimentale di Francesco Trevisani. Nella sua pittura si percepisce infatti una sensibilità maggiormente in linea con le situazioni che si rinvengono nella coeva culturale letteraria dell’Accademia d’Arcadia e musicale del melodramma, irradiata anche in Emilia e in Romagna attraverso l’attività delle ‘colonie’ di ‘pastori’”, ossia la traduzione in immagini degli indirizzi della Colonia Renia (Graziani 2017, pp. 588-589)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800087323
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 1974
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2010
2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0