Giuditta con la testa di Oloferne

dipinto,

Il dipinto raffigura su fondo scuro, Giuditta, eroina della storia ebraica, in veste rossa e turbante ocra, a mezzo busto, che regge la testa di Oloferne, il generale assiro che ella decapitò con una spada

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Bolognese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE palazzo Prati Savorelli
  • INDIRIZZO corso Armando Diaz, 49, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è stato lasciato nello stato rovinoso nel quale fu estratto dalle macerie del crollo del '44 (dovuto ad un bombardamento). È ascrivibile a scuola bolognese della seconda metà del Seicento, di ispirazione pasinelliana. Ricordato nella guida del Casadei (1928) come opera dell'Albani [scheda OA/ 1992]. Rispetto a queste indicazioni redatte nel 1992, si pone un dubbio anche se lo stato conservativo non permette di confermarlo in via definitiva. Tuttavia, i caratteri della composizione e la postura dei due personaggi più che a Giuditta e Oloferne fanno pensare alla raffigurazione di una Carità Romana, ossia l’episodio mitologico di Pero che allatta segretamente il padre, Cimone, dopo essere stato condannato a morte per fame. La qualità del dipinto non è trascurabile e l’espressione della giovane donna richiama alcune figure femminili di Giuseppe Bartolomeo Chiari (Roma o Lucca, 1654 – Roma, 1727), allievo prediletto di Carla Maratta, tre volte principe dell’Accademia di San Luca, autore di diversi affreschi per chiese romane e su richiesta di Clemente XI di dodici cartoni per la decorazione della cupola della Presentazione in San Pietro. Inoltre, esegue opere a soggetto storico e religioso per svariate collezioni private. Grazie alla rigorosa formazione accademica, Chiari definisce uno stile classicista influenzato dai Carracci, Reni, Albani e Domenichino. Ritornando al presente dipinto, lo si confronti con la “Musa Erato” (mercato antiquario), un ovato che potrebbe corrispondere alla dispersa “Poesia con cetra” della serie di allegorie a mezzo busto che Chiari realizza assieme a Carlo Cignani, Nicolò Bambini, Francesco Trevisani, Sebastiano Conca, Felice Torelli, Girolamo Pesci per i conti Albicini di Forlì (cfr. M. Solferini, La quadreria dei conti Albicini. Una raccolta di pittura 'capitolina' a Forlì, in Collezionismo d'arte in Romagna in età moderna, a cura di B. Ghelfi e O. Orsi, Bologna 2018, pp. 209-211). Altro richiamo alla maniera del Chiari lo si può trovare nella sua “Vergine dei dolori” (1712), conservata nel Museo Civico di Osimo, o ancora nel volto della Giuditta con testa di Oloferne (cm 93 x 72; ubicazione ignota). Infine, negli inventari Prati Savorelli sono state rinvenute solo note che riguardano una “Carità Romana” di “Scuola Lombarda” (misure “3.6 x 4.7”) e una “Carità Romana mezza figura” attribuito più volte al Lanfranco (1.10 x 0.80), dipinto giudicato “bello assai”, purtroppo non rintracciabile
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800052307
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 1992
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
    2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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