suicidio di Lucrezia
dipinto,
Ricchi Pietro (attribuito)
1605-1606/ 1675
Su fondo scuro è raffigurata una giovane donna che scopre il petto, già trafitto dal pugnale che tiene nella mano destra; il sangue sgorga copioso mentre la donna si piega cercando un appoggio, il viso contratto dalla morte imminente. A destra sopra un tavolo sono alcuni oggetti d'uso. Il manto della veste è giallo. Cornice liscia dorata
- OGGETTO dipinto
-
ATTRIBUZIONI
Ricchi Pietro (attribuito): esecutore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE palazzo Prati Savorelli
- INDIRIZZO corso Armando Diaz, 49, Forlì (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE "La tradizione attribuisce questo dipinto di notevole qualità, alla scuola di Guido Reni; l'inventario dell'Istituto Prati del 1946 lo riferisce poi a scuola bolognese del '600, mentre quello del 1951 lo specifica di scuola dell'Albani. L'opera in realtà appare di ambito diverso, e nella sua mondanità, di un giro di cultura veramente europeo, così com'è gremita di diverse e ben miscelate nozioni stilistiche: da quella fiorentina, nella soda tenuta formale e nel morbido chiaroscuro, a quella lombarda che ne accentua certa sensitività volgendola al prezioso e all'orrido insieme. Si avvertono poi suggestioni rubensiane e fiamminghe, mentre la gravezza pur dinamica della figura rimanda ai modi di Sebastiano Mazzoni. Queste molteplici e diverse esperienze sembrano indicare la personalità inquieta di Pietro Ricchi, pittore girovago fra Lucca, città natale, Genova, Parigi, Milano, Brescia, ed infine Venezia. Quanto alla datazione del dipinto, direi verso il 1650, quando lo stile del pittore sta ancora tentando una propria via fra la cultura milanese e veneziana, e prima di farsi maniera personalissima" (D. Ferriani 1980). Riguardo ai diversi rimandi stilistici rintracciabili nella produzione di questo artista dal temperamento drammatico e sottilmente eccentrico, troviamo ulteriori corrispondenze in due inventari della collezione Prati Savorelli di fine Ottocento e del 1902. Nella “Nota dei quadri esistenti in Forlì”, s.d. [1863 post quem], al numero d’ordine, al numero d’ordine 22 risulta: “Savorelli / tela / Guido Reni (Scuola) / Morte di Lucrezia / 1.22 x 1.49”. Così come nell’ “Elenco di Quadri appartenenti alla M.a D.re Contessa Chiara Prati Ved.a Savorelli valutati oggi 23 Genn.o 1902 dal Illmo Sig. Prof Cav.e Anacleto Guadagnini” troviamo: “1 / Lucrezia / Guido Reni – Scuola (Procaccini)”. Interessante l’ipotesi attributiva a Procaccini, in quanto conferma la ricca e sfaccettata cultura visiva del Ricchi, formatosi al cospetto dell’arte reniana, ma fortemente sensibile ai bagliori del Mastelletta e alle sodezze languide d’Oltralpe. In questa sede si vuole intendere che il perito-pittore bolognese Anacleto Gudagnini forse ha in mente non tanto Camillo Procaccini, bensì il fratello Giulio Cesare. Nato a Bologna, questi diventerà uno dei massimi esponenti del barocco lombardo, grazie alla originale interpretazione della grazia del Correggio e del Parmigianino e alle “vigorose suggestioni dell’arte di Rubens” (Pittura a Milano dal Seicento al Neoclassicismo, a cura di M. Gregori, Milano 1999, p. 205). Recenti studi hanno preso in esame l’influsso del Procaccini, così come quelli del Morazzone, Cerano e Daniele Crespi, per misurare l’apporto lombardo nel complesso iter formativo del Ricchi, la cui carriera si svolge per buona parte tra Milano, Brescia, Bergamo, Verona e Trento
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800052287
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 1992
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0