Ecce Homo

busto, ca 1480 - ca 1490

Busto dell'Ecce Homo in terracotta dipinta

  • OGGETTO busto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Emiliano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Basilica di S. Domenico
  • INDIRIZZO piazza S. Domenico, 13, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il tipo iconografico dell'Ecce Homo, nato dall'iconografia dell'Uomo dei dolori o Imago pietatis, tema di origine orientale giunto in Occidente nel corso del XIII secolo, si afferma e si diffonde nel corso dell'ultimo trentennio del XV secolo. A questo proposito si vedano gli esempi pittorici di Antonello da Messina e di Andrea Mantegna. Le potenzialità mimetiche ed espressive della terracotta si prestano alla resa di tale soggetto che, nell'esemplare conservato nella chiesa di S. Domenico, presenta una marcata sottolineatura degli aspetti di dolore e di sofferenza fisica. L'uso della terracotta, ripreso a partire dal primo decennio del Quattrocento nelle botteghe fiorentine di Ghiberti e di Donatello, si diffonde nel corso del secolo anche in altre aree geografiche soprattutto per immagini devozionali volte a suscitare sentimenti di pietà e di partecipazione al dolore (Compianti su Cristo morto). Per Bologna e per le aree limitrofe si ricorda l'attività di Niccolò dell'Arca (notizie 1462/ 1494), di Vincenzo Onofri (notizie 1493-1503) e di Guido Mazzoni (1445-1450/ 1518). Il busto, che non è stato possibile visionare da vicino, sembra databile nell'ultimo quarto del sec. XV anche se rimane il dubbio, in virtù di alcune indicazioni documentarie, che si tratti di un'abile ripresa in stile di epoca ottocentesca. Sempre che si possa identificare con l'Ecce Homo gli inventari del 1866, 1871 e 1872 citano la presenza nella cappella Pepoli dedicata a S. Michele arcangelo di un "Gesù Nazareno di terra cotta" di un non altrimenti documentato N. Piccioli in questi termini: "Nazareno invecchiato di scultura moderna". Ai tempi della redazione degli inventari era ancora ben viva la memoria delle opere acquisite dalla chiesa in anni recenti e la definizione "scultura moderna" e, quindi, ottocentesca, è inequivocabile. Anche il termine "invecchiato" fa proprio pensare ad una voluta e consapevole "contraffazione". E', inoltre, sospetto che non compaia alcuna citazione dell'opera nelle edizioni settecentesche de Le pitture di Bologna del Malvasia, che, invece, registrano a partire da quella del 1776 il busto in terracotta di san Filippo Neri nella prima cappella a sinistra. Nell'ambito della "scultura moderna" si ricorda l'attività di Prudenzio Piccioli (Spilamberto 1813-1883), restauratore dell'altare in marmo della chiesa di S. Francesco di Bologna ed "abilissimo ad assumere il linguaggio di scultori di età precedenti" (Mampieri)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800028132
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Bologna Ferrara Forli'-Cesena Ravenna e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 1998
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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