Mosè salvato dalle acque. Il ritrovamento di Mosè
dipinto,
post 1630 - ante 1660
Romanelli Giovanni Francesco (1610/ 1662)
1610/ 1662
La scena, incorniciata da motivi fitomorfi, angeli, eroi corazzati, putti e aquile, raffigura un episodio capitale dell'Antico Testamento. Sei ancelle accompagnano la figlia del Faraone a bagnarsi nel Nilo e la donna trova sulle rive una cesta con Mosè in fasce che sarà cresciuto nel palazzo del sovrano, ma svezzato dalla madre naturale
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Romanelli Giovanni Francesco (1610/ 1662)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO Via Balbi 10, Genova (GE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto insieme ad almeno altri otto "succhi d'erba" (questo il nome con cui, almeno dal XVII secolo sono stati tramandati questi preziosi panni dipinti e dipendente dalla particolare tecnica esecutiva) vennero acquistati dai Durazzo in epoca imprecisata. Il primo riferimento è contenuto nella lettera scritta da Charles de Brosses a Monsieur De Quintin il 1 luglio 1739. Lo studioso francese non precisa di quanti pezzi si trattasse, nè li descrive, nè ne registra le collocazioni, ma li giudica opera del Romanelli, riservandogli un posto di primo piano tra i tesori della dimora, allora, di Gerolamo Ignazio Durazzo. I sughi passarono poi nel 1824 ai Savoia e vennero smembrati nel corso del XIX secolo. I soggetti ripetono alcune delle storie affrescate nelle Logge vaticane dalla scuola di Raffaello nel secondo decennio del Cinquecento. Ratti nel 1766 cita le particolari tappezzerie, senza soffermarsi sui soggetti, confermando l'attribuzione a Romanelli, probabilmente desunta da fonti locali e lasciando intendere fossero esposti sulle pareti di tutti e quattro i salotti “degli Elementi”, indicazione che verrà smentita da testimonianze successive. Nell’inventario del 1823 – a ridosso dell’acquisizione del palazzo tra i beni della corona sarda – i panni registrati sono nove, esposti in gruppi di tre, divisi in altrettanti salotti degli Elementi. Solo sei risultano attribuiti a Romanelli, ma tutti e nove sono definiti “sughi d’erbe”. L’inventario del 1830 cita solo sei panni: tre in una “Camera d’Udienza” (identificabile con l’ex Salotto delle Acque) e tre nella “Camera da letto del Re” (ovvero l’ex Salotto dell’Aria). La presenza di tre “succhi d’erba” nella “Camera da letto” fu confermata dal Dizionario di Casalis (1840), che invece certifica come, a quella data, il “Salotto detto dell’Acqua” sia privo di panni, forse già ricoverati nel “Guardamobili”, dove furono descritti qualche anno più tardi. Dopo questa ultima testimonianza i tre panni della camera da letto, ex Salotto dell’Aria, sparirono dagli inventari, forse perché trasferiti in Piemonte. Nella Guida del 1846 Alizeri non descrive alcun “succo d’erba”, mentre nell’edizione del 1875 li cita sottolineando che “posson svegliar desiderio in qualunque stanza”. Recentemente, grazie ad alcune carte conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, è stato chiarito che tre dei sei panni superstiti furono trasferiti a Roma all’inizio del 1873 per arredo del Quirinale, mentre gli altri tre – quelli tutt’oggi a Genova – erano già stati sistemati nell’attuale collocazione ovvero il Salotto della Pace. L'attribuzione al Romanelli non è stato avvallata da ritrovamenti documentari, ma non vi sono motivi evidenti per non accoglierla
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700034805
- NUMERO D'INVENTARIO 555
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria
- DATA DI COMPILAZIONE 1986
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0