Iniziale "E" (Santi Filippo e Giacomo). San Filippo e San Giacomo il Maggiore
Iniziale "E[xclamaverunt ad te domine]" con i santi apostoli Filippo e Giacomo. Filippo, raffigurato con libro e croce, e Giacomo, in abito da pellegrino con gli usuali attributi del cappello con conchiglia, del bastone e con un rosario in mano. I due apostoli ritratti in atto di dialogare, su fondo blu circondato da anello rosa, si trovano al centro della lettera formata da un corpo verde smeraldo decorato, ad imitazione di un rilievo, con fiori e arricchito alle estremità da una perla azzurra inclusa tra due fogliette e, sulla destra, da una doppia foglia rosso brillante. Lineazione: un rigo musicale in inchiostro rosso con notazione quadra in inchiostro bruno. Scrittura: gotica libraria in inchiostro bruno, una linea in lingua latina. Testo: a fronte, tracce di notazione musicale in nero
- OGGETTO miniatura
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MATERIA E TECNICA
ORO
pergamena/ pittura a tempera
- AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’iniziale, solo menzionata da Aldrighetti come lettera "E" con i santi Rocco e Giacomo, doveva in origine appartenere ad un graduale del Proprio dei santi ed essere lettera incipit dell’introito della festa degli apostoli Filippo e Giacomo (11 maggio), che appunto principia con "Exclamaverunt ad te domine" (Hesbert [1935] 1985, pp. 114-115 n. 96). Le poche lettere («conci») leggibili a tergo permettono di proporre un’identificazione del testo con l’antifona alla comunione della messa per l’Annunciazione della Vergine "Ecce virgo concipiet", celebrata il 25 marzo (Hesbert [1935] 1985, pp. 44-45 n. 33b) che dunque nel graduale da cui proviene il ritaglio doveva immediatamente precedere la festa dei due apostoli, dimostrando come l’attuale tergo fosse in origine il recto del foglio che sul verso conteneva l’introito dedicato ai santi Filippo e Giacomo. La lettura iconografica conferma l’identificazione. Come analizzato da Federica Toniolo nella scheda del catalogo generale del Museo di Castelvecchio (2010, pp. 348-349), la nervosa incisività del modellato, il patetismo crudo delle figure, unitamente alla profonda e brillante cromia, evidenziano un linguaggio rinascimentale di carattere lombardo e più precisamente milanese, da riferire all’ultimo decennio del XV secolo o al primo del XVI. I confronti più prossimi appaiono infatti quelli con le iniziali ritagliate riunite dalla critica sotto il nome del Maestro del Messale Arcimboldi, un gruppo coerente anche se non più condivisibile nella scelta del nome, dato che questa mano non è riconoscibile nel Messale Arcimboldi (Milano, Biblioteca Capitolare, cod. II.D.I.13), miniato invece da artisti vicini a Matteo da Milano e forse dallo stesso Matteo tra il 1494 e il 1497 (Mariani Canova 1978, pp. 58-59; Bauer-Eberhardt 1984, pp. 58-59; Quattrini 2002, p. 64; Quattrini 2004, pp. 619-620). Tra i ritagli ascritti a questo maestro anonimo già da Levi d’Ancona (1970, pp. 107-111), estremamente significativi sono quelli con "Salomone", "San Michele Arcangelo" e "San Maurizio" e la "Legione tebana" (Parigi, Musèe Marmottan, collezione Wildenstein, nn. 37, 39, 36), presumibilmente databili allo scadere del secolo, dove la profonda assimilazione dell’opera di Bergognone e Zenale consente al miniatore esiti plastici e spaziali peraltro disattesi dall’autore dei santi Filippo e Giacomo, ancora incerto nella resa dello scorcio. Il comune ambito di riferimento di tali prove con il ritaglio di Castelvecchio appare però evidente nella ricerca dei tagli netti dei volumi, nel disegno del panneggio accartocciato e, infine, nella particolare intensità delle espressioni dei santi, i cui volti appaiono circondati da barbe e capelli a boccoli descritti finemente. Simili gli effetti di luce metallici sulle vesti che evidenziano in entrambi gli artisti una conoscenza delle opere milanesi di Giovan Pietro Birago. Anche la ricerca di rendere la lettera "E" come se fosse tridimensionale, decorandola in finto rilievo, può essere confrontata con alcune iniziali del Maestro del Messale Arcimboldi, dove però quasi sempre appaiono gioielli, perle o elementi di scultura dipinta assenti invece nella nostra prova. Affinità possono essere riscontrate anche con opere attribuite a maestri della bottega del Maestro di Anna Sforza, quali l’autore delle miniature con i "Trionfi" nell’esemplare di Petrarca appartenuto alla famiglia Romei (Londra, British Library, Add. Ms. 38125), eseguito in collaborazione con il Maestro delle Ore Sforza (Quattrini 2002, p. 62). Secondo Toniolo, saremmo quindi di fronte ad uno dei numerosi artisti attivi nella Milano di Ludovico il Moro, appartenente ad un filone di linguaggio legato alla pittura di Foppa e Borgognone e non toccato invece dal leonardismo, che proprio allo scadere del secolo darà in miniatura le più mature manifestazioni nell’opera di Antonio da Monza e del Maestro "B.F.". (da Federica Toniolo 2010, pp. 348-349)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500736972
- NUMERO D'INVENTARIO 4520
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- ISCRIZIONI sul verso - conci - gotica libraria -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0