Iniziale "A[ssumpta est Maria in caelum]" (?). assunzione della Vergine

miniatura 1490 - 1510
Dai Libri Francesco (e Aiuti)
1450 ca./ 1503-1506

Iniziale "A[ssumpta est Maria in caelum]" (?), di colore rosa con segni di contorno color ciclamino, figurata con la Vergine assunta. Ovale che separa l'iniziale dal campo figurato, in porporina. Scrittura gotica libraria in inchiostri bruno e rosso; tetragramma rosso con notazione quadra in bruno scuro

  • OGGETTO miniatura
  • MATERIA E TECNICA ORO
    pergamena/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Dai Libri Francesco (e Aiuti)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'iniziale, insieme ad altri quattro ritagli, faceva parte di un antifonario, proprio dei santi. La regola di lineazione che governa solo queste cinque miniature, tutte dedicate ai santi, impone di considerarle come appartenenti ad uno stesso codice. Lo "scriptor" è il Maestro C. Le iniziali figurate con santi e residui di antifone fanno appunto supporre che il manoscritto da cui derivano fosse un antifonario santorale. Con eccezione della miniatura con sant'Andrea (inv. 4365-1B1666), le ricorrenze si concentrano nel periodo estivo da fine giugno a fine agosto. Ciò consente di ipotizzare che il corale potesse essere in due tomi, da sant'Andrea più o meno a san Zeno e da maggio a Ognissanti; è quindi possibile che "Sant'Andrea" aprisse il primo dei due tomi. Sembra anche di capire che il santorale avesse ben più ampia estensione e che quanto ci è giunto non sia che una parte dell'apparato illustrativo. Nessun indizio fornisce sicure notizie sull’antica proprietà del codice. Tuttavia, la solennità con cui è ricordato Agostino d’Ippona, santo non particolarmente celebrato, sembra, nelle comunità benedettine veronesi (lo confermano, ad esempio, gli innari quattrocenteschi di San Zeno), invita a deviare dalla facile ipotesi di Santa Maria in Organo, indirizzando piuttosto verso una confraternita agostiniana. Forse quella dei canonici regolari di San Giorgio in Alga, che a Verona occupavano dal 1442 il monastero di San Giorgio in Braida, per il quale Francesco Dai Libri – dice Vasari – aveva miniato libri di canto da coro. Le iniziali passarono nell’Ottocento alla collezione Buri, donata al Museo nel 1883. L'iniziale inv. 4365 non ha indicazione di provenire, come le altre, da casa Buri, si deve tuttavia credere ad un errore materiale. Stilisticamente affini a molte immagini del salterio e dell’innario, le miniature risalgono pertanto allo stesso periodo, compreso tra gli ultimi anni del Quattrocento e i primissimi del Cinquecento. Sono opere di un maestro che diffonde santi attoniti tra le lettere miniate del Museo. Dovrebbe trattarsi di Francesco Dai Libri che, con queste prove tarde, dove permane soltanto un’eco del suo passato di eccellentissimo miniatore, traccia la parabola del suo declino. La decadenza è precisamente misurabile comparando il sant’Agostino di questo antifonario con il suo perfetto prototipo: il san Zeno nell’antifonario dei santi del monastero dei Santi Nazaro e Celso, del 1492 (Eberhardt 1986, pp. 239-240). Francesco è la risposta più razionale. Per escludere Girolamo, come potenziale autore, è sufficiente ricordarne le prove pittoriche coeve, risalenti cioè al decennio 1495-1505: le due tenere "Natività" miniate, dell’antifonario di San Francesco in Brescia e del Museo di Cleveland, la "Deposizione" di Malcesine, il "Presepio dei Conigli" (inv. 1309), le tavolette già Mond, "San Pietro" e "San Giovanni evangelista", la "Madonna tra i santi Tommaso e Agostino" per la chiesa veronese di Santa Anastasia. E l’argomento si chiude nel risolutivo confronto tra i due sant’Agostino, quello della pala in Sant’Anastasia e quello qui miniato. Callisto, l’altro figlio di Francesco, si esclude per ragioni di età: aveva solo 12 anni nell'anagrafe del 1495. Probabilmente sarà stato in grado di muovere i primi passi autonomi nel 1501, quando la bottega era impegnata con il salterio e innario degli Olivetani. Il confronto con i santi dipinti da Francesco, dall'espressione dolce, assorta, velata di malinconia, è forse probante per una possibile attribuzione. Questa vena espressiva si osserva nel san Giuseppe dell'"Adorazione Wildenstein", nelle figure del "Trasporto dell'arca" e nel "Beatus vir" del salterio di Milano (Castiglioni 1986, pp. 82, 84): il loro silenzioso intristire nulla ha a che fare con le forti introspezioni, gli intensi ma espressi sentimenti dei ferraresi, né con le serene, rassicuranti atmosfere dei veneziani. Il nervo scoperto, dove ha origine, in Francesco, un sentire ammantato di tristezza, con il passare del tempo tende a dolere di più, determinando nelle figure un sorriso mesto che segna il loro progressivo distacco dalla realtà. I sintomi, già evidenti nei due san Zeno - quello degli Statuti dei Mercanti (inv. 36464) e quello un poco più tardo (Marinelli 1989, pp. 53-54) - subiranno un'accelerazione negli ultimi anni di Francesco, i primi del nuovo secolo. Di pari passo il paesaggio, che fu ricco e variato, si semplifica, assume profili tondeggianti e convessi, come se fosse filtrato attraverso una grossa lente che, ampliando, deforma. Nonostante l'involuzione psicologica, la qualità tecnica resta buona: l'oro, i colori, la minuzia esecutiva, lo provano. Forse in queste estreme prove è da ricercare il motivo per cui, vivente e attivo Francesco, la bottega era condotta da Girolamo.||||(da Gino Castiglioni 2010, pp. 341-342)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500736945
  • NUMERO D'INVENTARIO 4442
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul verso - [Maria virgo assumpta est ad aethereum thal]amum, in quo Rex [regum stella]to sedet solio. Ps - gotica libraria -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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