Loth e le figlie. Loth e le figlie

dipinto ca 1755 - ca 1760

Pittura a olio su tela

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneziano
  • ATTRIBUZIONI Mazzoni Sebastiano (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Roverella
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Roverella
  • INDIRIZZO via Laurenti 8/10, Rovigo (RO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, giunto in Pinacoteca nel 1876 grazie al legato Silvestri, è stato ricondotto alla mano di Sebastiano Mazzoni da Ragghianti, come documentato da alcune schede manoscritte conservate presso la Pinacoteca dell’Accademia dei Concorsi. Pubblicato nel 1948 da Ivanoff, lo stesso nel 1959 ne propone una datazione vicina all’Annunciazione delle Gallerie dell’Accademia di Venezia per le evidenti influenze della pittura di Bernardo Strozzi. Benassai (1999, 2022) e Ivanoff (1948) avvicinano inoltre il volto raffigurato di profilo ai limiti del grottesco di Loth alla produzione di Pietro della Vecchia. Anche Zampetti (1959) colloca l’opera nella produzione tarda dell’artista e Ruggeri (1972) pone il dipinto a confronto con la Venere e Cupido di New York per la tavolozza chiara e luminosa di “evocazione veronesiana”, così come Safanik (1974) che avvicina l’opera al Convito di Baldassarre del 1660; Sgarbi (1980), invece, anticipa il dipinto alla metà degli anni Cinquanta. Fantelli (1985) concorda per una cronologia nella maturità del pittore, intorno agli anni Sessanta, per il “cromatismo acceso” con cui interpreta la lezione del Mazzoni e per l’esasperazione del punto di vista ribassato, mentre Alessia Vedova (2005, 2023) lo anticipa all’inizio del sesto decennio. Secondo Benassai (1999, 2022), tra gli specialisti del Mazzoni, tra le differenti versioni realizzate dall’artista con questo soggetto, la tela rodigina è la più antica ed è da collocarsi nella seconda metà degli anni Cinquanta da una parte per gli accostamenti cromatici delle vesti della figura femminile a sinistra che rimandano all’angelo dell’Annunciazione dell’Accademia, dall’altra per la matericità pittorica con cui vennero realizzate le vesti delle due protagoniste e per l’effetto chiaroscurale che si ritrovano nei quadri da stanza della prima maturità. Già Andreaus Bortot (1965) sottolineava la plasticità delle figure e Pallucchini (1981) richiamava l’attenzione sul “turbinio di panneggi pieghettati”. Semenzato (1966) , Saponaro (2017) e Benassai (1999, 2022) evidenziano infine la sensuale, l’erotismo e il “virtuosismo ritmico” con cui l’artista raffigurò l’episodio
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista pubblica/privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500730860
  • NUMERO D'INVENTARIO 497
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Accademia dei Concordi
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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