Visione metafisica. natura morta
dipinto,
Tozzi, Mario (1895-1979)
1895-1979
Testa (manichino?), conchiglia e mappamondo poggiati su un tavolino arancione. Sullo sfondo scorcio di mare su cui si staglia un'ombra blu-azzurra e cielo grigio con luna. Stilizzazione geometrizzante di oggetti e sfondo
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Italiano Ambito Francese
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ATTRIBUZIONI
Tozzi, Mario (1895-1979): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria d'Arte Moderna Achille Forti
- LOCALIZZAZIONE Palazzo della Ragione
- INDIRIZZO cortile Mercato Vecchio, 6, Verona (VR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE 1. Mario Tozzi e Lionello Fiumi ebbero un fitto rapporto epistolare. Il loro carteggio, conservato presso il Centro Studi Internazionale Lionello Fiumi alla Biblioteca Civica di Verona, comprende 167 lettere, 23 cartoline e 6 biglietti di Tozzi a Fiumi, dal 1927 al 1968. 2. L'opera 'Visione metafisica' non è pubblicata nel 'Catalogo ragionato generale dei dipinti' di Mario Tozzi a cura di Marilena Pasquali (1988), riportato in bibliografia, ma è presente nella versione online dell' 'Archivio generale delle opere del pittore Mario Tozzi', ordinato cronologicamente, alla voce '1930'. 3. Si riporta la scheda espositiva redatta dalla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti di Verona: Mario Tozzi, 'Visione metafisica'. --Dopo aver frequentato l'Accademia di Bologna, dove conosce Morandi e Licini, Mario Tozzi si trasferisce giovanissimo a Parigi, dove nel 1922 entra nel gruppo detto “Italiani di Parigi”, che annovera nelle sue fila Magnelli, de Chirico, Paresce, Severini, Savinio, Campigli, De Pisis. Nello stile di Tozzi prevale una dimensione statica delle cose, che accresce il senso di solidità e chiarezza oggettiva, in una composizione calibrata che si inserisce tra la metafisica di de Chirico e il rigore euclideo di Severini. In “Visione Metafisica” un delimitato sfondo di mare azzurro, la luce, gli oggetti e le figure sono inseriti in uno spazio senza prospettive temporali che afferma l'aspirazione ad una regola universale e duratura. Tozzi stesso afferma: “Agli inizi facevo una pittura morbida, tonale, poi un giorno, leggendo una frase di Picasso, appresi che le nostre qualità più importanti sono i nostri difetti... mi resi conto che avevo bisogno d'un segno duro, incisivo, d'un colore opaco, che riportasse nei miei quadri quell'atmosfera di antico affresco...”. Quest'opera testimonia, insieme ad altre tele e illustrazioni, la conoscenza e l'amicizia che lega per molti anni Mario Tozzi al poeta e scrittore nato a Rovereto, ma veronese di adozione. Varie sono le opere nate dalla collaborazione fra i due conservate oggi presso il Centro Studi Internazionale Lionello Fiumi della Biblioteca Civica di Verona
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500726100
- NUMERO D'INVENTARIO 51666-1C4212
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- DATA DI COMPILAZIONE 2023
- ISCRIZIONI in basso a sinistra - M. TOZZI - Tozzi, Mario - a pennello - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0