Decapitazione di un santo guerriero. Decapitazione di un santo guerriero
predella dipinta
1510 - 1510
Soggi Niccolò (1479/ 1552)
1479/ 1552
Il dipinto raffigura una scena di martirio: al centro, un uomo con la spada appena estratta dal fodero sta per decapitare un santo guerriero inginocchiato in preghiera. Accanto a lui, due fanciulli pregano. A sinistra un altro giovane con corazza, spada e scudo osserva la scena. Sullo sfondo un paesaggio collinare nel quale si intravedono alcuni edifici
- OGGETTO predella dipinta
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
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ATTRIBUZIONI
Soggi Niccolò (1479/ 1552)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Giunta al Museo con l'attribuzione precisa di Cesare Bernasconi, il suo antico proprietario, al fiorentino Niccolò Soggi, l'opera venne successivamente assegnata da Trecca (1912) ad un altro allievo del Perugino, Giovanni di Pietro detto lo Spagna. In seguito, l’opera fu per un certo periodo inserita alla base di un dipinto fiammingo di tutt’altro genere, una "Testa di Lucrezia" morente derivata dal Maestro del Sacro Sangue (inv. 5575-1B0988), esposti in sala della Segreta (fu poi spostato in una vetrina di sala Rizzardi, e con l'intervento dell'architetto Carlo Scarpa (1958-1964) nel magazzino Pirelli). Il recupero del dipinto al catalogo di Niccolò Soggi segna dunque un punto a favore di Bernasconi, probabilmente informato sull’autore al momento dell’acquisto del pezzo, che avvenne in circostanze sconosciute dopo il 1851, visto che non compare nel primo catalogo della sua galleria. Certo è che la tavola apparteneva alla predella di una pala d’altare di Soggi raffigurante la "Madonna con il bambino tra san Giovanni battista, un santo guerriero e due giovinetti" alla Galleria Palatina di Firenze, giunta nelle raccolte granducali nel 1786 dal Monte di Pietà nel Bigallo (inv. 1912, n. 77, cm 175 x 158; cfr. Baldini 1997, pp. 54, 157-158 n. 8, fig. 18, tav. IV; Padovani 2003, II, p. 408 n. 672). Il legame con l’opera principale è immediatamente riconoscibile nei personaggi dei due giovani in preghiera accanto al santo guerriero, rimpiccioliti e in pose diverse nella scena della decapitazione ma uguali in ogni colore e dettaglio degli abiti. A partire da tale intuizione tutto coincide e corrisponde: la figura del santo guerriero, il disegno delle quinte rocciose e dello sfumato paesaggio di sfondo, la tipologia dell’edificio sulla destra segnato da finestre a bifora simili a quelle della cittadella turrita nella pala. Infine, la tavoletta misura esattamente un terzo della larghezza della pala e ciò significa che la predella era completata da altri due scomparti andati dispersi. Anche il procedimento di elaborazione dell’idea trova riscontri puntuali nelle due opere: nel dipinto della Palatina l’artista ha modificato in corso d’opera la figura della Vergine ma soprattutto quelle del santo guerriero e dei due giovinetti alle quali ha cambiato molti dettagli dei vestiti. Analogamente, nel disegno soggiacente la scena della decollazione si sono rilevati pentimenti nella forma dell’elsa e nel posizionamento della spada levata in aria dal carnefice e nella forma del cappello del giovane all’estrema destra. Nella monografia su Soggi (Baldini 1997) la datazione della pala è collocata intorno al 1510, agli esordi dell’attività in proprio dell’artista, iscrittosi nel 1507 all’Arte dei Medici e Speziali. Tale proposta cronologica è stata confermata da Francesca Rossi (2010, pp. 222-223), dal momento che la predella riscoperta dimostra ancora una forte aderenza agli schemi del maestro Perugino. Per la posa del giustiziere con la spada levata l’artista ha utilizzato un modello peruginesco di cui sono note due versioni grafiche agli Uffizi, una assegnata a un anonimo umbro, l’altra dubitativamente al maestro stesso (invv. 49 E, 1116 E; Ferino Padgen 1982, pp. 35-37 nn. 11-12, figg. 14-15). Inoltre, l’impostazione scenica e la qualità stilistica della "Decollazione" sono molto vicine a quelle dei cinque pannelli di predella dipinti da Perugino tra il 1502 e il 1506, divisi tra l’Art Institute di Chicago e il Metropolitan Museum di New York (cfr. Marcelli 2004, pp. 274-277 n. I.48). Nella pala fiorentina, il paesaggio è inoltre rivelatore di fonti tardo quattrocentesche, tra le quali si segnala l’incisione con la "Dichiarazione d’amore" di Dürer, collocabile nel 1495 circa, allo scadere del primo viaggio in Italia del tedesco, liberamente ripresa nel gruppo di edifici della città a sinistra sullo sfondo. Proprio nella varietà di suggestioni nordiche degli sfondi, ma anche nelle fisionomie dei personaggi dai tratti fortemente individualizzati, Soggi si differenzia dalla maniera stereotipata del Perugino. Oltre che attraverso la circolazione delle stampe, la conoscenza della cultura figurativa del paesi del Nord si era saldamente affermata a Firenze con l'arrivo nel 1483 in Santa Maria Nuova del "Trittico Portinari" di Hugo van der Goes, evocato da Soggi nelle teste di carattere che assistono all'"Adorazione dei pastori" nella Santissima Annunziata di Arezzo compiuta nel 1521 (Baldini 1997, p. 159 n. 13, fig. 36, tav. V). Quanto all'iconografia, risulta ancora incerto il riconoscimento del santo guerriero protagonista che sicuramente non può essere identificato, come è stato proposto, né con sant'Eustachio, padre di due giovani ma non decollato, né con san Vitale con i figli Gervasio e Protasio, perché anch'egli fu vittima di un diverso supplizio. (da Francesca Rossi 2010, pp. 222-223)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717859
- NUMERO D'INVENTARIO 989
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0