Angelo turiferario. Angelo turiferario
dipinto
1510 - 1530
Dai Libri Girolamo (cerchia)
1474/ 1555
Il dipinto raffigura un angelo con calice e turibolo. Sul fondo, un paesaggio con alberi
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Dai Libri Girolamo (cerchia)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavoletta, assieme alla sua compagna corrispondente al n. inv. 36354-1B3852, giunse al Museo entro un polittico di cui era andata perduta la tavola centrale originaria. Dell’ancona (n. inv. 6487-1B2367), opera di un anonimo maestro veronese, datata «M.D.XXXI», e nonostante ciò molto attardata su modi ancora quattrocenteschi, restavano tutti gli altri comparti e principalmente i due santi apotropaici Rocco e Sebastiano. Forse ad opera degli stessi ultimi proprietari Monga, Bortolo o il padre Andrea, la grande lacuna centrale era stata colmata con una composizione di immagini sufficienti, per dimensione, a coprire quasi interamente il vuoto: nella lunetta, il monogramma di san Bernardino; sotto, una "Madonna con il bambino e angeli" in un paesaggio; ancora più sotto, a riempimento, le due tavolette, la cui posizione finiva per suggerire le portelle di un piccolo tabernacolo. In effetti, è probabile che quella fosse realmente la loro originaria funzione, dal momento che in questa tavoletta è evidente il foro di una serratura, logorato dalla chiave. Un indizio nel medesimo senso discende sia dagli stessi angeli, assai spesso posti a tutela dei tabernacoli, sia dall’azione da loro compiuta: agitare il turibolo con l’incenso, atto di devozione rivolto all’ostia consacrata. La pittura occupa solo parte delle tavolette, risparmiando un margine perimetrale di circa 2 cm; ciò indica che in origine erano completate da una sottile cornice. Infatti l’unitario paesaggio lacustre che fa da sfondo raccorda le sue linee disponendo i dipinti con uno iato centrale di circa 5 cm. Come analizzato da Gino Castiglioni (2010, p. 361), le figure angeliche, per dimensione e per tecnica pittorica, sono evidentemente opere di un pittore avvezzo al piccolo formato, in familiarità palese con la produzione di Girolamo Dai Libri. Il confronto più immediato, a conferma dell’influenza stilistica, è quello tra l’angelo di sinistra della coppia e un Gabriele annunciante – memore di analoghe apparizioni melozziane – disegnato da Girolamo a c. 2v del manoscritto DCCLVIII della Biblioteca Capitolare di Verona (Castiglioni 1986b, p. 270). L’abito è portato da entrambi con la stessa balza in vita, le maniche a sbuffo sull’omero. Il panneggio traccia disegni molto simili; la postura dei piedi è la stessa e persino le braccia, una alzata, l’altra abbassata, coincidono, soltanto scambiando la destra con la sinistra. L’angelo di questa tavola veste una tunica il cui panneggio soffre di una rigidità ancora quattrocentesca, analogamente a quanto si può osservare nella bella veste rosso ciliegia della Samaritana di Girolamo Dai Libri a Monteforte d’Alpone (Castiglioni 1986b, pp. 280-283). Le due piccole porte di tabernacolo hanno in comune con la tela di Monteforte anche un ritardatario realismo ambientale. I fili d’erba che popolano le tavolette in primissimo piano sono traduzioni semplificate e in scala minore dell’intero trattatello botanico, entro il quale la Samaritana si muove con leggerezza. Ma proprio la pala di Monteforte, con il suo ampio paese, del tutto fantastico eppure così familiare, mette in luce la scarsa credibilità del paesaggio dietro gli angeli, e segna il punto di maggior lontananza da Girolamo, che del «depenzer paesi» aveva fatto una delle sue più accattivanti specialità. Si confermerebbero quindi, i due alati turiferari, come l’opera di un maestro in relazione con Girolamo; di qualcuno che forse frequentava la bottega ed era perciò bene informato sulla sua attività. Quanto alla data – stabilito che la scritta «M.D.XXXI» appartiene semmai al polittico, non ai due angeli – Castiglioni (2010) proponeva una collocazione tra il secondo e il terzo decennio del Cinquecento, considerato il confronto con la Samaritana, databile alla fine del secondo decennio del Cinquecento, e il manoscritto capitolare all'incirca coevo. (da Gino Castiglioni 2010, p. 361)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà mista privata/ecclesiastica
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717821
- NUMERO D'INVENTARIO 36355
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0