San Girolamo nel deserto. San Girolamo nel deserto
dipinto
1520 - 1520
Patinir Joachim (bottega)
1475-1480/ 1524
Il dipinto raffigura san Girolamo inginocchiato al di sotto di una tettoia posta davanti alla grotta. Accanto all'eremita, a sinistra, si riconosce il cappello cardinalizio. Sullo sfondo, un paesaggio collinare, con alcuni edifici, solcato dalle anse di un fiume e popolato da gruppi di contadini
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Patinir Joachim (bottega)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Prima di assestarsi correttamente in area fiamminga, la breve storia attributiva dell’opera è passata attraverso il nome di Nicolò Giolfino (Avena 1914, «maniera di Nicola Giolfino»), forse perché fu tra i veronesi che nel primo Cinquecento usavano combinare le loro composizioni con accurati sfondi paesaggistici, valendosi con disinvoltura di spunti iconografici e stilistici di maestri nordici come Dürer e i fiamminghi, che vantavano fama di essere i più abili nel genere. Ma forse anche per la suggestione suscitata dalla figura del santo eremita, tanto primitiva e involuta da ricordare una tipologia ricorrente in Giolfino, usata in maniera particolare nelle figure di piccole dimensioni in predelle di pale d’altare e in opere di destinazione domestica come spalliere e fronti di cassoni. Nel 1947, considerando nuovamente l'opera, Avena valutò il dipinto come prodotto di una scuola fiamminga di XVI secolo e solo successivamente Collobi Ragghianti propose il nome di Patinir (1990, p. 144, n. 274), attribuendo il “San Girolamo” veronese alla sua bottega, ipotesi sostenuta anche da Rossi a più riprese (1997a, p. 195; 1997b, p. 40-41; 1998, pp. 40-41, n. 18; 2010, p. 366). Le mediocri condizioni conservative della materia pittorica non consentono, tuttavia, di apprezzare le qualità originarie di un esempio tipico della produzione di Joachim Patinir, precursore del paesaggio come genere figurativo autonomo nei Paesi Bassi. Con le velature e gli strati pittorici superficiali, si sono completamente perduti il nitore delle campiture cromatiche e la precisione grafica con cui dovevano essere delineate le forme di figure, caseggiati, alberi e boschi, spuntoni rocciosi, colline, acque fluviali e marine. Ammettere che si tratta di un’opera di bottega significa purtroppo rimanere nel vago, ma esiste una smisurata produzione pittorica anonima simile a questa, che finisce sempre per gravitare nell’orbita di Patinir per il semplice fatto che gli artisti della sua cerchia non sono sufficientemente conosciuti per accogliere attribuzioni attendibili. Di Patinir stesso, che sembra aver avuto una carriera abbastanza breve, le opere considerate autografe non superano la decina. Inoltre, si sa pochissimo del funzionamento della sua bottega, al di là delle collaborazioni con artisti chiamati alla realizzazione delle figure, tra cui nomi illustri come Quentin Massys e Joos van Cleve, e del caso di Herri met de Bles detto Civetta, ricordato da fonti antiche come suo allievo e continuatore. A partire da queste considerazioni, Rossi (2010) ha proposto di collocare il dipinto intorno al 1520, vicino a una variante del soggetto conservata nella Národní Galerie di Praga (inv. O 456; Kotková 1999, p. 93 n. 57). Il tema del “San Girolamo nel deserto” fu tra i prediletti della produzione del maestro fiammingo, impostata su uno schema fortemente codificato in cui la rappresentazione di santi in meditazione in una natura selvaggia e desertificata viene contrapposta a un territorio umanizzato con vallate, strade e sentieri che conducono a luoghi di preghiera, villaggi o città. Una metafora del pellegrinaggio solitario della vita che incontrò subito un largo successo tra i collezionisti di quadri, sia negli ambienti di corte sia tra la borghesia, facendo fortuna anche a Verona. È quindi possibile che il dipinto sia giunto in città già tra Cinque e Seicento e sia da identificare con uno dei tre soggetti analoghi attribuiti a Civetta menzionati in antichi inventari di raccolte cittadine: un «San Girolamo orante nell’ampio paese» nella collezione di Agostino e Giacomo Giusti (1620); un «S. Girolamo con un paesino» nella galleria Curtoni (1662); un «S. Girolamo in un paese» nella collezione di Lodovico Moscardo (1672; cfr. Rossi 2001, pp. 141, 150, 171). (da Francesca Rossi 2010, p. 366)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717814
- NUMERO D'INVENTARIO 5533
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0